L'India paga uno stipendio alle donne per i lavori domestici. È un bene?

Si tratta di un riconoscimento, assieme simbolico ed economico, in un Paese in cui l'accesso al lavoro femminile resta difficile
December 9, 2025
Donne indiane al lavoro in un cantiere edile
Donne indiane al lavoro in un cantiere edile/ ANSA
Quanto possono fare 1.500 rupie, poco più di 14 euro al mese? Apparentemente poco, in realtà molto. Con questa cifra Premila Bhalavi, che vive nello Stato centrale indiano del Madhya Pradesh, riesce a coprire l’acquisto di medicine e a pagare le tasse scolastiche di suo figlio. Premila non è la sola a poter disporre di una somma di denaro regolarmente, pur non lavorando. Fa parte di un «esercito» di 118 milioni di donne in 12 Stati indiani raggiunte da trasferimenti di denaro «incondizionati» da parte dei governi locali (con una spesa complessiva di 18 miliardi di dollari), rendendo l'India, scrive la Bbc, «il luogo di uno dei più grandi e meno studiati esperimenti di politica sociale al mondo».
Qual è lo spirito di questa regolare «trasfusione» di denaro? Cosa ha spinto le autorità indiane a promuovere una forma di riconoscimento, insieme economica e simbolica, che cade in un Paese nel quale l’accesso al lavoro delle donne è ancora molto limitato? I dati certificano l’esistenza di un forte squilibrio di genere. Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, solo il 31% circa delle donne in età lavorativa fa parte della forza lavoro, rispetto al 54% delle altre principali economie. Secondo il Gender Data Portal della Banca Mondiale, nel 2023 l'India si collocava al 165esimo posto su 187 Paesi in termini di tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro. Un rapporto pubblicato dal Great Lakes Institute of Management di Chennai mostra come oltre 89 milioni di donne indiane che vivono in aree urbane sono «ai margini dal mercato del lavoro». Secondo il rapporto, «l'India non riesce a sfruttare le competenze di oltre 19 milioni di donne laureate che vivono in aree urbane a causa di scelte personali o vincoli imposti dalle norme sociali: ciò evidenzia un grave spreco di investimenti nell'istruzione».
La mossa dei 12 Stati indiani mira a comporre esigenze diverse: innanzitutto «pagare le donne adulte perché mandano avanti la famiglia e sopportano il peso dell'assistenza non retribuita». E lo fanno dedicandovi tempo ed energie molto più degli uomini: nel 2024 le donne in India hanno speso quasi cinque ore al giorno per il lavoro domestico o di cura, più di 7,6 volte il tempo impiegato dagli uomini. Secondo il rapporto «Femminile Labour Utilisation in India» del ministero del Lavoro e dell'Occupazione (aprile 2023), quasi il 45% delle donne ha indicato «la cura dei figli e gli impegni personali nelle faccende domestiche» come motivo principale che impedisce loro di lavorare. Dietro la scelta delle autorità locali indiane, c’è poi anche un elemento di calcolo: «le donne costituiscono un elettorato troppo vasto per essere ignorato». Una fetta di elettorato che può essere «agganciato» grazie (anche) ai versamenti di denaro.
L’esperimento sociale indiano funziona? Secondo gli esperti interpellati dalla Bbc «i dati dimostrano che i trasferimenti di denaro sono estremamente utili per le donne per soddisfare i propri bisogni immediati e quelli della famiglia. Restituiscono inoltre dignità alle donne che altrimenti dipendono finanziariamente dai mariti per ogni piccola spesa«.  Se questo diventerà un percorso «verso l'emancipazione o semplicemente una nuova forma di clientelismo politico - conclude l’emittente britannica -, dipenderà da ciò che l'India sceglierà di costruire».

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