La vera forza dell'Europa è l'inclusione

Nessuno sconvolgimento delle basi demografiche europee è in corso, come sostiene la "National Security Strategy" degli Usa di Trump. L'identità culturale del nostro Continente non si difende con la chiusura
December 9, 2025
La vera forza dell'Europa è l'inclusione
L' Europa in un disegno/ SICILIANI
Un documento importante come la National Security Strategy degli Usa di Trump pronostica un fosco avvenire per l’Europa: addirittura la cancellazione della civiltà europea entro vent’anni. La causa sarebbe l’immigrazione incontrollata, favorita da politiche migratorie insostenibili. Gli Stati Uniti promettono di sostenere i partiti “patriottici” che contrastano l’immigrazione, come Afd in Germania e Reform UK nel Regno Unito. L’argomento riecheggia le tesi della sostituzione etnica, anche perché accompagnato dal rilievo del declino demografico del Vecchio Continente. Preoccupa la cornice politica in cui si colloca questa tesi, inasprendo una crescente distanza tra le due sponde dell’Atlantico, ma non di meno occorre riconoscere che questa visione ansiogena trova adepti anche al di fuori dei circoli ultra-conservatori statunitensi. A una simile plumbea rappresentazione del futuro possiamo opporre tre rilievi. Anzitutto, i numeri: su 450 milioni di residenti nell’Ue, gli immigrati sono circa 38 milioni, di cui 13 sono cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea. Siamo nettamente sotto il 10%, nessuno sconvolgimento delle basi demografiche europee è in corso. Il problema principale è quello di trasformare gli immigrati in cittadini pienamente integrati: di contrastare e riscattare le periferie sociali dell’esclusione. Pur ammettendo la portata della questione, sarebbe difficile elevarla al rango di sfida per la civiltà europea.
In secondo luogo, nessun elemento costitutivo dell’impianto istituzionale europeo o delle sue tradizioni, è stato stravolto per effetto dell’immigrazione: né le costituzioni, né le lingue ufficiali, né il calendario delle festività. Nessuno dei maggiori cambiamenti culturali dipende dagli immigrati: per ricordarne qualcuno, il declino della stabilità delle unioni familiari, il calo delle nascite, la secolarizzazione, la crisi dei corpi intermedi. Per alcuni di questi anzi l’immigrazione è piuttosto un fattore di freno, mentre per altri aspetti ne è coinvolta e li subisce. In terzo luogo, non si dà nessuna politica d’immigrazione indiscriminata nell’Ue. Anzi, col nuovo Patto sull’immigrazione e l’Asilo del 2024 le istituzioni europee sono andate nella direzione opposta, restringendo il diritto di asilo. Proprio ieri il Consiglio ha presentato un’ulteriore stretta con i nuovi criteri sulle espulsioni, la lista dei Paesi considerati sicuri e i Centri fuori dai confini dell’Unione. Ma l’Europa ha un serio problema: manca di manodopera. Un po’ tutti i governi, compreso quello italiano, stanno riaprendo le frontiere all’immigrazione per lavoro: nel nostro caso, con 500.000 ingressi autorizzati per i prossimi tre anni. Gli Stati Uniti hanno un problema analogo, tanto da frenare la caccia agli immigrati irregolari quando si tratta di incidere sulle attività produttive, dai campi ai cantieri edili. Se i governi sono importatori riluttanti di manodopera, la medesima tensione attraversa la vita quotidiana di milioni di cittadini europei e statunitensi: appaiono in maggioranza contrari all’immigrazione, e tendono a votare per i partiti che promettono di respingerla, ma affidano anziani a bambini a lavoratrici straniere, si fanno portare i pasti a casa dai rider, ricorrono a muratori e decoratori immigrati per le ristrutturazioni, mangiano frutta e bevono vino prodotto con il lavoro di quelli che dovrebbero tornare o starsene a casa loro. Si potrebbe continuare a lungo, provando a immaginare come potrebbe funzionare la vita quotidiana senza questi apporti: in Italia, 2,5 milioni di occupati regolari, oltre il 10% del totale. In contemporanea involontaria con l’uscita del documento trumpiano, a Firenze si è tenuto un convegno del Meic (Movimento ecclesiale d’impegno culturale, ex laureati cattolici) che ha avuto come tema “Per un’Europa libera e forte”, con l’intervento fra gli altri di Romano Prodi. La migliore risposta alle apocalittiche previsioni di Trump e J.D. Vance è l’elaborazione di una nuova idea di Europa, capace di proiettare nel futuro un’identità culturale ancorata ai suoi valori fondativi, ma insieme aperta e inclusiva.

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