La sfida di "Pane condiviso" per non lasciare sola Haiti
di Redazione
Le gang non fermano l'associazione nata in Friuli: da quattro decenni garantisce accoglienza e educazione a centinaia di bimbi. E tiene viva l'attenzione sull'isola

Strade presidiate dalle bande, case svuotate dai saccheggi, scuole che chiudono per giorni o settimane. Ad Haiti a dominare è la paura di chi vede la situazione peggiorare giorno dopo giorno. Ma, tra le maglie strette dell’insicurezza, resistono missioni che accolgono centinaia di bambini e ragazzi. A sostenerle, da oltre quattro decenni, c’è una rete di amicizia e solidarietà nata in Friuli. «Noi Haiti la conosciamo da 42 anni», racconta Mary Ivana Agosto, presidente dell’associazione "Pane condiviso". «L’abbiamo incontrata attraverso suor Anna D’Angela, missionaria friulana che ha vissuto nell’isola dalla giovinezza fino alla morte, nel 2016. Da lei abbiamo imparato che non si può voltare lo sguardo altrove: quando entri in contatto con quella realtà, ne resti legato per sempre». Tutto è cominciato con le adozioni internazionali – oltre 120 bambini haitiani hanno trovato una famiglia grazie a suor Anna – e con la conoscenza diretta delle missioni. Negli anni, l’associazione ha avviato progetti in più aree dell’isola, adattandoli alle necessità locali: case di accoglienza per le bambine di strada, orfanotrofi, sostegni scolastici, corsi professionali.
Il centro più grande è a Cité Militaire, nei pressi della capitale: ospita oltre mille bambini, con doppi turni di scuola per includere anche chi al mattino deve lavorare. Cento bambine sono state tolte dalla strada; cinquanta di loro vivono stabilmente in un dormitorio costruito grazie ai fondi inviati dall’Italia.
Il centro più grande è a Cité Militaire, nei pressi della capitale: ospita oltre mille bambini, con doppi turni di scuola per includere anche chi al mattino deve lavorare. Cento bambine sono state tolte dalla strada; cinquanta di loro vivono stabilmente in un dormitorio costruito grazie ai fondi inviati dall’Italia.
Negli ultimi anni, però, la violenza delle bande ha stravolto la geografia degli aiuti. «Abbiamo dovuto chiudere la casa di Croix des Bouquets, che accoglieva 150 bambine rimaste senza casa dopo il terremoto del 2010. I banditi hanno portato via tutto, sono rimasti solo i muri», spiega Agosto. «Le bambine sono state trasferite in altre missioni, ma la paura è costante». Le suore che gestiscono le opere raccontano di una quotidianità che peggiora ogni giorno, con i membri delle gang spesso appostati fuori dalle porte. Reperire cibo e medicinali è sempre più difficile e i prezzi sono raddoppiati. Dal 2019 è stato impossibile spedire container di beni: «Ci dicono che non arriverebbe nulla. L’unica cosa che riusciamo fortunatamente a far arrivare sono le donazioni».
Eppure, tra mille difficoltà, nascono anche storie di speranza. Come quella di Mia, una bambina accolta in missione che, il giorno del suo compleanno, dieci anni, è svenuta a scuola. In ospedale hanno scoperto una grave malformazione cardiaca: senza un intervento urgente, non ce l’avrebbe fatta. Grazie ad Agosto e a una catena di contatti, Mia è arrivata in Italia durante la Pasqua di tre anni fa ed è stata operata al Sant’Orsola di Bologna dall’associazione Piccoli Cuori. Oggi vive ancora ad Haiti e, nonostante fatichi a scuola, sta bene: «È una bambina meravigliosa, sempre sorridente», dice Agosto. «Avrebbe bisogno di visite di controllo e di esami ma non ci sono più cardiologi, chi ha potuto se ne è andato».
Il lavoro di "Pane condiviso" continua grazie alle donazioni, al 5x1000 e a eventi di raccolta fondi: gare ciclistiche, serate di testimonianza, concerti. Non sempre il pubblico è numeroso, ma l’associazione segue la filosofia di suor Anna: seminare sempre, anche quando non si vede subito il raccolto. «Qualche mese fa a Gorizia avevamo solo cinque persone ad ascoltarci. Una di loro, però, ci ha poi chiamato per donarci l’intero ricavato della sua festa di compleanno. Questo per noi vale tutto». Dall’altra parte dell’oceano, le suore chiedono preghiere oltre che aiuti materiali: «Lavorare con i bambini significa gettare semi di pace. Ad Haiti, se a dieci anni ti mettono in mano un’arma, quello sarà il tuo futuro. Noi vogliamo offrire un’altra possibilità: la scuola, l’amore, la condivisione». In Friuli, intanto, si prepara un grande evento solidale: il 4 ottobre, al Teatro Giovanni da Udine, l’Orchestra giovanile Filarmonica Friulana suonerà per sostenere i progetti ad Haiti dell’associazione "Pane condiviso". «Speriamo di riempire la sala – conclude Agosto –. Perché oggi, più che mai, Haiti ha bisogno che qualcuno continui a parlarne».
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