venerdì 20 ottobre 2023
I preti sono in viaggio per Roma in seguito a un accordo tra il governo di Daniel Ortega e il Vaticano per la loro liberazione e il conseguente espatrio. Tra loro non c'è il vescovo Rolando Álvarez
Il cardinale Leopoldo Brenes celebra la Domenica delle Palme nella Cattedrale di Managua, 2 aprile 2023

Il cardinale Leopoldo Brenes celebra la Domenica delle Palme nella Cattedrale di Managua, 2 aprile 2023 - Ansa

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Dodici sacerdoti detenuti in Nicaragua sono in viaggio per Roma in seguito a un accordo tra il governo di Daniel Ortega e il Vaticano per la loro liberazione e il conseguente espatrio. Tra loro non c'è il vescovo Rolando Álvarez, il quale avrebbe ancora una volta rifiutato l'esilio. La decisione, precisa la nota, è stata presa «dopo aver avuto colloqui fruttuosi con la Santa Sede».

Il governo di riconciliazione e unità nazionale del Nicaragua, in un comunicato, precisa che l’accordo è stato «raggiunto con l'intercessione di alte autorità della Chiesa cattolica in Nicaragua e in Vaticano» e che «rappresenta la volontà permanente e l’impegno a trovare soluzioni, in riconoscimento e incoraggiamento di tanta fede e speranza che anima sempre i credenti nicaraguensi, che sono la maggioranza».

I sacerdoti, fa sapere il governo, «saranno ricevuti a Roma, secondo gli accordi, da personale della Segreteria di Stato della Santa Sede».

Il portavoce del Vaticano, Matteo Bruni, ha confermato la richiesta giunta alla Santa Sede di «ricevere 12 sacerdoti dal Nicaragua», di recente scarcerati e che saranno «alloggiati presso alcune strutture della Diocesi di Roma».

Ben 19 sacerdoti – tra cui i vescovi Rolando Alvarez e Silvio Baez – erano stati dichiarati «traditori della patria» e privati della cittadinanza e anche il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua risulta sotto inchiesta. Il giro di vite è iniziato due anni fa: prima Ortega ha chiuso ogni spazio di libertà della società civile, poi sono iniziati gli attacchi alla Chiesa, ultima realtà indipendente rimasta nel Paese.

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