Per un nuovo patto fiscale
L’offerta politica sembra destinata a mutare. È una questione di forme partecipative e aggregative, ma anche di qualità dei politici e delle loro idee. Un terreno decisivo, da questo punto di vista, è oggi quello della ricerca di soluzioni per abbattere il debito pubblico, far ripartire il Paese, coniugare crescita ed equità. E uno degli snodi nevralgici è il fisco. È, infatti, necessario riuscire a stabilire un vero e proprio nuovo Patto Fiscale con gli italiani che consenta di perseguire in modo efficace questi obiettivi.Partiamo dall’evasione. L’evasione fiscale costa nel complesso al Paese circa 250 miliardi di euro (secondo una stima media, in una forchetta piuttosto ampia di valori che provengono da diversi studi). Una somma enorme con cui in 8 anni si potrebbe estinguere il debito pubblico. È altresì evidente che in Italia la pressione fiscale è troppo forte e per molte piccole e piccolissime attività l’evasione è – come sì è sottolineato a più riprese su 'Avvenire' – una slealtà «senza allegria », compiuta quasi solo per sopravvivere. L’evasione viola, però, il principio di eguaglianza di fronte alle regole. I cittadini che evadono il fisco aumentano la pressione implicita su quelli che le tasse le pagano, rendendo tale pressione ancora più alta di quella ufficiale, già ritenuta da molti insopportabile.Allo stesso tempo la scelta di alcune imprese di evadere rende sleale la competizione tra le imprese che pagano e quelle che non pagano le tasse. Il tema dell’evasione fiscale è un classico tema che mette assieme etica, economia e regole. Quindi un tema dove le organizzazioni sociali (di area cattolica e no) hanno qualcosa di originale da dire. Per combattere l’evasione senza distruggere l’economia, la via maestra passa sul tracciato segnato dal famoso slogan «Pagare meno, pagare tutti», combinando lotta all’evasione e restituzione delle risorse sotto forma di minori tasse. In concreto, è necessario comunicare in modo credibile l’inasprimento della lotta all’evasione, con una mossa decisiva come quella della riduzione della soglia sotto la quale è proibito l’uso del contante: da 1.000 ad almeno 300 euro.Com’è noto, tempo fa, il governo aveva proposto la soglia ancora più drastica di 50 euro, probabilmente esagerata perché ingesserebbe troppo i piccolissimi pagamenti e ne aumenterebbe i costi per via delle commissioni connesse all’uso di carte di credito e bancomat. La ritirata a quota 1.000 appare però esagerata e taglia fuori una quota enorme di transazioni spesso effettuate in nero. Lo Stato dovrebbe contemporaneamente vincolarsi a trasferire i proventi della lotta all’evasione in riduzioni della pressione fiscale sui redditi delle famiglie e/o sul costo del lavoro delle imprese. Il gettito fiscale nel Paese è, grosso modo, di 420 miliardi. Se si fosse in grado di recuperare con questo nuovo Patto almeno la metà dell’evasione si potrebbe ridurre di quasi il 30% il prelievo fiscale con effetti consistenti sulle tasche dei cittadini. In una situazione ideale di evasione zero si arriverebbe a una riduzione di più del 50%.La riduzione dovrebbe essere maggiore sulle aliquote più basse, in modo tale da favorire i cittadini meno abbienti che trasformerebbero in proporzione maggiore la riduzione delle tasse in nuova domanda. Parte dei proventi andrebbero inoltre utilizzati per introdurre forme di 'quoziente familiare' – in campo c’è la soluzione del 'fattore famiglia' – in grado di riconoscere non solo i maggiori oneri ma anche il valore sociale delle famiglie. L’altro capisaldo del nuovo Patto Fiscale potrebbe essere quello di un uso selettivo dell’Iva.L’Iva non è mai neutrale e la costruzione degli scaglioni implica necessariamente delle scelte politiche. Sarebbe meglio dichiarare esplicitamente una scala di valori e costruire sulla base di questi le differenti aliquote che invece oggi sono il risultato di interventi più o meno casuali stratificatisi nel tempo. Il principio dovrebbe essere quello di spostare la tassazione dai fattori produttivi e dalle persone alle cose e alle conseguenze dannose delle attività economiche. Premiando al contempo attività 'virtuose' ovvero coerenti con la scala di valori prescelta con opportune riduzioni di aliquota.Dovrebbero, insomma, avere aliquote più basse beni di prima necessità, prodotti legati ai consumi delle famiglie e soprattutto prodotti che appartengono a filiere con elevato grado di responsabilità sociale e ambientale. Mentre è raramente efficace nell’economia globale promuovere ambiente e lavoro dal lato della produzione (imponendo standard troppo elevati all’interno del nostro Paese, che aumenterebbero la propensione delle imprese a delocalizzare alla ricerca di costi del lavoro e ambientali più bassi), è possibile perseguire questo obiettivo – come su queste colonne è stato suggerito più volte – dal lato della vendita. Utilizzando, infatti, il principio della green consumption tax (la tassa verde sui consumi) si penalizzano, indipendentemente dal Paese in cui la produzione avviene, quelle aziende che utilizzano processi produttivi ambientalmente meno sostenibili non ponendo, dunque, in condizioni di svantaggio le nostre imprese rispetto ai competitori esteri. Un’idea interessante e controversa, da studiare più a fondo, è quella della tassa sulle transazioni monetarie (ovvero dei prelievi al bancomat). Si tratta di fatto di un’imposta sui consumi perché i prelievi sono effettuati con questo obiettivo, ma proprio per questo potrebbe sostituire quella parte di Iva comune e non selettiva riducendone l’evasione che è un’altra piaga che costa ogni anno al Paese e 'catturando' le transazioni dell’economia illegale e sommersa.Una tassa sulle transazioni monetarie sarebbe difficilmente evadibile se non dai cittadini che vivono nelle zone di frontiera e potrebbero cercare di prelevare in banche oltre confine. Ciò sarebbe conveniente soltanto se i costi aggiuntivi di prelievo di solito applicati in questi casi fossero superiori alla tassa. Riduzione della soglia del contante, riduzione automatica delle tasse con i proventi della lotta all’evasione, Iva selettiva e tassa sulle transazioni monetarie che sostituisce in parte l’Iva sono gli ingredienti potenziali di un nuovo Patto Fiscale con gli italiani. La discussione è aperta. Ma dev’essere produttiva. È tempo di liberarci dall’evasione. Per abbattere il debito che grava in modo enorme su questa e sulle prossima generazione, ridurre sensibilmente le tasse e ridare slancio all’Italia.
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