Le vittime, l'Isis, le tensioni con Israele: cosa sappiamo della strage in Australia
Tra i morti anche un sopravvissuto all'Olocausto, il rabbino e una bambina. L'Abc: gli attentatori avevano giurato fedeltà allo Stato islamico. L'uomo che è intervenuto per disarmare uno dei due è musulmano. Tra Tel Aviv e Canberra rapporti tesi per via della questione palestinese

È l'attentato più grave degli ultimi trent'anni in Australia, almeno 15 persone sono state uccise. L'attacco terroristico ha coinvolto due uomini armati che domenica alle ore 19 ora locale (ore 9 in Italia) hanno sparato e ucciso 15 persone, ferendone altre 40 sulla spiaggia di Bondi Beach a Sydney, dove si stava svolgendo la cerimonia di Hanukkah, una delle festività più importanti per la religione ebraica.
I responsabili della strage sono stati identificati dai media australiani come Sajid Akram, 50 anni, e suo figlio Naveed, 24 anni e la polizia ha confermato che fossero padre e figlio. L'uomo più anziano è morto, ucciso dalla polizia, mentre il figlio è in condizioni critiche in ospedale.
Il ministro dell'Immigrazione Tony Burke ha affermato che il presunto 24enne armato era nato in Australia, mentre suo padre, il secondo sospettato e ucciso dalla polizia nell'attacco, era un residente arrivato in Australia nel 1998 con un visto per studenti. Secondo quanto riportato dall'emittente australiana Abc, citando il servizio d'intelligence interna di Canberra Australian Security Intelligence Organisation (Asio), gli investigatori ritengono che gli uomini armati avessero giurato fedeltà al gruppo terroristico dello Stato Islamico, del quale sono state trovate due bandiere sull'auto usata dai terroristi.
Il ministro dell'Immigrazione Tony Burke ha affermato che il presunto 24enne armato era nato in Australia, mentre suo padre, il secondo sospettato e ucciso dalla polizia nell'attacco, era un residente arrivato in Australia nel 1998 con un visto per studenti. Secondo quanto riportato dall'emittente australiana Abc, citando il servizio d'intelligence interna di Canberra Australian Security Intelligence Organisation (Asio), gli investigatori ritengono che gli uomini armati avessero giurato fedeltà al gruppo terroristico dello Stato Islamico, del quale sono state trovate due bandiere sull'auto usata dai terroristi.
Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato sui social media di aver convocato un Consiglio dei ministri nazionale per rispondere a quello che ha definito un «atto di terrore e antisemitismo». «Siamo al fianco degli ebrei australiani e ci opponiamo all'odio e alla violenza», ha scritto Albanese su X. «L'Australia è più forte di coloro che cercano di dividerci e insieme supereremo anche questo».
Le tensioni politiche tra Australia e Israele sono presenti e sono cresciute a partire da agosto, quando Israele ha revocato i visti dei diplomatici australiani nei territori palestinesi occupati, cosa che il ministro degli Esteri australiano Penny Wong ha definito allora una «reazione ingiustificata, a seguito della decisione dell'Australia di riconoscere la Palestina».
Subito dopo l'attacco, anche i leader della comunità ebraica hanno espresso sgomento. «C'è stato un livello scioccante di antisemitismo che si è manifestato in questo Paese come in altri», ha spiegato all'agenzia internazionale Reuters Levi Wolff, rabbino capo della Sinagoga Centrale di Sydney, a Bondi Beach, dove il suo amico è stato ucciso domenica. «Quando l'antisemitismo non viene controllato dall'alto, queste sono le cose che succedono».
Durante una conferenza stampa, il primo ministro australiano ha letto un elenco di misure adottate dal suo governo, tra cui la criminalizzazione dell'incitamento all'odio e alla violenza e il divieto del saluto nazista. Ha promesso che i finanziamenti per la sicurezza fisica dei gruppi della comunità ebraica sarebbero stati estesi, sottolineando la necessità di leggi più severe sulle armi in Australia, che ha già tra le restrizioni più restrittive al mondo.
Inoltre, il primo ministro ha dichiarato che insisterà per leggi più severe sulle armi dopo l'attacco: l'aggressore più anziano aveva una licenza per armi da fuoco per la caccia ricreativa e sei armi registrate a suo nome. Sei armi da fuoco sono state anche ritrovate a Bondi Beach.
La BBC Australia ha verificato anche delle riprese dell'incidente che mostrano come si è svolta la sparatoria minuto per minuto. E in questi filmati, si vede anche un passante che è intervenuto per strappare la pistola a uno dei due aggressori: si tratta di Ahmed el Ahmed, di 43 anni, che nella collusione con l'assalitore è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco. Ahmed gestiva un negozio di frutta e verdura, è di origine siriana e di religione musulmana. In questo momento sui giornali australiani viene riconosciuto il suo atto di coraggio e persino il ministro dell'Immigrazione Tony Burke ha riconosciuto il merito ad Ahmed al Ahmed di aver disarmato uno degli uomini armati, contribuendo a rendere meno gravi le conseguenze della sparatoria.
Cosa si sa pubblicamente finora delle vittime?

