Morire per Kiev? Il rischio comincia a crescere
L'accelerazione impressa da Macron ai Volenterosi scatena le ire di Mosca, ma anche dubbi e timori tra gli "alleati". E il pericolo di escalation torna a crescere

Morire per Kiev? Per Parigi o per Londra? Armarsi e partire, intervenire ora con le truppe di “rassicurazione” in Ucraina nel dopo-guerra come prima Macron chiedeva ai colleghi europei di schierare i soldati della Nato a fianco di quelli ucraini? Ieri in 26 Volenterosi hanno dato il loro assenso alla creazione di una forza di rassicurazione (l’autoironia i questi casi bellici sempre si spreca). L’Italia da nulla ha fatto un passo in avanti offrendosi di addestrare truppe straniere all’uso dei missili a lunga gittata.
Di fatto però a tirare il gruppo sono sempre gli stessi: un presidente francese che lunedì prossimo si dovrebbe ritrovare senza l’ennesimo governo e con qualche richiesta in più di lasciare l’Eliseo e un premier britannico, come Keir Starmer, che tra scandali, ministri che non pagano le tasse e sondaggi in caduta libera. Due Paesi storicamente “nemici” uniti dall’istinto (per non usare altri termini) di sopravvivenza. Politica.
Anche ieri Putin è stato chiaro, chiunque metterà piede in Ucraina sarà considerato alla stregua degli ucraini: nemico da combattere. Inutile tracciare scenari, che sicuramente sarebbero ottimistici rispetto a quanto potrebbe accadere realmente.
Insomma una situazione, quella delle garanzie di sicurezza da offrire all’iperattivo Zelensky, dalle quali l’uomo della Casa Bianca si allontana sempre più. Trump costruisce al mattino e smonta alla sera qualsiasi cosa, sia a parole che nei fatti. Lasciando che la situazione di avviti e le settimane come gli ultimatum passino.
Insomma una situazione, quella delle garanzie di sicurezza da offrire all’iperattivo Zelensky, dalle quali l’uomo della Casa Bianca si allontana sempre più. Trump costruisce al mattino e smonta alla sera qualsiasi cosa, sia a parole che nei fatti. Lasciando che la situazione di avviti e le settimane come gli ultimatum passino.
Da ultimo la situazione più indolore, quella del richiamo (indiretto) al famigerato articolo 5 del Patto Atlantico che obbliga i Paesi membri della Nato a intervenire in aiuto dell’alleato, con la scappatoia della postilla che precisa con i “mezzi” e le forme che ritengono più adeguate: in pratica dalle razioni K da far consumare ai combattenti fino alla bomba atomica. Ma gli esperti militari ricordano un altro vincolo, ben più stringente. Quello sottoscritto nel 2007 a Lisbona con il Trattato che ha ridisegnato l’architettura Ue. E prevede l’obbligo dei Paesi Ue di intervenire perentoriamente in difesa di un membro minacciato. Zelensky chiede di entrare in Europa e Putin ha detto che non ha nulla in contrario. Una soluzione, questa, che apre scenari a dir poco “nuovi”.
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