mercoledì 10 luglio 2024
Il nuovo affondo dopo il fallimento del vertice a Doha. Donne e ragazze costrette a vivere in Afghanistan in un «clima di paura e intimidazione»
Il portavoce del governo taleban Zabihullah Mujahid a Doha

Il portavoce del governo taleban Zabihullah Mujahid a Doha - ANSA

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L’ennesima certificazione, a pochi giorni dal fallimento del vertice a Doha dove l’Onu aveva tentato un dialogo con i miliziani, dopo la distruzione delle piantagioni di oppio. Una decisione gradita alle Nazioni Unite, che in un primo tempo sembravano aver accantonato la questione dei diritti delle donne. Motivo per il quale, una volta risollevato il caso, i taleban hanno annunciato la rottura e di aver deciso di far rotta per Mosca dove dicono di aver trovato più «comprensione».
E ora l’Onu torna all’assalto. Ascoltare musica, fumare il narghilè e tagliarsi i capelli all'occidentale «sono tutti atti punibili sotto il governo dei taleban in Afghanistan, la cui cosiddetta polizia morale limita i diritti umani colpendo in modo particolarmente forte donne e ragazze», in un «clima di paura e intimidazione»: lo afferma il rapporto della Missione di assistenza dell’Onu in Afghanistan (Unama). I taleban, che hanno ripreso il potere nell’agosto del 2021, hanno istituito un ministero per la Virtù e la prevenzione del Vizio incaricato di far rispettare le rigide interpretazioni della legge islamica.

Le violazioni dei miliziani contro donne e ragazze sono così gravi che un alto funzionario dell’Onu ha recentemente affermato potrebbero equivalere a «crimini contro l’umanità». Il rapporto descrive nei dettagli come i taleban abbiano chiuso arbitrariamente le attività commerciali di proprietà delle donne, rendendo illegale la loro apparizione nei film, chiudendo i saloni di bellezza e limitando l'accesso al controllo delle nascite. Critiche che i taleban hanno definito «infondate», sostenendo che gli autori del documento «provano a valutare l’Afghanistan da una prospettiva occidentale, il che non è corretto».


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