lunedì 20 novembre 2023
Il cuore del programma dell’ultraliberista prevede la dollarizzazione dell’economia e la chiusura della Banca centrale e la privatizzazione di scuola e sanità
Javier Milei

Javier Milei - Ansa

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«Un viaggio senza possibilità di ritorno»: il «tempo della decadenza è inesorabilmente terminato», la «ricostruzione dell’Argentina» richiederà cambiamenti «drastici». Contro chiunque si opporrà lo Stato «sarà implacabile».

E’ stata questa la promessa di Javier Milei alla folla radunata a Buenos Aires per celebrare la vittoria alle presidenziali di ieri con il 56% dei consensi e 12 punti di stacco dal rivale, il peronista Sergio Massa.

La “festa” dei sostenitori del candidato di “La libertad avanza” era cominciata un’ora prima quando erano arrivati i risultati, ancora non definitivi, che mostravano l’exploit dell’anarco-capitalista, il politico anti-politico diventato popolare grazie ai suoi proclami – rigorosamente gridati – contro la “casta”, l’establishment tradizionale. Una parte di quest’ultimo è stata, però, fondamentale per conquistare la Casa Rosada. Senza l’appoggio destra classica di Mauricio Macri e Patricia Bullrich, tagliata fuori dal ballottaggio, Milei non avrebbe ottenuto la fiducia degli elettori meno estremisti.

Resta da capire come ora riusciranno a convivere la “motosega” – simbolo della demolizione del vecchio sistema, esibita dal presidente eletto nei comizi della campagna – e il conservatorismo liberale. Non a caso, il candidato ultrà aveva rinunciato motosega nelle settimane successive all’accordo con Macri e Bullrich. Nel discorso di ieri sera, però, ha rispolverato i toni incendiari che l’hanno trasformato in star dei talkshow prima e fenomeno social poi.

Quale Milei governerà la nazione dal 10 dicembre, data in cui si celebra l’avvio della più lunga stagione democratica ininterrotta dopo la tragedia dell’ultima dittatura militare, periodo rivalutato nelle parole dal presidente eletto? Il cuore del programma dell’ultraliberista prevede la dollarizzazione dell’economia e la chiusura – anzi l’incendio, per utilizzare le parole di Milei – della Banca centrale per mettere fine all’inflazione galoppante, a quota 142%. Nonché lo smantellamento del welfare e la privatizzazione dei servizi fondamentali, dalla scuola alla sanità. Per portarlo avanti ha necessità del sostegno della destra tradizionale al Congresso. Macri ha esortato alla “pazienza” nel congratularsi con il vincitore. Caratteristica che finora non sembra appartenere al “Loco Milei”, “Milei il matto”.

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