Il grido di Haiti a Parigi: «Restituite il debito dell'indipendenza»
di Redazione
Oltre 60 organizzazioni locali e internazionali hanno scritto al presidente Macron per chiedergli di rimediare all'«ingiustizia storica»: l'obbligo per gli ex schiavi di pagare il prezzo della lib

Duecento anni dopo quel 17 aprile 1825, quando undici navi francesi con i cannoni puntati sulle coste costrinsero Haiti – prima Repubblica nera nata dalla rivolta di schiavi – a pagare 150 milioni di franchi oro in cambio del riconoscimento della propria indipendenza, la ferita resta aperta. Un “debito” ridotto a 90 milioni, ma sufficiente a strangolare per più di un secolo l’economia del Paese. Oggi, oltre 60 organizzazioni haitiane e internazionali tornano a chiedere alla Francia di restituire quella cifra, definita «ricatto dell’indipendenza». Nella lettera aperta inviata il 29 luglio al presidente Emmanuel Macron, i firmatari parlano di «ingiustizia storica» e invitano Parigi «ad affrontare il proprio passato coloniale riparando questo torto secolare». Il 2025, bicentenario dell’atto, è indicato come «momento di verità».
Il “doppio debito” nasce all’indomani della straordinaria rivoluzione haitiana. Nel 1804 gli ex schiavi avevano sconfitto le truppe napoleoniche e proclamato la prima Repubblica nera della storia. Un “cattivo esempio” che le potenze coloniali decisero di punire: a vent’anni dalla vittoria, Parigi chiese un risarcimento per la perdita della colonia e della forza lavoro schiavizzata. Haiti, appena uscita da anni di guerra, non aveva le risorse per pagare. Il re Carlo X “offrì” una soluzione: prestiti concessi da banche francesi. Quei fondi, gravati da interessi e commissioni, trasformarono il debito in una spirale senza fine. Ci vollero 57 anni per saldare i conti con gli ex schiavisti, e altri decenni per rimborsare i prestiti aggiuntivi. Per oltre un secolo, quasi un quinto delle risorse annuali di Haiti fu destinato ai pagamenti, impedendo investimenti in infrastrutture essenziali come scuole, strade, sanità pubblica.Secondo una stima pubblicata dal New York Times nel 2022, il costo reale in termini di mancato sviluppo supera i 21 miliardi di dollari, cifra che il presidente Jean Bertrand Aristide aveva già evocato nel 2004. Calcoli aggiornati indicano un ammontare fino a 115 miliardi di dollari: otto volte il Pil haitiano nel 2020. Gli argomenti dei firmatari sono morali, economici e legali.
«Haiti ha pagato due volte la sua libertà», si legge nel testo. Il riscatto imposto dalla Francia ha impedito al Paese di consolidare le proprie istituzioni e ha alimentato una dipendenza cronica dagli aiuti esteri. La lettera ricorda che l’accordo del 1825 era nullo già alla luce delle leggi dell’epoca, configurando un arricchimento senza causa. E sottolinea che la credibilità internazionale della Francia – aggiungono – passa anche da qui: «Se Parigi prende sul serio i suoi ideali di libertà, uguaglianza e fraternità deve aprire un processo partecipativo con il popolo haitiano per un pacchetto di restituzioni e riparazioni». Per ora, dall’Eliseo, nessuna risposta. Nel 2021 Macron aveva riconosciuto un “debito morale” verso i Paesi colpiti dalla schiavitù, ma senza parlare di restituzioni. Per Port au Prince e per i sostenitori della lettera, questa è l’occasione per trasformare le parole in fatti.
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