venerdì 4 giugno 2021
La nuova linea difensiva dell’omicida confesso pochi giorni dopo l’approvazione nel Parlamento regionale della cosiddetta “legge trans”
Accusato di femminicidio: «Chiamatemi Lorena»

Ansa

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Tre anni fa confessò di aver ucciso la cugina Vanesa, di 21 anni, sua coetanea, con trenta martellate mentre era sola in casa. Ora il suo caso, al processo cominciato lunedì al Tribunale di Las Palmas, alle Canarie, scuote la Spagna. Sul banco degli imputati, Jonathan de Jesús Robaina Santana, per il quale l’accusa reclama 25 anni per omicidio aggravato, ha chiesto di essere chiamato Lorena.

Afferma di sentirsi una donna e di aver avviato un procedimento per il cambio di genere. Ha ammesso l’omicidio, ma negato gli abusi sessuali sulla vittima, per scampare una pena supplementare a 16 anni. Inquadrato come femminicidio, con l’aggravante dalla violenza di genere, il processo vede l’Istituto per l’uguaglianza delle Canarie parte civile nell’accusa. La nuova linea difensiva dell’omicida confesso, pochi giorni dopo l’approvazione nel Parlamento regionale, il 26 maggio, della così detta “legge trans”, che consente l’autodeterminazione di genere senza un percorso di transizione o di accompagnamento psicologico. Una circostanza che ha infiammato il già rovente dibattito sulla normativa proposta a livello nazionale dalla ministra per l’Uguaglianza Irene Montero, di Podemos, dalla quale ha preso le distanze la vicepremier socialista Carmen Calvo. E che a metà maggio non aveva ottenuto il via libera alla discussione parlamentare, per l’astensione del Psoe. In 11 delle 17 regioni iberiche sono già in vigore leggi che consentono dai 16 anni il cambio di sesso all’anagrafe senza perizie mediche o trattamenti. Ma la loro applicazione è limitata proprio dalla mancanza di una normativa quadro. E ora il caso di Jonathan-Lorena materializza i rischi di insicurezza giuridica e «non protezione» delle donne denunciati dai collettivi femministi. Dalla prefettura delle Canarie confermano che, in base ai protocolli penitenziari, l’imputato è stato trasferito in un «modulo protetto». Ma che «il riconoscimento dell’identità di genere sollecitato non implicherà quello di una nuova identità giuridica, all’interno o all’esterno dei recinti penitenziari». La bozza Montero, sottolineano fonti giuridiche, prevede, in realtà, che «la rettifica» del sesso e il cambio di nome «non altereranno la titolarità dei diritti e degli obblighi giuridici anteriori all’iscrizione del cambio al registro». Ma la difesa dell’assassino ha già aperto la strada a diversa interpretazione, sostenendo che «la sofferenza» del suo cliente «ha annullato totalmente le sue capacità cognitive».

E, pertanto, va esclusa l’azione premeditata dell’omicida, riconosciuto invece dai periti «in grado di discernere il bene dal male».

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