martedì 18 luglio 2023
Manca solo la firma di re Carlo III, ma appare solo una formalità. Intanto il governo prepara un centro di detenzione su una grande chiatta che dovrebbe ospitare 500 richiedenti asilo
L'imbarcazione Bibby Stockholm che il governo britannico intende usare come centro di detenzione per i migranti

L'imbarcazione Bibby Stockholm che il governo britannico intende usare come centro di detenzione per i migranti - Creative and Commons licence

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E' arrivata nel porto di Portland, nel Dorset, sulla costa sud inglese, la "Bibby Stockholm", una nave caserma, attrezzata come centro di detenzione per migranti illegali, che dovrebbe ospitare, nei prossimi mesi, almeno 500 richiedenti asilo.

L'arrivo dell'imbarcazione, il cui uso come prigione per accogliere richiedenti asilo, è stato molto contestato, segue soltanto di poche ore l'approvazione definitiva della controversa legislazione del governo britannico che prevede la deportazione in Ruanda per migranti illegali che attraversano il canale della Manica su piccole imbarcazioni.

Il cosiddetto "Illegal Migration Bill", questo il nome della legge, è stato pensato, dal governo britannico del premier Rishi Sunak, per scoraggiare gli sbarchi dei "piccoli scafi", gestiti da gang di trafficanti attraverso la Manica. Sbarchi che hanno raggiunto livelli record nel 2022, benchè, più volte, i ministri conservatori abbiano promesso un giro di vite post Brexit sul fronte del controllo dei confini.

Lo scorso anno, infatti sono stati 45.755 i migranti arrivati su piccole imbarcazioni, soprattutto dalla Francia, sulle coste inglesi. Oltre 12.000 sono già sbarcati quest'anno, più o meno la stessa cifra raggiunta nel 2022. Si tratta di cifre relativamente limitate, se pensiamo che sono stati oltre 600.000 i migranti legali lo scorso anno, ma gli sbarchi sono un grande imbarazzo per un governo conservatore che aveva promesso, durante la campagna per l'uscita dall'Unione Europea, nel 2016, di riprendere il controllo dei confini del Paese.

L'iter del provvedimento si è chiuso nella notte, dopo un lungo ping pong, durato settimane, con la Camera dei Lord, che ha cercato, prima, di fermare la legge e, poi, di emendarla in modo drastico. Alla fine i Pari del Regno hanno ceduto e dato l'ok ai Comuni ai quali spetta, in ogni caso, l'ultima parola.

Ora non resta che il passaggio, solo formale, del "Royal Assent", l'ultima tappa di ogni iter legislativo, la controfirma del re Carlo III, che rimane il capo dello Stato, nel Regno Unito, e che, secondo quanto riferito dai media britannici, in privato, avrebbe espresso molte riserve sulla controversa legislazione prima della sua incoronazione.

Il premier britannico Rishi Sunak a bordo della 'HMC Searcher', una delle navi usate dalla guardia di costiera per controllare le acque territoriali del Regno Unito

Il premier britannico Rishi Sunak a bordo della "HMC Searcher", una delle navi usate dalla guardia di costiera per controllare le acque territoriali del Regno Unito - Reuters

Il programma, annunciato dall'allora premier britannico Boris Johnson, il 14 aprile 2022, prevede che il Ruanda accolga migliaia di richiedenti asilo in cambio di 120 milioni di sterline, circa 140 milioni di euro, e introduce una serie di restrizioni draconiane al diritto, da parte dei cosiddetti "clandestini", di presentare, a posteriori, domanda d'asilo sull'isola e ne facilita l'espulsione verso Paesi Terzi. Ad opporsi alla legislazione sono state la Chiesa cattolica d'Inghilterra e Galles, la Chiesa d'Inghilterra e le più importanti ong umanitarie, oltre alle Nazioni Unite, all'opposizione laburista e a una parte dello stesso partito Tory.

