domenica 14 aprile 2024
La Città Santa torna alla normalità dopo la notte di fuoco, prosegue il pressing sul premier israeliano per evitare reazioni incontrollate. A Gaza non cambia nulla, continua lo scontro con Hamas
L'alba di domenica su Gerusalemme

L'alba di domenica su Gerusalemme - ANSA

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Che la guerra potesse profanare il cielo della Città Santa delle tre religioni non era neanche una ipotesi. Ma le esplosioni hanno risuonato sulla Città Vecchia, sopra la Spianata delle Moschee cara al mondo islamico, addosso al “Muro del Pianto” dove intensamente pregano gli ebrei, tra le cupole e i campanili della basilica del Santo Sepolcro e il dedalo di vicoli bui che ancora raccontano della Passione e Resurrezione di Cristo.

La raffica di droni e missili su Gerusalemme pochi se l’aspettavano.

L'alba di domenica su Gerusalemme

L'alba di domenica su Gerusalemme - ANSA

Teheran vorrebbe chiuderla qui. "La nostra risposta sarà molto più ampia dell'azione militare di questa notte se Israele intraprenderà una rappresaglia contro l'Iran", ha minacciato ancora il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane Mohammad Bagheri. Israele ha riportato quelli che le autorità definiscono “danni modesti” e ha riaperto lo spazio aereo al termine dell’attacco. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha giurato che il suo Paese “otterrà la vittoria” dopo avere assicurato che quasi tutti gli oltre 300 droni e missili iraniano sono stati intercettati e abbattuti.

I timori di escalation

L’operazione scatenata dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie fa temere un conflitto regionale più ampio. Gli Usa stanno facendo pressione su Tel Aviv perché non reagisca in modo diretto su Teheran. Per il regime degli ayatollah quello scatenato contro Israele non è stato un attacco, ma la rappresaglia per l’eliminazione di suoi sette ufficiali nell’ambasciata iraniana in Siria, in violazione delle norme che garantiscono l’immunità alle sedi diplomatiche, considerate come una propaggine del Paese di appartenenza anche se in territorio estero. Dunque, spiegano i Pasdaran iraniani, quello dell’1 aprile in Siria è stato un attacco israeliano deliberatamente condotto contro il “territorio iraniano”.

Ragioni e torti da queste parti ognuno li forgia secondo convenienza. Teheran si era affidata ai suoi “proxy” in tutta la regione - Hezbollah in Libano, Houti in Yemen, fazioni in Iraq e Siria - per attaccare obiettivi israeliani e statunitensi, a sostegno al gruppo militante palestinese Hamas dopo la mattanza fondamentalista del 7 ottobre uccidendo oltre 1.200 civili israeliani e sequestrandono oltre 200. La risposta di Israele sulla Striscia è stata devastante e promette di essere ancora più spietata, specialmente dopo aver visto e sentito in alcune città della Palestina e nella Gerusalemme Est occupata, cori antisraeliani durante l’attacco missilistico notturno. 

Una frattura sempre più profonda

"Abbiamo intercettato, abbiamo respinto, insieme vinceremo", ha scritto Netanyahu su X. L'esercito israeliano ha dichiarato che le forze armate hanno abbattuto più del 99% degli ordigni iraniani. La TV israeliana Channel 12 ha citato un funzionario israeliano anonimo che annuncia una "risposta significativa". Alcuni analisti ritengono che l’azione ordinata da teheran offra il destro per l’operazione di terra a Rafah, nella Striscia di Gaza, dove sono ammassate 1,4 milioni di persone.

L'alleato più potente dell'Iran nella regione, il gruppo sciita libanese Hezbollah, è stato il primo a commentare la guerra dei cieli in piena notte, assicurando che avrebbe risposto "in modo significativo". Armi in pugno s’intende. Il portavoce militare di Israele, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha definito le azioni dell'Iran "molto gravi".

Un F-15 Israeliano di rientro dopo la missione contro i droni iraniani

Un F-15 Israeliano di rientro dopo la missione contro i droni iraniani - Reuters

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato telefonicamente con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e ha riferito che l'Iran "considera la questione conclusa". Il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha usato toni che sottintendono la necessità di abbassare i toni, spiegando che l'America non cerca un conflitto con l'Iran, ma non esiterebbe a intervenire per proteggere le forze armate Usa e preservare Israele.

Il timore che qualcosa potesse andare al di là dei piani era concreto. Con un così alto numero di droni e missili lanciati in una manciata di ore, nessuno era in grado di escludere che un errore umano o una anomalia balistica potessero colpire obiettivi civili. Una bambina di 10 anni è rimasta gravemente ferita nel sud di Israele, dove i rottami di un drone distrutto a bassa quota sono precipitati su un villaggio di beduini. La confinante Giordania ha intercettato alcuni “oggetti volanti” entrati nel suo spazio aereo e la contraerea, con l’ausilio di Usa e Israele, è intervenuta per interrompere la traiettoria dei missili e “garantire la sicurezza dei cittadini”, ha dichiarato questa mattina il governo di Amman. Il regno guidato da re Hussein si trova proprio tra l'Iran e Israele e nell’area aerei da guerra statunitensi e britannici “sono stati coinvolti nell'abbattimento di alcuni droni diretti in Israele", hanno spiegato fonti giordane che hanno indicato in particolare la zona di confine tra Iraq e Siria a ridosso della Giordania.

A Gaza tutto come prima

Il conflitto tuttavia procede secondo il passo consueto. A Gaza le forse di Tel Aviv continuano a scontrarsi con Hamas, e sul fronte opposto in direzione del Libano, sono state segnalate esplosioni vicino alla città di Baalbek. Lo hanno riferito media libanesi, ripresi da quelli israeliani. Le stesse fonti indicano diversi post sui social media che mostrano il fumo salire dai uno dei siti colpiti nella città considerata una roccaforte degli Hezbollah.

Mentre da militari e politici si attendono le nuove decisioni, Gerusalemme torna quella di sempre. I luoghi sacri riaprono. E ciascuno si reca presso i propri: la Moschea, il Muro, le chiese. Divisi lungo le stesse strade, uniti nel ringraziare d’essere scampati alla peggiore notte che da molti decenni Gerusalemme ricordasse.


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