sabato 15 dicembre 2012
​Consacrata la chiesa di Nostra Signora del perpetuo soccorso. La cattedrale era stata presa d'assalto due anni fa da un commando terrorista. Consegnato dal prefetto per le chiese orientali un calice donato da Benedetto XVI. Il cardinale Sandri: «I martiri di quella strage, fonte di carità»
L'arcivescovo di Kirkuk: «Da cristiani in uno stato di cittadini»
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È stato come un commosso, trepido passaggio di testimone la riconsacrazione della cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo soccorso.Una chiesa simbolo della sofferenza dei cristiani d’Iraq, dal 31 ottobre 2010 divenuta pure un sacrario: 46 martiri uccisi sui banchi della chiesa e addirittura davanti all’altare o negli anfratti della sacrestia. Quella nera notte di due anni fa un commando di un gruppo affiliato ad al-Qaeda entrò nella chiesa gremita mentre si celebrava la liturgia di Ognissanti. «La mano del diavolo è entrata sin dentro quel luogo di culto per uccidere», disse il giorno dopo ai funerali il patriarca caldeo Emmanuel Delly. Padre Taher stava leggendo un brano biblico quando vide degli uomini armati irrompere fino all’altare. Un colpo alla tempia mentre gridava: «Lasciate in pace i miei fratelli». Poi le raffiche di mitra sulla gente in fuga e quando, con un inspiegabile ritardo di quattro ore la polizia intervenne per liberare gli ostaggi, i terroristi si fecero saltare in aria come kamikaze. Un altro sacerdote, padre Wassim, molte donne e bambini fra le 46 vittime. Morti, in quel delirio di violenza e odio, pure 5 membri del commando.Per questo la riapertura al culto venerdì e la consacrazione ieri della cattedrale siro-cattolica – presenti i vescovi di Baghdad, il cardinale vaticano Leonardo Sandri e le autorità irachene – è un segno della resistenza della minoranza cristiana, ferita e indebolita di numero, ma determinata a costruire il nuovo Iraq. «Al-Qaeda non è riuscita a sradicare i cristiani dall’Iraq», ha affermato venerdì durante la cerimonia il premier iracheno, lo sciita Nouri al-Maliki. «Gruppi estremisti religiosi hanno attaccato cittadini iracheni di tutte le confessioni religiose, senza risparmiare alcuno», ha ricordato il premier Maliki. Un terrorismo da arginare e sconfiggere, non da fuggire: per questo il primo ministro ha chiesto ai Paesi europei di non incoraggiare i cristiani a lasciare l’Iraq con progetti di assistenza e sussidi per chi sceglie l’esilio.Ieri la consacrazione della cattedrale: «Celebrando nella Basilica Vaticana col vostro patriarca la Liturgia del suffragio ad un mese dall’attentato (il 25 novembre del 2010, ndr) – ha ricordato il cardinale Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali – ho ricevuto all’offertorio il sacro calice dalle mani tremanti di un vostro giovane scampato a quel dolore. – I suoi occhi e il cuore grondavano lacrime!»In quello sguardo il terrore di un popolo, l’angoscia di una minoranza a cui sembrava restare solo la fuga. Troppo vivo il dolore per dimenticare, ma una luce di speranza, assieme alla sofferenza, sembra illuminare ora il volto di questa Chiesa mediorientale: «Con la commozione di quel giorno – ha aggiunto il cardinale Sandri – consegnerò un calice, che è dono del Santo Padre». L’eredità di quei 46 martiri innocenti, a riempire quel calice della «carità di Cristo». Una liturgia che è pure un passaggio di testimone: «Per le lacrime sparse in questo luogo sacro, il buon seme della comunione e della testimonianza porti molto frutto», ha auspicato Sandri. I martiri di Ognissanti come pietre angolari di un Iraq capace di far convivere le sue tante fedi e i suoi tanti popoli.
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