martedì 17 settembre 2019
«Chi vince dovrà imparare a dirigere le diverse componenti del Paese»
Itay Talgam: «Il governo sarà come un'orchestra»
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È tutta una questione di armonia tra leader ed esecutori ». Itay Talgam è uno dei direttori d’orchestra più accreditati a livello internazionale, è un ambasciatore di Israele nel mondo, ma è anche l’uomo che con il suo workshop “The Ignorant Maestro” frequenta da vent’anni i piani più alti delle grandi multinazionali – da Google a Facebook – insegnando ai Ceo che dirigere un’azienda è come dirigere un’orchestra. O un governo.

Se potesse trasformare la sua bacchetta in una bacchetta magica, cosa suggerirebbe alla leadership israeliana che verrà espressa dal voto di oggi?
Nella musica sinfonica contemporanea non possono mancare variazioni o cacofonie, ma ciò che unisce l’orchestra sono le regole che stanno alla base di tutto. Vale anche per la Knesset (il Parlamento): è necessario basarsi sulla regole della democrazia. E il primo a rispettarle deve essere il direttore d’orchestra, che deve permettere a ciascuno strumento, ovvero a ciascuna delle minoranze che costituiscono lo Stato di Israele, di far sentire la propria voce.

Operazione complicata in un Paese che è stato fondato sull’identità.
Lo Stato di Israele è stato fondato su un’ideologia di matrice socialista – quella dei kibbutz e del partito laburista, ndr – e, per quanto questo orizzonte fosse all’inizio solo un sogno, è stato il punto fermo verso cui guardare e intorno al quale costruire tutto. Oggi rischiamo di perdere di vista questa prospettiva: l’unico punto fermo sembra essere un liberalismo esasperato condito con un’altissima dose di nazionalismo, il che non lascia molti spazi per la pluralità. Che però c’è, è lì, e va gestita.

Le tensioni tra la sfera laica e quella religiosa non sono mai state così forti come oggi.
Di nuovo: il problema non sono gli strumenti dell’orchestra ma chi li conduce. Io sono nato e cresciuto in Boulevard Rothcild, in un quartiere dove una volta c’era una delle più grandi comunità ultraortodosse di Tel Aviv. Per la nostra famiglia era del tutto ovvio non parcheggiare l’auto a Shabbat di fronte alla sinagoga, perché c’era rispetto reciproco e nessuna delle due comunità, quella osservante e quella laica, avrebbe mai offeso l’altra. Vivevamo tutti insieme, apprezzando le nostre diversità. La diversità di per sé è una ricchezza, il problema è quando viene strumentalizzata dalla politica.

Lei vive a Giaffa. Sua figlia frequenta una scuola mista di studenti ebrei e musulmani. Il vostro stile di vita è ormai considerato un’eccezione.
Bisogna affrontare il conflitto araboisraeliano come si affrontano i problemi di coppia: ci si può concentrare sulla negatività, rimuginare sul passato, su tutte le cose sbagliate che si sono fatte e arrivare al divorzio, che però nel nostro Paese non è un’opzione praticabile perché viviamo tutti qui. Oppure ci si può concentrare sulla ricerca di un equilibro. Ma per fare questo, prima di tutto, è necessario riconoscere il dolore e le ferite di ciascuno e da qui andare avanti.

C’è un politico capace di assumersi questa responsabilità?
La cosa più preoccupante è che nessuno dei politici attuali si sta veramente preoccupando del processo di pace. La parola «pace» è scomparsa dai manifesti politici. E l’altro è un nemico. Israele è stato il più grande e virtuoso esperimento sinfonico della storia. Deve continuare ad esserlo. Ma per farlo è necessario che a condurre l’orchestra ci sia un maestro in grado di ascoltare.

Chi è

Itay Talgam è nato a Tel Aviv nel 1958. Dopo aver terminato i tre anni di servizio obbligatorio nell’Esercito e aver conseguito una laurea in Filosofia presso l’Università Ebraica di Gerusalemme e un diploma in conduzione d’orchestra alla Jerusalem Rubin Academy, ha iniziato con il grande maestro Leonard Bernstein. Dal 1987 conduce diverse orchestre in tutta Europa. Affianca all’insegnamento universitario, le partecipazioni ai Ted Talk e al World Economic Forum di Davos. Nel 2015 ha pubblicato il bestseller “The Ignorant Maestro” tradotto in 10 lingue. Di lui l’ex vice-presidente americano Al Gore ha detto: «Ho imparato di più sulla leadership in mezz’ora di lezione con Itay Talgam che nel resto della mia intera carriera».

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