Fermi e controlli: ecco perché a Pechino non piace Halloween

Bloccate le "maschere" di Trump e Buddha. Le autorità del gigante asiatico vogliono fermare le "infiltrazioni" e le mode culturali straniere. Ma temono anche il dissenso e la criti
October 30, 2024
Fermi e controlli: ecco perché a Pechino non piace Halloween
REUTERS | I controlli della polizia cinese a Shanghai per Halloween
L’inconfondibile chioma bionda fluttuante (e indisciplinata), una benda nera sull’occhio come memento del recente attentato, completo blu d’ordinanza. Il candidato alla Casa Bianca Donald Trump viene scortato dalla polizia (cinese). Ma niente paura, non si tratta del “vero” tycoon, solo della sua maschera. Accade a Shanghai, la città più cosmopolita della Cina. Quello che è vero, nel video mostrato dalla Cnn, è che il ragazzo travestito da Trump viene portato via dalle forze dell'ordine. Stessa sorte è accaduta a Batman, Spiderman e a Buddha, un uomo con indosso una tunica gialla, ornata da una collana di perline.
Dopo l’eruzione di feste che ha accompagnato i festeggiamenti per Halloween dello scorso anno, particolarmente “rumorosi” perché i primi dopo le chiusure per il Covid -, la polizia cinese ha adottato misure “stringenti”, portando via i costumi più “scorretti”. Secondo la Cnn, i controlli sono serviti a reprimere quelle forme di critica sociali che alcuni costumi suggerivano. Ma non solo, Pechino vuole arginare un fenomeno di imitazione per una festa che nulla ha a che fare con la cultura cinese, come “parte di una più ampia reazione nazionalistica contro le influenze straniere”.
Le autorità cinesi, in particolare, non avrebbero visto di buon occhio le “intemperanze” dello scorso anno, quando tra le maschere comparvero alcuni ragazzi insaccati dentro le tute anticontaminazione o altri vestiti da universitari (disoccupati). Ironie inammissibili per il regime che vede i “costumi come politicamente sovversivi", come ha detto a France24, Marc Lanteigne, sinologo presso The Arctic University of Norway. Insomma Halloween non piace a Pechino. Perché dietro i suoi tratti carnevaleschi si potrebbe celare uno spettro ben più elusivo: quello del dissenso politico.

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