venerdì 13 ottobre 2023
L'arrestato è un ventenne di origine cecena. Era stato schedato dalle forze di sicurezza perché a rischio radicalizzazione. Sul posto la visita del presidente Macron e di due ministri
I rilievi nella scuola in cui è stato ucciso un insegnante

I rilievi nella scuola in cui è stato ucciso un insegnante - ANSA

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Di nuovo sangue e orrore in una scuola francese. Di nuovo un professore coraggioso pugnalato mortalmente davanti agli studenti da un attentatore jihadista, al grido «Allah Akbar». Questa volta, con il sospetto di legami con il clima internazionale di piombo innescato dalla furia terroristica di Hamas. La stessa che, fra i Paesi europei, ha già funestato in primis proprio la Francia, dove si piangono 13 morti di nazionalità transalpina identificati in Israele, accanto a 17 scomparsi, fra cui 4 bambini.

Ma il capolinea dei tuffi nel buio può essere spinto sempre più in là, si è compreso questa mattina. Verso le 11, la vita pubblica francese è stata congelata dalle notizie da Arras, cittadina del Nord dai tipici edifici in mattoncini color granata. Più precisamente, dal liceo Gambetta-Carnot, dove un professore di francese, Dominique Bernard, è stato accoltellato da un 20enne con passaporto russo e d’origine cecena, in passato allievo dello stesso istituto. Prima d’essere fermato dalla polizia, Mohammed Mogochkov ha ferito gravemente pure un altro insegnante e un inserviente. L’inchiesta ha poi condotto al fermo di almeno 9 persone.

Sul posto, si è recato il presidente Emmanuel Macron, che giovedì sera, con toni commossi, aveva parlato in tv ai connazionali per ribadire il diritto e dovere d’ogni Paese, dunque pure d’Israele, come già la Francia, di affrontare il terrorismo con ogni mezzo «mirato». Oggi, invece, ha lodato il coraggio dell’insegnante morto da eroe, cercando d’interporsi nel cortile, come mostrano diversi video. Accanto al capo dell’Eliseo, ad Arras, pure i ministri dell’Interno e dell’Istruzione, Gérald Darmanin e Gabriel Attal, membri di un esecutivo “suonato” anche dalle fosche concomitanze attorno all’attentato. Sul piano internazionale, lo spaventoso appello di Hamas a colpire gli ebrei in tutto il mondo. Ma dal punto di vista francese, pure il terzo anniversario di un precedente attentato jihadista che aveva già sconvolto il Paese: l’assassinio con decapitazione, il 16 ottobre 2020, dell’insegnante delle medie Samuel Paty, a Conflans-Sainte-Honorine (banlieue parigina), dopo aver mostrato agli allievi delle vignette su Maometto. Un’esecuzione, già allora, a ridosso dell’istituto.

Anche ad Arras, inequivocabile il profilo jihadista dell’assalitore. Nato nel 2003 in Cecenia, giunto oltralpe con la famiglia nel 2008 e mai naturalizzato francese, Mogochkov era schedato ‘Fsprt’, ovvero come potenziale terrorista. L’ultimo controllo di polizia proprio questo giovedì. Nello stesso istituto, da studente, aveva già aggredito un insegnante, seminando il panico con i fratelli. Uno di loro, seguace dell’Isis, (Daesh) era stato arrestato nel 2019, come membro di una cellula di 5 esponenti che progettava un attentato contro dei poliziotti.

Nel Liceo di Arras, nondimeno, le lezioni dovrebbero riprendere oggi: un segnale di resistenza contro la barbarie, come ha confermato Macron, incontrando tanti testimoni sotto choc.

La Francia, dove vive la più importante comunità ebraica d’Europa, era già segnata negli ultimi giorni pure da nuovi picchi d’atti antisemiti. Proprio ieri, nel Paese, sono state vietate varie manifestazioni in favore, ufficialmente, dei palestinesi di Gaza. A dimostrare il clima di pericolo e paura, pure un altro presunto tentativo di attentato sventato in giornata a Limay, nella banlieue parigina, dov’è stato fermato nel pomeriggio, presso un grande liceo, un uomo armato di coltello appena uscito da una sala di preghiera.

Ma tanti indizi mostrano che la morsa di tensione attanaglia tutta l’Europa, con controlli rafforzati e allarmi incrociati. In Germania, ad esempio, altissimo, ieri, il tasso d’assenteismo registrato nelle scuole ebraiche, fra accuse al governo tedesco di non fare abbastanza per proteggere la minoranza.


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