
Usaid offre assistenza a un centinaio di nazioni - Reuters
Oltre sessant’anni di lavoro accantonati in poche ore. La Casa Bianca, su indicazione di Elon Musk, ieri ha smantellato Usaid, l’agenzia federale (ma autonoma) americana istituita nel 1961 da John F. Kennedy e diventata la più grande macchina al mondo di assistenza allo sviluppo all’estero. «La stiamo chiudendo perché è irreparabile», ha annunciato il padrone di Tesla e X, e Donald Trump gli ha dato ragione, accusando i dirigenti dell’ente di essere «un gruppo di pazzi scatenati radicali». «Li faremo andar via e poi prenderemo una decisione», ha detto il presidente.
Infatti ieri non era chiaro quale sarà il futuro di Usaid, dopo che i dipendenti hanno trovato chiuso il quartier generale di Washington e sono stati estromessi dal sistema informatico dell’agenzia, e il flusso di aiuti diretti a circa 120 Paesi restava sospeso per 90 giorni, creando confusione e panico in tutto il mondo.
In serata si è delineato un commissariamento della struttura, della quale il segretario di Stato Marco Rubio ha assunto la guida ad interim, con la prospettiva, stando alla portavoce della Casa Bianca, che confluisca definitivamente all’interno del dipartimento di Stato, in forma ridimensionata.
Nell’anno fiscale 2023 Usaid ha erogato 72 miliardi di dollari, dalla salute delle donne nelle zone di conflitto all’accesso all’acqua pulita, dai trattamenti per l’Hiv/Aids alla sicurezza energetica e alle attività anti-corruzione, fornendo il 42% di tutti gli aiuti umanitari monitorati dall’Onu.
Per legge, ogni cambiamento alla natura, gestione e finanziamento di Usaid, così come ogni decisione su come distribuire i suoi fondi, spetta al Congresso, e non è chiaro in base a quale autorità o con quali strumenti esecutivi (per ora Trump non ha firmato alcun decreto al riguardo) la Casa Bianca stesse agendo. Ancora meno chiaro era in base a quale competenza Musk avesse preso la decisione iniziale, in quanto l’agenzia che dirige, il Doge (dipartimento per l’efficienza governativa) non è un ministero e ha potere solo consultivo.
«È l’apocalisse all’Usaid», ha commentato un funzionario, uno dei diecimila dipendenti che ieri si attendevano di perdere il posto, dopo che la portavoce del presidente ha annunciato che «la forza lavoro sarebbe stata ridotta in modo significativo» e mentre il logo e le foto del lavoro dell’Usaid venivano rimossi dai muri dell’edificio e il suo sito web e gli account sui social media venivano oscurati.
Nonostante Rubio abbia assicurato che “non vogliamo che nessuno muoia o roba del genere”, la maggior parte dei programmi finanziati dall’agenzia — dagli ospedali nei campi profughi thailandesi alla bonifica delle mine antiuomo nelle zone di guerra, dalle campagne di vaccinazione alla fornitura di farmaci per curare milioni di persone — si erano immediatamente bloccati a causa della sospensione di molti finanziamenti e dell’incertezza che ne circondava altri. “Usaid deve conformarsi agli interessi nazionali”, ha concluso Rubio, confermando che gli aiuti — che si sono finora affiancati alla politica estera Usa creando il famoso “soft power” americano nel mondo — saranno ora considerati ufficialmente uno strumento da usare per difendere la nuova agenda “America First” degli Stati Uniti.
La mossa è stata lodata dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa, Dmitry Medvedev.