La corruzione spuzza, sempre e dovunque
Nella lista dei corrotti stilata da Libera, la Campania figura al primo posto. Noi non perdiamo la speranza, convertiamoci, ritorniamo a essere uomini

Traditori: il loro vero nome è questo. Posso capire chi ruba il pane per mettere a tacere i morsi della fame, chi evade da una cella per il desiderio di libertà, chi mente per evitare di essere ammanettato. Non potrò mai capire – né tantomeno giustificare – chi imbroglia il prossimo per aggiungere inutili ricchezze alle sue ricchezze, chi ruba il cibo ai poveri per farlo sciupare dai suoi figli che già ne hanno in abbondanza. Il primo posto tra i peggiori corrotti spetta a chi ha ricevuto dal popolo sovrano la fiducia per poterlo governare.
Ci siamo sbizzarriti con le accuse alle mafie e abbiamo fatto bene. Le mafie – abbiamo ripetuto mille volte – sono il cancro della nostra società. È vero, lo sono. La camorra è un veleno che ogni giorno ci avvelena. È vero, lo è. Eppure, pur conoscendo la verità, l’abbiamo, a volte, negata, altre volte sminuita. «Tanto la gente dimentica presto», ci siamo detti. Politici corrotti che vengono rieletti, dirigenti condannati che cambiano casacca e ritornano ad altri posti di comando. Tanto la gente dimentica presto. Ma, ne siamo davvero convinti? Siamo, cioè, certi che, una volta passata la bufera, non resta niente degli antichi inganni? Io, no. Nella lista dei corrotti stilata da Libera, la Campania figura al primo posto. Ovviamente altre regioni del sud e del nord le corrono dietro. Le ragioni sono tante. Di ordine storico, geografico, esistenziale, caratteriale. Il vero dramma, però, è di ordine morale. Sono un cristiano, e sono certo che a leggermi sono, per la maggior parte, persone che si dicono cristiani.
Ebbene, proprio dal Libro dei libri, quello in cui la nostra fede affonda le radici, la Parola di Dio, è scritto: «Sia il vostro parlare “sì sì”, “no no”. Il di più viene dal maligno». E subito mi assale il desiderio di tradurre in preghiera questa citazione: «Signore, facci uomini e donne degni di questo nome. Donaci la grazia di ritenere le parole alla stregua delle cose sacre. Il mio sì sia davvero sì. Il mio no sia semplicemente no. Abbiamo fatto finta di credere che la scuola, automaticamente, potesse tirar fuori dalla melma del peccato-reato della corruzione gli uomini giunti dalle varie università. Ci siamo accorti, invece, che non è vero. Anzi, a volte, accade l’esatto contrario. Accade, cioè, che gli studi non sono messi a servizio del bene ma della scaltrezza. Le leggi vengono studiate, sì, ma per evitare di cadere nella rete dei reati. Non va bene. Non tanto per noi, avvezzi a essere testimoni di fatti e misfatti di ogni colore. Non va bene per loro, per le creature da noi nate, per le quali impazziamo di amore e che vorremmo vedere felici. Non le stiamo aiutando. Non le stiamo preparando ad affrontare la vita. Le stiamo, invece, smaliziando e ingannando. Lasciamo ai ladri di professione fare i ladri. Indossare la fascia tricolore, sedere in Parlamento, scrivere sul proprio biglietto da visita “dottore”, “professore”, “onorevole”, “monsignore”, salire l’Altare per la celebrazione dei santi misteri non è vanità.
È - deve essere - garanzia di serietà, onestà, civiltà, democrazia, fede. Davanti a voi, miei cari amici importanti, sono disposto a inchinarmi. Dalle vostre labbra mi attendo, però, parole di verità, di saggezza, di umanità. Quando vi tendo la mano pretendo di stringerla a un galantuomo. Per favore, non ingannatemi. Non permettete alla malsana e insana ingordigia di rovinare la vostra e le nostre vite. Peggio delle mafie c’è la corruzione. Papa Francesco: «La corruzione spuzza». Da un mafioso non mi aspetto niente di buono, dai miei “onorevoli” sì. Un camorrista è un prepotente incapace di amare persino i suoi stessi figli, il mio sindaco – e dico “mio” con profondo rispetto e orgoglio - è il Primo Cittadino. E deve essere “primo” in tutto. A cominciare dall’osservanza delle regole che ci consentono di essere un Paese democratico e civile. Carmine Schiavone, ex cassiere del Clan dei casalesi, mi disse: «Don Patriciello, se non avessimo avuto gli agganci con la politica, noi saremmo rimasti solo una banda di delinquenti di paese». È terribilmente vero. Per cui possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che la camorra, la ‘ndrangheta, la mafia che hanno affossato il nostro territorio e avvelenato le nostre vite, se non avessero attinto la linfa vitale da questo maledetto connubio, già da tempo sarebbero scomparse. È angosciante leggere il rapporto di Libera sulla corruzione. E, in quanto campano, per me, è ancor più deprimente sapere che il triste primato spetta alla Campania, la terra che amo e che tento di servire. Siamo in Avvento. Smettiamola di credere alla sirena bugiarda che prima ci ammalia e poi ci fagocita. Non perdiamo la speranza. Convertiamoci. Ritorniamo a essere uomini.
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