venerdì 20 marzo 2020
Come perla mamma cristiana ora espatriata in Canada, i genitori della minorenne ora puntano al massimo organo giudiziario per salvare la figlia dal matrimonio dopo la conversione forzata
La giovane Huma Younus: a maggio compirà 15 anni

La giovane Huma Younus: a maggio compirà 15 anni

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Ancora una volta sarà la Corte Suprema pachistana a dire – come è stato per Asia Bibi – l’ultima parola nella vicenda di Huma Younus o, almeno, è quello che sperano i familiari e i loro legali, tra cui l’avvocatessa cristiana Tabassum Yousef. Nell’udienza di ieri all’Alta Corte del Sindh, infatti, la ragazza non si è presentata in aula com’era stato chiesto dai giudici il 4 marzo scorso e la Corte ha rinviato il dibattimento al 16 aprile.
Nonostante la delusione, però, la famiglia cristiana pachistana della ragazzina di 14 anni continuerà la battaglia per allontanare Huma dalla tutela dell’adulto musulmano che il 10 ottobre 2019 l’ha rapita con alcuni complici, stuprata e costretta alla conversione e al matrimonio e a chiederne l’incriminazione. Nelle udienze precedenti l’Alta Corte aveva confermato la validità del matrimonio per la legge islamica, lasciando però aperta la porta al riconoscimento di colpevolezza per vari reati nei confronti di Abdul Jabbar se venisse provato che la Huma ha meno dei 18 anni che la legge pachistana indica come età minima per il matrimonio. In questo caso sarebbe consegnata a una struttura protetta fino alla maggiore età. Nell’udienza di ieri, dopo vari rinvii attribuiti dalla polizia all’impossibilità di entrare in contatto con la ragazza, è stato presentato l’esito della perizia medica che attesta per Huma un’età ufficiale di 17 anni, nonostante i certificati di nascita e di battesimo riportino la data del 22 maggio 2005. Davanti all’ulteriore proroga, la madre della giovane ha dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) – la fondazione che garantisce tutela legale alla famiglia – che «i giudici stanno prendendo tempo nell’attesa che Huma compia 18 anni, così da poter chiudere il caso. Sarà sufficiente per loro aspettare qualche mese prima di abbandonarla al suo destino».
«Porteremo il caso alla Corte Suprema. È stato questo tribunale a liberare Asia Bibi, la cui libertà sfortunatamente non ha significato alcun cambiamento per le minoranze religiose in Pakistan» ha ribadito a sua volta Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia.

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