Scienza e vaccini non sono opinioni: quando lo insegneremo a scuola?
Se devo stabilire l’efficacia di una terapia, questa non può essere frutto di un parere, ma di esperimenti, di prove validate, e conquistate risolvendo le incertezze

Almeno fino alla fine di settembre sembra si porrà fine alla discussione sulla composizione della Commissione che si dovrà occupare delle vaccinazioni. Bene ha fatto il ministro Schillaci a rimettere tutto in discussione riconoscendo un evidente errore. Le vaccinazioni sono una parte fondamentale della prevenzione perché indipendentemente dal caso Covid-19 hanno ridotto e in qualche caso eliminato gravi malattie infettive. In attesa di quanto succederà in futuro, è molto importante alzare lo sguardo e chiederci come mai si possa ancora oggi valorizzare chi mette in discussione la utilità delle vaccinazioni. Il problema, a mio parere, dipende dal fatto che la scienza non è entrata nella cultura degli italiani. Basta consultare l’articolo 9 della nostra pur pregevole Costituzione che dice: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica...». Ciò significa che la scienza non fa parte della cultura.
Lo si può constatare anche sulle pagine culturali dei giornali e delle riviste. È difficile rintracciare un articolo che parli di problemi scientifici che invece trovano ospitalità in altre pagine o inserti. La scienza manca negli insegnamenti della scuola italiana. Abbiamo le discipline scientifiche – fisica, chimica, biologia – ma sono le conoscenze del passato. Manca la scienza intesa come “conoscenza” diversa e non sostituibile da forme di conoscenza derivate da altri saperi come la filosofia, l’arte l’economia, la giurisprudenza. Quanto sarebbe utile poter interfacciare i vari saperi con la scienza! Se voglio sapere se qualcosa fa bene o fa male non posso chiederlo alla filosofia, al greco o all’arte, devo chiederlo alla scienza, perché ha sviluppato una metodologia in continua evoluzione e miglioramento.
Analogamente, se devo stabilire l’efficacia delle vaccinazione o a chi deve essere fatta una vaccinazione non può essere frutto di opinioni personali per quanto autorevoli, deve essere il frutto di esperimenti, di prove validate. La scienza non possiede a priori la verità, la deve conquistare risolvendo le incertezze che a loro volta evocano altre incertezze. Come tutte le attività umane anche la scienza può essere fallibile, ma ha la capacità di correggersi nel tempo attraverso il continuo sviluppo della ricerca che deve confermare i risultati ottenuti.
La maggior parte degli italiani non ha un’idea di cosa voglia dire “prevenzione” o di come si debba fare a stabilire ad esempio l’efficacia di un determinato intervento sia esso diagnostico, terapeutico o riabilitativo. È sempre necessario stabilire un protocollo in cui sia stata calcolata la numerosità dei pazienti, sia presente un gruppo di controllo, sia stata distribuita a caso la popolazione nei due gruppi (processo detto randomizzazione) sia attuata la “cecità”, cioè né i pazienti né i medici devono sapere cosa si somministri. Non si tratta di avere opinioni o pluralismo su questi problemi, salvo il concepire esperimenti che non porteranno risultati attendibili.
Un’altra mancanza di conoscenza riguarda il concetto del “rapporto di causa ed effetto”. Sembra facile, ma non lo è, perché comporta la possibilità di stabilire se un determinato beneficio o un determinata tossicità permetta di identificare la causa che lo ha determinato. Al tempo del Covid-19 si era suscitato panico perché in qualche caso a distanza di uno o più giorni dalla somministrazione del vaccino si assisteva alla morte di un vaccinato. In realtà sapendo che in Italia muoiono almeno 1.500 persone al giorno e che la vaccinazione era molto diffusa non ci si doveva sorprendere . Si trattava non di causalità, ma di casualità. Come pure si era gridato allo scandalo per il rapporto fra vaccinazioni e miocarditi . In realtà il vaccino anti Covid-19 non protegge contro le miocarditi. Ma contro un virus. L’unico modo per capire se si trattava di un rapporto di causa ed effetto era il confronto del numero di miocarditi per 1000 abitanti negli anni prima del Covid e durante le vaccinazioni.
Altro problema, la comprensione del concetto di probabilità. Il mercato ci vuole convincere della necessità di diminuire la concentrazione di colesterolo ematico facendoci credere che ciò diminuisca la possibilità di avere un infarto cardiaco. Non ci dice quanta è la probabilità perché ci nasconde un numero che possiamo conoscere solo dagli studi clinici controllati. È un numero che dice quante persone devo trattare con una statina perché una persona non abbia un infarto cardiaco. Ci viene nascosto che è come giocare alla lotteria perché in prevenzione primaria si devono trattare per un anno 199 persone inutilmente perché una non abbia un infarto. Le 199 persone avranno effetti collaterali che graveranno poi sugli interventi che deve effettuare il Ssn. Questo tipo di informazioni non è spesso conosciuto neppure dal medico perché manca una informazione indipendente.
La mancanza della scienza nella scuola implica poi la difficoltà di interpretazione di tutte le notizie riguardanti la salute riportate sui social network, su Internet e nel prossimo futuro tutto ciò che verrà propinato dall’Intelligenza Artificiale. Da questo punto di vista, e per le stesse ragioni, la pubblicità è divenuta un monopolio senza alcun controllo. Subiamo solo informazione da parte di chi vende ed in pratica siamo orfani di una informazione indipendente.