Secondo la polizia australiana, nella sparatoria di Bondi Beach sono state uccise almeno 15 persone, di età compresa tra i 10 e gli 87 anni e delle 40 che sono state ferite, 27 sono ancora in ospedale, di cui 6 persone ferite in condizioni critiche. Tra loro il rabbino Eli Schlanger, 41 anni, di origine britannica, aveva contribuito a organizzare l'evento di Hanukkah a Bondi beach e aveva ricoperto il ruolo di rabbino assistente, secondo l'organizzazione ebraica Chabad, che ha ospitato l'evento.
Tra le vittime c'erano anche il rabbino Yaakov Levitan, segretario del Sydney Beth Din, un'istituzione religiosa ebraica e Reuven Morrison, tra i membri dell'organizzazione ebraica Chabad.
Anche Alex Kleytman, sopravvissuto all'Olocausto, è stato ucciso nella sparatoria, a cui aveva assistito insieme ai figli e ai nipoti.
Anche il cittadino francese Dan Elkayam è morto, ha confermato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot su X. «Siamo in lutto con la sua famiglia e i suoi cari, con la comunità ebraica e con il popolo australiano in lutto», ha scritto Barrot.
Tra le vittime c'erano anche il rabbino Yaakov Levitan, segretario del Sydney Beth Din, un'istituzione religiosa ebraica e Reuven Morrison, tra i membri dell'organizzazione ebraica Chabad.
Anche Alex Kleytman, sopravvissuto all'Olocausto, è stato ucciso nella sparatoria, a cui aveva assistito insieme ai figli e ai nipoti.
Anche il cittadino francese Dan Elkayam è morto, ha confermato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot su X. «Siamo in lutto con la sua famiglia e i suoi cari, con la comunità ebraica e con il popolo australiano in lutto», ha scritto Barrot.
C'è anche una bambina di 10 anni tra le vittime, è stata identificata dai media locali solo come Matilda, poiché la sua famiglia ha chiesto di non rivelarne il cognome. In una raccolta fondi organizzata per la sua famiglia, l'insegnante di Matilda l'ha descritta come una «bambina brillante, gioiosa e vivace che ha portato luce a tutti coloro che la circondavano». Un'altra delle vittime era Peter Meagher, ex poliziotto e volontario del club di rugby locale. Lavorava come fotografo freelance durante l'evento di Hanukkah, ha dichiarato il Randwick Rugby Club.

Le sparatorie di massa sono rare in Australia, uno dei Paesi più sicuri al mondo. L'attacco di domenica è stato il peggiore dal 1996, quando un uomo armato uccise 35 persone nel sito turistico di Port Arthur, nello stato insulare meridionale della Tasmania.
«Ci si può facilmente arrabbiare e cercare di incolpare gli altri, ma non è questo il punto», ha riflettuto il rabbino Mendel Kastel, il cui cognato Eli Schlanger è stato ucciso domenica. «Dobbiamo fare un passo avanti in un momento come questo».
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