L'Europa in un mondo multicentrico: dove finisce l'Occidente

Il vertice Sco in Cina è stato un paradigma del fatto che per capire, gestire e non subire le trasformazioni del sistema internazionale non possiamo considerare un "noi" contrapposto al &quo
September 2, 2025
L'Europa in un mondo multicentrico: dove finisce l'Occidente
ANSA | Il presidente russo Vladimir Putin, il presidente cinese Xi Jinping e tutti i leader presenti al vertice dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) a Tianjin, in Cina, il 31 agosto
Le analisi occidentali sottolineano il grande successo del venticinquesimo vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) tenutosi in questi giorni in Cina, aggiungendo la preoccupazione che ciò simboleggi l’ascesa di un nuovo sistema internazionale imperniato sulla Cina e sul Sud Globale, contrapposto a un Occidente in crescenti difficoltà. E non vi è dubbio che l’incontro della Sco a Tianjin sia stato un trionfo per il presidente cinese Xi Jingping, che ha radunato attorno a sé tutti i principali leader dell’Asia centromeridionale, e soprattutto Putin, Erdogan e finanche il primo ministro indiano Modi, superando anni di forte conflittualità.
Tuttavia, guardare ai risultati eclatanti dell’incontro dei Paesi Sco solo da un’ottica occidentalo-centrica è un approccio superato, che non tiene conto delle trasformazioni del sistema-mondo a cui stiamo assistendo. Ragionare su quanto fa il Sud Globale in termini di pericolo e di potenzialità per l’Occidente significa immaginare che ci sia un “noi” (Stati Uniti, Europa, Giappone) contrapposto a un resto del mondo magmatico e che cerca di scalzare il nostro ruolo. Non verrà nulla di buono dal seguire questi vecchi schemi polarizzanti. E tutto ciò per diversi validi motivi.
Innanzitutto, perché l’Amministrazione Trump sta allontanando sempre più gli Stati Uniti dall’Europa. Non si tratta solo delle politiche folli e improvvisate di un presidente megalomane e capriccioso: le differenze ideologiche, sociali e culturali rendono sempre più fragile l’idea di un Occidente coeso e unito al suo interno. Le due sponde dell’Atlantico si fanno sempre più lontane ed è tempo che gli europei lo capiscano e guardino al mondo in modo nuovo.
Vi è poi un evidente riequilibrio di potenza, con la prepotente ascesa della Cina, dell’India e di altri attori del Sud Globale. Ciò è in realtà un semplice ritorno al passato: il dominio dell’Occidente, figlio del periodo coloniale europeo, è una parentesi di un paio di secoli o poco più: l’Asia, il più vasto continente del pianeta, è sempre stato centrale nella storia della civiltà umana. Quello che per noi è la crisi del tradizionale sistema internazionale liberale, per gli altri è solo il declino del predominio del sistema occidentale, a favore di un mondo multicentrico o a-centrico.
Infine, sarebbe profondamente distorcente pensare alla Sco come a una sorta di rivale della Nato, come pure è stato detto. Non è così, si tratta di un’organizzazione che unisce sì i Paesi asiatici ma il successo di questo vertice, in particolare il riavvicinamento fra India e Cina – storici avversari –, è figlio più delle improvvisazioni del presidente Trump, che ama umiliare gli amici ed è attratto dagli autocrati e pure dai dittatori, che del reale superamento delle rivalità reciproche fra quegli Stati.
Insomma, per capire, gestire e non subire le trasformazioni del sistema internazionale contemporaneo dobbiamo cambiare la nostra bussola interpretativa. Non esiste un “noi” contrapposto a un “loro”; esistono evidenti differenze fra come l’Europa vede i diritti umani, le libertà, i sistemi di governo e come queste cose vengono percepite in Asia o in Africa, ma dobbiamo sforzarci di cercare gli elementi di convergenza e non solo di dissonanza. Anni fa era divenuta celebre la teoria di Huntington sullo “scontro delle civiltà”: una visione profondamente falsata della realtà, ma autoassolutoria per l’Occidente, che giocava ancora una volta ai “buoni contro i cattivi”. In realtà, vi era – e vi è ancora – uno scontro dentro ogni civiltà fra le pulsioni dogmatiche, estremizzanti, xenofobe e fra chi capisce che l’altro non è per forza una minaccia ma un’opportunità di crescita.
Così dobbiamo fare noi ora: orfani della solidarietà atlantica, dobbiamo capire che l’Europa non può stare da sola ma deve agire in un mondo multicentrico. Un mondo in cui il ritorno evidente delle logiche di potenza può essere attenuato da politiche meno antagoniste e meno legate agli schemi del passato. Il che non significa rinunciare ai valori in cui crediamo a partire dalla democrazia liberale; anzi, tutt’altro: solo se i piccoli, rissosi, petulanti Stati europei sapranno rafforzare il ruolo dell’Unione Europea come soggetto geopolitico unitario noi potremo essere attori attivi in un sistema mondiale reticolare, cercando di ricostruire una visione multilaterale incrinatasi in questi anni scellerati di guerre, violenze e contrapposizione.

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