è perciò urgente che il ministro dell’Istruzione si decida a introdurre in tutti i livelli e gradi della scuola 1 ora alla settimana in ogni classe dedicata alla scienza che riguarda la salute. Questa ora deve essere realizzata da parte di insegnanti preparati per questo scopo attraverso una Scuola Superiore di Sanità da istituire il più presto possibile. Ci vorrà del tempo, ma se avessimo cominciato nel passato saremmo già a buon punto. Speriamo che non sia il solito auspicio!
Lo si può constatare anche sulle pagine culturali dei giornali e delle riviste. È difficile rintracciare un articolo che parli di problemi scientifici che invece trovano ospitalità in altre pagine o inserti. La scienza manca negli insegnamenti della scuola italiana. Abbiamo le discipline scientifiche – fisica, chimica, biologia – ma sono le conoscenze del passato. Manca la scienza intesa come “conoscenza” diversa e non sostituibile da forme di conoscenza derivate da altri saperi come la filosofia, l’arte l’economia, la giurisprudenza. Quanto sarebbe utile poter interfacciare i vari saperi con la scienza! Se voglio sapere se qualcosa fa bene o fa male non posso chiederlo alla filosofia, al greco o all’arte, devo chiederlo alla scienza, perché ha sviluppato una metodologia in continua evoluzione e miglioramento.
Analogamente, se devo stabilire l’efficacia delle vaccinazione o a chi deve essere fatta una vaccinazione non può essere frutto di opinioni personali per quanto autorevoli, deve essere il frutto di esperimenti, di prove validate. La scienza non possiede a priori la verità, la deve conquistare risolvendo le incertezze che a loro volta evocano altre incertezze. Come tutte le attività umane anche la scienza può essere fallibile, ma ha la capacità di correggersi nel tempo attraverso il continuo sviluppo della ricerca che deve confermare i risultati ottenuti.
La maggior parte degli italiani non ha un’idea di cosa voglia dire “prevenzione” o di come si debba fare a stabilire ad esempio l’efficacia di un determinato intervento sia esso diagnostico, terapeutico o riabilitativo. È sempre necessario stabilire un protocollo in cui sia stata calcolata la numerosità dei pazienti, sia presente un gruppo di controllo, sia stata distribuita a caso la popolazione nei due gruppi (processo detto randomizzazione) sia attuata la “cecità”, cioè né i pazienti né i medici devono sapere cosa si somministri. Non si tratta di avere opinioni o pluralismo su questi problemi, salvo il concepire esperimenti che non porteranno risultati attendibili.
Un’altra mancanza di conoscenza riguarda il concetto del “rapporto di causa ed effetto”. Sembra facile, ma non lo è, perché comporta la possibilità di stabilire se un determinato beneficio o un determinata tossicità permetta di identificare la causa che lo ha determinato. Al tempo del Covid-19 si era suscitato panico perché in qualche caso a distanza di uno o più giorni dalla somministrazione del vaccino si assisteva alla morte di un vaccinato. In realtà sapendo che in Italia muoiono almeno 1.500 persone al giorno e che la vaccinazione era molto diffusa non ci si doveva sorprendere . Si trattava non di causalità, ma di casualità. Come pure si era gridato allo scandalo per il rapporto fra vaccinazioni e miocarditi . In realtà il vaccino anti Covid-19 non protegge contro le miocarditi. Ma contro un virus. L’unico modo per capire se si trattava di un rapporto di causa ed effetto era il confronto del numero di miocarditi per 1000 abitanti negli anni prima del Covid e durante le vaccinazioni.
Altro problema, la comprensione del concetto di probabilità. Il mercato ci vuole convincere della necessità di diminuire la concentrazione di colesterolo ematico facendoci credere che ciò diminuisca la possibilità di avere un infarto cardiaco. Non ci dice quanta è la probabilità perché ci nasconde un numero che possiamo conoscere solo dagli studi clinici controllati. È un numero che dice quante persone devo trattare con una statina perché una persona non abbia un infarto cardiaco. Ci viene nascosto che è come giocare alla lotteria perché in prevenzione primaria si devono trattare per un anno 199 persone inutilmente perché una non abbia un infarto. Le 199 persone avranno effetti collaterali che graveranno poi sugli interventi che deve effettuare il Ssn. Questo tipo di informazioni non è spesso conosciuto neppure dal medico perché manca una informazione indipendente.
La mancanza della scienza nella scuola implica poi la difficoltà di interpretazione di tutte le notizie riguardanti la salute riportate sui social network, su Internet e nel prossimo futuro tutto ciò che verrà propinato dall’Intelligenza Artificiale. Da questo punto di vista, e per le stesse ragioni, la pubblicità è divenuta un monopolio senza alcun controllo. Subiamo solo informazione da parte di chi vende ed in pratica siamo orfani di una informazione indipendente.
è perciò urgente che il ministro dell’Istruzione si decida a introdurre in tutti i livelli e gradi della scuola 1 ora alla settimana in ogni classe dedicata alla scienza che riguarda la salute. Questa ora deve essere realizzata da parte di insegnanti preparati per questo scopo attraverso una Scuola Superiore di Sanità da istituire il più presto possibile. Ci vorrà del tempo, ma se avessimo cominciato nel passato saremmo già a buon punto. Speriamo che non sia il solito auspicio!
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