Secondo tutte queste istituzioni la nuova legge violerebbe i diritti umani di migranti e richiedenti asilo. Fino ad oggi la legge non è mai stata applicata ovvero nessun migrante illegale, giunto nel Regno Unito, è mai stato deportato in Ruanda perchè, ogni volta che il governo tentava il trasferimento, un ricorso ai giudici, da parte dei richiedenti asilo, spesso rappresentati da ong, fermava il trasferimento. L'ultimo intervento della magistratura risale alla fine di giugno, quando il Tribunale d’appello britannico, interpellato da una decina di richiedenti asilo, rappresentati legalmente dall’associazione “Asylum Aid”, ha deciso che l'"Illegal Migration Bill" violava la legislazione sui richiedenti asilo. A ricorrere alla Corte d'Appello, contro un altro giudizio dell’Alta Corte del dicembre scorso, che aveva dato il via libera al governo britannico, sono stati una decina di richiedenti asilo, rappresentati legalmente dall’associazione “Asylum Aid”. Il braccio di ferro tra giudici e governo è destinato a continuare. Proprio la scorsa settimana, infatti, l'esecutivo è stato autorizzato a ricorrere alla Corte Suprema contro l'ultima sentenza della Corte d'Appello della fine di giugno.

A protestare contro l'approvazione della legge sono state tutte le chiese cristiane e le più importanti organizzazioni cattoliche e anglicane. "Questa legislazione viola l'insegnamento della Chiesa cattolica in materia di accoglienza, protezione e integrazione dei rifugiati", ha detto, in un comunicato, il vescovo responsabile del settore migrazione Paul McAleenan, "I rifugiati sono esseri umani fatti a immagine di Dio, non un problema politico da risolvere. Il comando biblico di amare lo straniero è inequivocabile e non dipende da dove queste persone arrivano o da come hanno raggiunto il nostro Paese".

A condannare la legge, con un comunicato, firmato da 290 persone, sono anche "Cafod", la charity per gli aiuti al Terzo Mondo della Conferenza episcopale cattolica inglese, il Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti di Londra, la Chiesa Metodista e i Quaccheri.

"Il governo ha fatto approvare in fretta questa legge ingiusta e combattuta da molti", si legge nel comunicato, "Ma la nostra lotta non si ferma qui. Continueremo a costringere chi è al potere a rispettare gli obblighi internazionali del Regno Unito".

La legge è stata condannata, più volte, l'ultima durante il dibattito alla Camera dei Lord, anche dal Primate anglicano Justin Welby, leader teologico della "Chiesa d'Inghilterra".

Se molto contestata è e rimane la legislazione per la deportazione dei richiedenti asilo in Ruanda, non meno controversa è la nave prigione arrivata, in queste ore, trascinata da un rimorchiatore, sulla costa sud inglese, dopo essere partita dal Falmouth, in Cornovaglia, lunedi mattina. I primi dei 500 richiedenti asilo ad essere ospitati dovrebbero salire a bordo alla fine di luglio anche se alcune organizzazioni umanitarie hanno espresso riserve sulle condizioni nelle quali saranno ospitati.

Downing street ha difeso, fino ad oggi, l'uso di chiatte per ospitare migranti, insistendo che è un'alternativa meno costosa rispetto alle camere di hotel. "Penso che sia giusto, per i cittadini, che cerchiamo di fare qualcosa per evitare che 6 milioni di sterline di soldi dei contribuenti, quasi 7 milioni di euro, vengano spesi per ospitare richiedenti asilo in hotel", ha dichiarato il portavoce del premier Rishi Sunak ai giornalisti britannici, "Non è un buon modo di usare i soldi pubblici e mette molta pressione su città e quartieri. Pensiamo che sia meglio accogliere i migranti in luoghi pensati apposta per loro".

Manifestanti, con cartelli con le scritte "Benvenuti rifugiati" e "No alle prigioni galleggianti" si sono radunati al porto di Portland per protestare contro l'arrivo della "Bibby Stockholm".

Molto controverso anche il piano di usare un campo di aviazione a Wethersfield, un villaggio nella contea dell'Essex, a sud est di Londra per accogliere fino a 1700 migranti. Mentre decine di loro sono già stati trasferiti qui, associazioni per i diritti umani e consiglieri comunali sono ricorsi all'Alta Corte per fermare il governo. Una situazione simile si è verificata anche nel Lincolnshire, contea nel nord d'Inghilterra, dove un campo della Raf, nel paesino di Scampton, dovrebbe ospitare richiedenti asilo a cominciare da agosto, benchè l'autorità locale sia ricorsa ai giudici per fermare il governo.






"That's what we are seeking to do with the Bibby Stockholm and that's what we're seeking to do in other parts of the country - opening up sites to take the pressure off local areas and to reduce the cost."





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