L'Onu: «A Gaza si uccidono i medici e le donne partoriscono per strada»

«Uccisioni deliberate di operatori sanitari». Un'altra alba di sangue nella Striscia: 83 morti. Londra scavalca Parigi sullo Stato di Palestina, a ore il riconoscimento. Gli Usa: «Incoraggiano
September 17, 2025
L'Onu: «A Gaza si uccidono i medici e le donne partoriscono per strada»
Reuters | Una donna palestinese in lacrime durante i funerali delle vittime di un bombardamento a uno degli ospedali della Striscia di Gaza
I numeri parlano da soli: sarebbero 83 i palestinesi uccisi dalle forze israeliane a Gaza in una sola notte. L’ennesima carneficina. Gli attacchi, andati avanti fino all’alba, sarebbero avvenuti nei pressi dei pochi ospedali ancora funzionanti ad al-Shifa e al-Ahli. L’offensiva è stata bollata da Hamas come un «crimine di guerra a tutti gli effetti», come «un palese messaggio di sfida e palese disprezzo per la comunità internazionale». Ieri era stato bombardato tre volte anche un ospedale pediatrico, quello di al-Rantisi. Bersaglio che si aggiunge alla lunga lista delle strutture sanitarie prese di mira dall’esercito di Tel Aviv. Secondo le Nazioni Unite, il "medicidio", l’uccisione deliberata di operatori sanitari e la distruzione delle cliniche per eliminare l'assistenza medica nell'enclave, ha costretto «le donne a partorire per strada, senza ospedali, medici o acqua pulita». Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) ha stimato che 23.000 donne sono prive di cure e circa 15 bambini nascono ogni settimana senza assistenza medica a Gaza.
Una denuncia forte arriva anche dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione ha dichiarato che l'offensiva israeliana a Gaza "sta costringendo le donne a partorire per strada, senza ospedali, senza medici e senza acqua pulita". Lo ha detto il portavoce del'Onu, Stephane Dujarric, nel corso dell'incontro quotidiano con i media. Secondo il Fondo per la popolazione, 23mila donne non ricevono alcuna assistenza e che ogni settimana circa quindici bambini nascono senza alcun aiuto medico. Dalla fine del cessate il fuoco, a marzo, ottanta punti medici e centri di assistenza sanitaria primaria che fornivano servizi ambulatoriali alle donne sono stati colpiti, e 65 di questi sono fuori servizio.
L'esodo verso sud da Gaza City - Reuters
L'esodo verso sud da Gaza City - Reuters
Caldo è anche il fronte diplomatico. Entro la fine della settimana il governo britannico dovrebbe annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina. Il primo ministro Keir Starmer aveva avvertito a luglio che il Regno Unito avrebbe preso questa iniziativa se Israele non avesse adottato misure concrete per alleviare le sofferenze a Gaza, concluso un accordo di cessate il fuoco con Hamas e accolto la soluzione dei due Stati. Nessuna delle condizioni si è verificata. Secondo il quotidiano inglese The Times la conferenza stampa in cui verrà ufficializzata la decisione verrà convocata appena dopo la ripartenza del presidente statunitense Donald Trump, fermamente contrario alla mossa, in visita di Stato a Londra.
Il chiarimento della posizione del Regno Unito sulla guerra in Medio Oriente arriverà dunque alla vigila della sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in corso a New York, dedicata proprio alla crisi. Lunedì, al Palazzo di Vetro, dovrebbe essere la Francia a dichiarare formalmente il riconoscimento dello Stato di Palestina. Tra gli governi che potrebbero fare altrettanto ci sono anche Canada e Australia.
Le divisioni tra Regno Unito e Stati Uniti sulla questione sono profonde. La ministra degli Esteri, Yvette Cooper, ha sottolineato che l’assalto militare israeliano a Gaza City è stato «del tutto sconsiderato e terribile». «Porterà soltanto altro spargimento di sangue – ha aggiunto -, ucciderà altri civili innocenti e metterà in pericolo gli ostaggi rimasti». Al contrario, Marco Rubio, il segretario di Stato americano che ha accompagnato Trump in visita a Londra, ha insistito che il riconoscimento formale della Palestina come Stato renderebbe la pace meno probabile. «In realtà rende i negoziati più difficili perché incoraggia Hamas». A suo dire, è questo il motivo per cui la mossa potrebbe provocare un’ulteriore «controreazione” da parte di Tel Aviv. Parole che fanno riferimento a un possibile tentativo di Israele di annettere le aree occupate della Cisgiordania. Dal canto suo, però, il laburista Starmer non ha molte opzioni. Forte è la pressione all’interno del suo partito a favore di questa svolta.

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