
Personale di Msf a Jenin - Alexandre Marcou/MSF
Operatori sanitari aggrediti, ospedali assaltati, ambulanze bloccate. Ai 1.500 attacchi di coloni tra ottobre 2023 e 2024 si sommano le violenze dell’esercito. Anche in Cisgiordania i militari israeliani non risparmiano l’assistenza sanitaria. Il rapporto “Violenza e cure negate” di Medici Senza Frontiere documenta in 40 pagine l’escalation della violenza e dell’ostruzione all’assistenza medica, durante l’invasione a Gaza e ancora di più con la tregua. Dopo le stragi di civili, nella "guerra totale" contro i palestinesi dopo l'aggressione di Hamas, anche il tabù di "non sparare sulla croce rossa" è stato ampiamente violato.
«L'incremento della violenza in Cisgiordania ha gravemente ostacolato l'accesso all'assistenza sanitaria - dichiara l'ong internazionale - e fa parte di un modello di oppressione sistematica che è stato descritto dalla Corte internazionale di giustizia (Cig) come equivalente alla segregazione razziale e all'apartheid».
La ricerca è stata condotta intervistando 38 tra pazienti, staff di Msf, paramedici del personale ospedaliero e volontari sostenuti dall'organizzazione internazionale. Le testimonianze riferiscono di prolungate e violente incursioni militari israeliane e di restrizioni di movimento che hanno ostacolato gravemente l'accesso ai servizi essenziali dei civili, compresi anziani, donne e bambini. «La situazione è ulteriormente peggiorata dopo il cessate il fuoco a Gaza - si legge nel rapporto - e ha reso più gravi le condizioni di vita di molti palestinesi che stanno pagando un immenso tributo del punto di vista fisico e psicologico».
Brice de le Vingne, coordinatore emergenze Msf, racconta che «i pazienti stanno morendo semplicemente perché non possono raggiungere gli ospedali». Racconta di «ambulanze bloccate dagli israeliani ai posti di blocco mentre trasportano pazienti in condizioni critiche, strutture mediche danneggiate e operatori sanitari aggrediti mentre cercano di salvare vite umane». In Cisgiordania - area a differenza di Gaza non controllata da Hamas - da ottobre 2023 a ottobre 2024 sono stati uccisi 870 palestinesi e oltre 7.100 feriti.
«Le forze israeliane hanno circondato il Centro di stabilizzazione a Tubas - racconta un medico della Mezzaluna Rossa palestinese supportato da Msf - chiudendo entrambe le entrate, anche se era evidente che si trattasse di una struttura medica. Hanno ordinato a tutti noi di uscire, eravamo 22 paramedici. I soldati israeliani hanno sparato all'interno e all'esterno dell'edificio, danneggiando le forniture e il centro».
L’Oranizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha registrato 694 attacchi dell'Idf, l'esercito israeliano, alle strutture e agli operatori dell’assistenza sanitaria, con strutture spesso assediate. «Gli operatori vivono nell’insicurezza – afferma la ricerca di Msf – perché spesso molestati, detenuti, feriti e perfino uccisi». Nella aree remote o nelle periferie di Jenin o Nablus «anche i dializzati sono costretti a restare a casa a causa degli ostacoli insostenibili». Msf ricorda che «Israele ha l’obbligo legale di garantire l’accesso all’assistenza e proteggere il personale medico. Il sistema sanitario in Cisgiordania è sottoposto a un'immensa pressione e costretto a uno stato di perenne emergenza».