L'offensiva umanitaria per salvare Gaza partirà dal cielo

Gran Bretagna, Francia e Germania annunciano un piano comune per portare aiuti nella Striscia. Ma l'idea di aiuti per via aerea non convince le organizzazioni sul campo: è un'operazione rischiosa
July 25, 2025
L'offensiva umanitaria per salvare Gaza partirà dal cielo
Ansa | Aiuti aerei paracadutati su Gaza nella primavera 2024
Aiuti dal cielo per Gaza. È il cancelliere tedesco Friedrich Merz a promettere, a breve, «passi in stretto coordinamento» con Francia e Gran Bretagna per «fermare la catastrofe umanitaria» in corso nella Striscia. Venerdì i tre leader del formato “E3” sempre in video call – avevano pure detto no ad ogni progetto di annessione dei Territori, chiesto il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e chiesto il disarmo di Hamas. Ma combattere la carestia provocata dai valichi chiusi da Israele è ora la priorità.
Così l’annuncio di venerdì sera della riapertura da parte di Israele dello spazio aereo su Gaza a Giordania ed Emirati Arabi Uniti , chiusi da altre un anno, sembra essere l’inizio di un ponte aereo umanitario per salvare Gaza dall’assedio della fame. Ed è il britannico Keir Starmer a voler guidare l’iniziativa con una nota di Downing Street che annuncia un «piano congiunto per la distribuzione aerea di aiuti» in collaborazione con la Giordania. Si lavora pure a un piano di emergenza per l’evacuazione dei minori che necessitano di assistenza medica.
Starmer, pressato dalla lettera firmata da 221 deputati che gli chiedevano il riconoscimento della Palestina, ha voluto prendere tempo, la nota di Downing Street annuncia un piano congiunto con Berlino e Parigi che possa «spianare la strada a una soluzione a lungo termine e alla sicurezza nella regione» cercando di «coinvolgere altri partner chiave, anche nella regione, per portarlo avanti».
Un’”offensiva umanitaria” per fermare la tragedia della fame a Gaza, primo passo di quella che potrebbe essere una iniziativa diplomatica di potenze europee per far ripartire un negoziato efficace. L’idea di aiuti dal cielo per Gaza non convince le organizzazioni internazionali, a partire dalle Nazioni Unite. I lanci di aiuti umanitari da aerei «non risolveranno la crescente carestia» a Gaza ha scritto su X Philippe Lazzarini, il responsabile dell’Urnwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi , che mette in guardia sui rischi legati a queste operazioni. «Sono costose, inefficienti e possono persino uccidere civili affamati», ha avvertito con u chiaro riferimento ai lanci del marzo scorso che provocarono la morte di cinque civili. Gli aiuti dal cielo produrranno un «effetto schermo» mentre c’è un solo modo per risolvere la crisi: «Togliere l’assedio, aprire i valichi e garantire spostamenti sicuri» e consentire all’Onu e ai nostri partner «di operare su larga scala e senza ostacoli burocratici o politici». L'Unrwa ha 6mila camion di aiuti in Giordania e in Egitto in attesa di poter entrare a Gaza: «Far passare l’assistenza è molto più facile, più veloce, più economico e più sicuro» ha concluso Lazzarini ricordando pure il «dirottamento sistematico» degli aiuti internazionali.
Ieri, però, nella Striscia si è continuato a morire: una neonata di soli 7 giorni è morta per malnutrizione all'ospedale Al-Ahli di Gaza City, ha riferito da una fonte medica ad al-Jazeera. «La causa del decesso è stata la mancanza di latte» ha affermato il medico. Sono così salite a 127 le vittime morte per fame secondo Hamas, di cui 85 bambini. E, sempre secondo le autorità della Striscia, 100mila bambini di età interiore ai due anni – tra cui 40mila neonati– rischiano di morire entro pochi giorni a causa della «totale mancanza di latte».
La crisi umanitaria non frena i combattimenti: l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito 100 «obiettivi terroristici» nelle ultime 24 ore mentre prosegue l’attacco di terra a Khan Yunis. Fonti dell’ospedale al-Shifa riferiscono invece di almeno 24 vittime e almeno 300 feriti a Nord-ovest della città di Beit Lahia. U missile, lanciato dal Sud della Striscia, è infine caduto in una zona disabitata a Sud di Israele.

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