giovedì 28 settembre 2017
A favore il 92% dei votanti. Baghdad sospende i voli. Onu preoccupato, Gli Usa «profondamente delusi». Esercitazioni di Turchia e Iraq alla frontiera: «Pronte sanzioni economiche e militari»
Festeggiamenti per le vie di Kirkuk subito dopo il voto (Epa)

Festeggiamenti per le vie di Kirkuk subito dopo il voto (Epa)

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È ufficiale: la Commissione elettorale incaricata di organizzare il referendum sull'indipendenza del Kurdistan iracheno ha annunciato la vittoria del sì con una schiacciante maggioranza. Secondo la Commissione, a favore dell'indipendenza ha votato il 92% votanti, con una affluenza che ieri veniva stimata nel 78% fra i 4,5 milioni di aventi diritto .

Il premier iracheno Haider al-Abadi è tornato a escludere qualsiasi negoziato con le autorità della regione autonoma del Kurdistan se non dopo l'annullamento del referendum, giudicato «incostituzionale». al-Abadi, parlando al Parlamento, ha detto che la legge irachena sarà applicata in tutta la regione del Kurdistan.

I deputati hanno inviato il primo ministro, come capo delle forze armate, a prendere tutte le misure necessarie per mantenere l'unità dell'Iraq, hanno chiesto di mandare forze di sicurezza in alcune aree come Kirkuk (ricca di petrolio), Ninive, Dyala e Salaheddin e hanno votato per la chiusura dei valichi di frontiera al di fuori dell'autorità statale. Ci son 4 valichi con la Turchia e con l'Iran.

Il primo ministro ha chiesto alle autorità del Kurdistan di consegnare il controllo dei suoi due aeroporti regionali di Erbil e Suleimanuyeh; in caso di rifiuto, peraltro già arrivato, tutti i voli internazionali da e per il Kurdistan saranno proibiti già da venerdì. A partire da quella data le compagnie straniere sospenderanno i loro voli. La risposta

Le preoccupazioni dell'Onu e degli Usa

Preoccupazione per l'esito del voto è stata espressa dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, per le «possibili conseguenze destabilizzanti» della consultazione. Il «dialogo», ha aggiunto Guterres, può risolvere le questioni aperte tra Baghdad e il governo regionale del Kurdistan. Al coro di condanna sul referendum si sono aggiunti pure gli Usa «profondamente delusi» da quella che è una decisione «unilaterale» sull'indipendenza della regione che, ha avvertito il Dipartimento di Stato, «aumenterà l'instabilità e le difficoltà» nella regione. Per Vladimir Putin, che ha telefonato al presidente iraniano Rohani e al presidente turco Erdogan, «l'integrità territoriale» dell'Iraq è estremamente importante per «mantenere la stabilità e la sicurezza nella regione». Ma i progetti petroliferi, ha avvertito il ministro dell’energia russo Novak, «devono andare avanti». Un riferimento alla minaccia della Turchia di bloccare l’export del petrolio dal Kurdistan.

Sono intanto iniziate, all'indomani del contestato referendum, le esercitazioni congiunte di militari iracheni e turchi al confine tra Iraq e Turchia. Il presidente turco Erdogan è tornato nuovamente ad accusare il presidente curdo Massud Barzani: «Fino all'ultimo abbiamo aspettato invano che Barzani facesse un passo indietro. Così non è stato. Questo referendum è un tradimento». Sul tavolo, ha avvertito il leader turco, «sono in discussione sia sanzioni economiche che militari».


Ma la febbre dell'indipendenza sembra diffondersi in tutto il Kurdistan. Molti cittadini sono scesi nelle strade di diverse città iraniane curde per festeggiare il voto nel Kurdistan iracheno: manifestazioni di giubilo sono state segnalate nelle città iraniane di Mahabad, Saqiz e Marivan. Intanto il governo di Damasco si è detto pronto a discutere di «autonomia» con i curdi presenti in Siria ma respinge categoricamente un referendum per l'indipendenza secondo il modello del Kurdistan iracheno. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri di Damasco, Walid Mouallem, aprendo così per la prima volta all'idea di autonomia dei curdi (il 15% della popolazione) che dall'inizio della guerra hanno stabilito un'amministrazione semi-autonoma nei territori che controllano.


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