In America c'è una guerra civile a bassa intensità: il veleno arriva da dentro
La perdita dell'innocenza risale ai tempi di Lincoln e si è nutrita di pregiudizi, rancore e discriminazioni striscianti. Anche il possesso delle armi da fuoco ha finito per infrangere qualsiasi tabù

A che punto è l’America? Da quel 14 aprile del 1865 in cui l’attore e John Wilkes Booth uccise con un colpo di pistola alla nuca il presidente Abraham Lincoln scandendo il motto “Sic semper tyrannis”, il Paese ha perduto la sua innocenza rivelandosi per quello che era sempre stato: una terra di promesse e insieme una landa spopolata dove la violenza era connaturata alla crescita stessa di quel nuovo mondo. Per molti americani la Bibbia e il fucile erano e sono tuttora una cosa sola. Il possesso di armi da fuoco, che nella Vecchia Europa è prerogativa delle forze dell’ordine in virtù di quella contrattuale cessione di sovranità che affida ad esse il monopolio della violenza organizzata, nell’America uscita vittoriosa il 4 luglio 1776 con la sua dichiarazione di indipendenza è il prolungamento naturale della sua identità. Come recita il Secondo emendamento: «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, non si potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi».
I risultati sono noti. Secondo l’ultimo rapporto del Gun Violence Archive (www.gunviolencearchive.org), il database che dà conto di tutti i fatti di sangue accaduti sul territorio nazionale, alla data di ieri, 11 settembre, i decessi per arma da fuoco sono stati 13.792, i feriti 26.417, i minori da 0 a 11 anni 672, i teenagers 2.690. Senza contare i 22mila suicidi registrati ogni anno.
In questo terreno di coltura da qualche anno prolifera e si estende la metastasi di una guerra civile a bassa intensità che sta avvelenando l’America. L’assassinio dell’influencer Charlie Kirk, portabandiera di quel mantra – Make America Great Again – brandito da Donald Trump come un talismano millenaristico ed assurto a precetto-guida dei suprematisti, non fa che riconfermare il solco profondo che divide il Paese, culminato nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e nell’attentato a Trump del luglio scorso a Butler in Pennsylvania, ma preceduto e seguito da decine di attacchi di matrice politica, quest’anno già centocinquanta, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2024. Una politica il cui linguaggio stesso ha cambiato forma, veicolato da un’intolleranza e da un’aggressività che sono care all’ex ideologo del presidente, il virginiano Steve Bannon, fondatore del sito di estrema destra Breitbart News e insieme ispiratore della galassia Alt-Right (destra alternativa), e che hanno fatto scuola.
Non stupiamoci più del dovuto. Il male segreto dell’America non proviene più da un potenziale nemico esterno, ma dalle sue stesse radici, dalle quali esala quel cupo rancore che nessuna modernità finora ha saputo dissipare nel cuore buio di quella parte del Paese che si dipinge antropologicamente migliore, invocando una diseguaglianza reputata naturale, quella fra l’uomo bianco e le etnie considerate minori: non solo i neri, anche i latinos, gli asiatici, gli ebrei, gli italiani. Così pontificava Charlie Kirk, potente e seguito influencer della destra più estrema, mescolando negazionismi climatici a sulfuree teorie razziali, oggi esaltato dall’ira di Trump come un campione della libertà, «perseguitato – così scrive The Donald sul suo social network Truth - da una sinistra radicale che per anni ha paragonato meravigliosi americani come Charlie ai nazisti e ai peggiori assassini di massa e criminali del mondo». La stesso Kirk poco prima di morire scriveva: «La cultura dell'assassinio si sta diffondendo in una sinistra che giustificherebbe l’omicidio di Elon Musk e di Donald Trump».
E poco importa chi l’abbia ucciso. Se un ultras-Maga deluso dall’incertezza del presidente in materia di immigrazione e ordine pubblico e dall’inconcepibile appeasement nei confronti di Vladimir Putin o un complotto venuto da fuori. Magari in opportuna sincronia con un 11 settembre che ogni anno di più appare sfocato e lontano nella memoria nazionale. Da che mondo è mondo, occorre sempre un delitto eccellente per rafforzare un potere che barcolla.
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