venerdì 27 gennaio 2017
Elenco dei reati commessi da migranti e creazione di zone sicure in territorio siriano per i profughi
L'ultima mossa di Trump: lista settimanale degli immigrati cattivi
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Una gogna pubblica per gli immigrati che vivono negli Stati Uniti e che finiscono nelle maglie della giustizia americana. Donald Trump fa un altro passo, il terzo in meno di una settimana, per contenere e isolare i migranti. Con un decreto, lo strumento che ha prescelto per «ristabilire lo stato di diritto», il presidente americano ha ordinato ieri alla sua Amministrazione di pubblicare una lista settimanale di tutti i reati commessi dagli stranieri. Con il documento esige che le forze dell’ordine «rendano pubblica una lista onnicomprensiva di azioni criminali commesse da stranieri », senza precisare se i nomi saranno resi noti al momento dell’incriminazione o della condanna. La lista ricorda quella del sito di estrema destra Breitbart News – denominata “Black crime” – fondato dall’attuale stratega di Trump, Steve Bannon.

L’elenco dovrà fornire all’Amministrazione anche informazioni dettagliate sulle cosiddette città santuario: i centri che si rifiutano di consegnare gli immigrati senza documenti al governo federale. Il nuovo capo della Casa Bianca ha già autorizzato tagli ai trasferimenti di fondi a tali città, fra le quali spiccano New York e Boston. Ieri è stata invece confermata come imminente la firma dell’annunciato ordine esecutivo che bloccherà per quattro mesi l’arrivo in America dei cittadini di sette Paesi musulmani: Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Un provvedimento che il presidente americano ha definito necessario perché il mondo «è un totale caos». Il progetto, intitolato “Protezione della nazione da attentati da parte di stranieri”, delinea anche l’interruzione completa, sempre per 120 giorni, del programma americano di ammissione di profughi in fuga da guerre. «Sono persone che entrano in molti casi con intenzioni diaboliche – ha spiegato il miliardario populista –. Sono il Daesh. Vengono con falsi scopi. Arrivano per causarci problemi enormi».

L’ordine esecutivo conterrà anche l’impegno dell’Amministrazione repubblicana a creare delle «zone sicure» in Siria e nelle regioni circostanti nelle quali gli sfollati potranno attendere il rimpatrio o il reinsediamento in un Paese terzo. Si tratta di un altro ambito nel quale Trump intende ribaltare la politica del suo predecessore, che aveva resistito alle pressioni degli alleati in Medio Oriente a creare delle “no fly zone” perché avrebbero richiesto un forte impegno militare. Non è chiara dal decreto la definizione di tale aree, dove sorgerebbero e chi le difenderebbe. Intanto i leader repubblicani, che in campagna elettorale avevano espresso imbarazzo e perplessità di fronte all’idea del loro candidato di costruire un muro lungo il confine con il Messico, hanno acconsentito ieri a finanziarlo. Trump ha sempre sostenuto che il Messico rimborserà i costi per la costruzione della barriera. E in serata il portavoce Sean Spicer ha annunciato che il presidente vuole imporre una nuova tassa del 20% su tutte le importazioni dal Messico per pagare il muro: un ricavo intorno ai 10 miliardi l’anno. In precedenza, lo speaker della Camera, Paul Ryan, aveva confermato che i 12 o 15 miliardi di dollari necessari per l’impresa saranno disponibili entro la fine dell’anno fiscale, a settembre. Più il progetto diventa concreto, più si inaspriscono le relazioni fra gli Usa e il loro vicino del Sud, che ha reagito alla mossa unilaterale del nuovo leader Usa. Ieri il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha infatti cancellato il vertice in programma il 31 gennaio con l’omologo americano, annunciando battaglia: «Non pagheremo per nessun muro».

Trump ha risposto che un incontro sarebbe stato comunque «inutile» se il leader messicano non avesse finanziato il muro. A rischiare di provocare un’altra crisi diplomatica invece è l’affermazione di Trump che il waterboarding, una forma di tortura che simula l’annegamento, è «molto, molto efficace», oltre a indiscrezioni di stampa che lo vedono prossimo ad autorizzare la Cia a riaprire carceri segrete all’estero e a usare le tecniche di interrogatorio che Barack Obama ha messo fuorilegge. Il premier britannico Theresa May, da ieri negli Stati Uniti, dopo suggestioni legate alla «guida del mondo» ha annunciato che il Regno Unito potrebbe interrompere la collaborazione con le agenzie di intelligence Usa nel caso in cui gli Stati Uniti «dovessero adottare la tortura per ottenere informazioni». May avrà oggi un bilaterale con Trump. Il presidente Usa ieri ha anche ordinato l’apertura di un’inchiesta sui presunti brogli elettorali che gli avrebbero sottratto «milioni di voti», assegnando la vittoria del voto popolare alla rivale Hillary Clinton. Per protestare contro questa e altre misure, ieri l’intero livello di alti funzionari del dipartimento di Stato Usa si è dimesso. Nel frattempo è stato invece «costretto» da Trump a dimettersi il capo della polizia di frontiera, Mark Morgan.

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