Dodard, il Picasso di Haiti: «La bellezza ci salverà»

La furia distruttrice delle gang travolge anche atelier e musei. Il pittore: rispondiamo con l'arte. «L'immaginazione ristabilisce l'equilibrio sociale. Noi la utilizziamo anche per curare i bimbi
July 26, 2025
Dodard, il Picasso di Haiti: «La bellezza ci salverà»
Il pittore Philippe Dodard è conosciuto come il Picasso di Haiti
Studi di pittura saccheggiati, atelier di artigianato dati alle fiamme, gioielli architettonici abbattuti. Chiuse pure l’Accademia delle belle arti di Port-au-Prince e la “comune” di artisti di Croix-des-Bouquets. La furia armata delle gang che da anni si contendono l’isola di Hispaniola non risparmia neppure l’arte. Il pittore Philippe Dodard, noto in tutto il mondo come il “Picasso di Haiti”, non si dà però per vinto: «La bellezza - promette - salverà il mio Paese». Secondo l’artista, apprezzato anche come illustratore e vignettista, gli haitiani sono un popolo, per natura, «alla continua ricerca del bello». È un’attitudine ereditata dagli schiavi portati sull’isola dai coloni francesi, nel diciottesimo secolo, per lavorare le piantagioni di zucchero e caffè: «Africani che avevano attraversato l’oceano non solo con il corpo ma anche con lo spirito teso sempre alla vita e alla gratitudine - spiega - valori che ancora oggi contraddistinguono la nostra cultura». È da questo slancio che deriva anche la loro tipica interpretazione “colorata” del dolore. «Lo vivono e raccontano con fare quasi carnevalesco - sottolinea -.. Nell’arte africana, non a caso, le maschere esprimono la forza interiore necessaria ad affrontare i traumi e le difficoltà».
Gli attacchi alle gallerie d’arte sono ferite all’anima di Haiti straziata dall’incendio che, lo scorso 5 luglio, ha distrutto nella capitale lo storico Hôtel Oloffson, l’albergo in stile gotico-vittoriano amato da personaggi come Ernest Hemingway, Elizabeth Taylor e Graham Greene. «Nonostante la guerriglia - insiste - ci sono creativi, me compreso, che rimangono sull’isola a testimoniare con la propria arte i tempi difficili che stiamo vivendo, a dare voce al popolo attraverso le proprie opere. Molti non hanno più nemmeno gli strumenti per continuare a produrre, andati in fumo negli incendi che hanno distrutto le loro botteghe, ma si ingegnano come possono per continuare a creare, a esprimersi, in attesa di una svolta verso una ricostruzione radicale del Paese, non solo culturale ma anche politica e sociale». L’attesa di un ritorno al “Rinascimento haitiano” è ciò che spinge gli artisti rimasti sull’isola a portare avanti un progetto di arte-terapia per bambini. «Proponiamo iniziative di teatro, pittura, disegno e letteratura a piccoli e adolescenti per curare con la bellezza le loro ferite e aumentare la consapevolezza dell’importanza della cultura - racconta -. È un lavoro che svolgiamo insieme alla fondazione Culture Création, nata 33 anni fa, adattando i loro programmi alle emergenze del momento. Nella Haiti del post-terremoto, per esempio, abbiamo organizzato laboratori di arte per bambini allestendoli negli autobus parcheggiati nei campi per gli sfollati. Gli abbiamo fornito matite, colori e pennelli per aiutati a riversare su un foglio bianco le immagini legate al trauma e alla paura e ad avviare da qui la ricostruzione delle proprie vite».

L’intuizione di Dodard sulla forza rigeneratrice dell’arte, potente per gli haitiani come lo è la danza, riguarda anche l’economia: «Può creare opportunità di business, anche nell’ambito del turismo culturale, e rilanciare le esportazioni». La creatività e la spiritualità ad essa legata - insiste - sono più di tutto strumenti fondamentali a ripristinare l’equilibrio sociale e lil senso di appartenenza alla comunità , tasselli necessari a costruire un futuro prospero per tutti». Questo è quello che racconta l’esito di un’operazione delle forze di polizia haitiane condotta con insperato successo, la scorsa settimana, contro la banda che controlla il quadrante ovest dei Port-au-Prince. Gli agenti hanno affrontato la gang, numericamente molto più grande e, soprattutto, ben armata, per strappare alla distruzione le opere del Centre d’Art e del museo d’arte haitiana, un “tesoretto” di circa seimila pezzi, tra cui dipinti dei maestri del ventesimo secolo come Hector Hyppolite, Philomé Obin e Georges Liautaud, di valore inestimabile. Nesmy Manigat, ex ministro dell’Istruzione, ha commentato: «Il nostro patrimonio culturale è il simbolo della resistenza di questo Paese. È l’emblema di ciò che siamo, l’ultimo baluardo. E dobbiamo proteggerlo, qualunque sia il disastro, politico o naturale, in corso.

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