John Elkann messo alla prova e il privilegio di "regnare"

Il grande imprenditore e finanziere dovrebbe svolgere attività sociale presso i salesiani per evitare una condanna penale. Ma il vero beneficio è mettersi a servizio della comunità
September 10, 2025
John Elkann messo alla prova e il privilegio di "regnare"
Il “programma di trattamento”, così come la sua durata e natura, sono ancora da definire nei dettagli. Ma il via libera dei pubblici ministeri alla “messa alla prova” di John Elkann è già carica di suggestioni. Lasciamo da parte il giudizio sulla discussa eredità Agnelli, sull’elusiva dichiarazione dei redditi sanata con un versamento al fisco di 183 milioni di euro e guardiamo solo al fatto che uno dei più grandi imprenditori e finanzieri italiani è chiamato, per evitare una possibile sanzione penale, a mettersi “alla prova” in un’attività di pubblica utilità. Certo, una sorta di contrappasso. Per qualcuno un’umiliazione a cui dovrà sottoporsi per “farsi perdonare” l’infedeltà fiscale. Altri, invece, lo considereranno l’ennesimo trattamento di favore per un ricco e potente uomo d’affari.

È accaduto in passato anche a Silvio Berlusconi, condannato nel 2014 proprio per evasione fiscale e poi affidato per un anno di servizio all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, dove erano (e sono) accolti anziani non autosufficienti. Anche allora si discusse se ciò fosse da considerare un beneficio speciale, grazie al quale l’ex premier e grande imprenditore aveva evitato il carcere, o una normale agevolazione prevista dalla legge.

Ma in verità, sì, si può ben dire che svolgere un’attività sociale è un privilegio. Non perché ciò sia riservato solo a qualcuno, a scapito di altri. Ma nel senso di un onore speciale, di un’opportunità che si ha ed è da cogliere in pieno. “Regnare è servire” e a servire si regna, come sperimenta chi si dedica al volontariato e da ogni esperienza esce profondamente arricchito. In modo particolare quando si ha a che fare con chi è più fragile, come anziani e bambini, quando si condivide con i poveri o con coloro che hanno abilità diverse. Si tocca con mano la sovrabbondanza del “centuplo quaggiù” in umanità, in relazioni sincere. E per chi è nato già predestinato a “regnare” l’occasione può essere davvero propizia per riandare al senso profondo del proprio ruolo.

Tanto più in un ambiente come quello dei salesiani, se verranno confermate le indiscrezioni che danno proprio le strutture torinesi della congregazione come destinazione della messa alla prova di John Elkann. Non sappiamo, infatti, a quali incarichi il presidente di Stellantis sarà destinato, ma il carisma di san Giovanni Bosco e dei suoi “figli” è quello dell’accoglienza dei poveri, dell’istruzione, della formazione professionale, dell’educazione a tutto tondo attuata attraverso la “carità pastorale”, cioè facendo sentire i ragazzi anzitutto amati. In tutti gli ambiti: dalla scuola al lavoro. Proprio don Bosco, per fare un esempio, fu il primo nel 1852, a proporre agli imprenditori la firma di un “Contratto di apprendizzaggio” per la tutela e promozione dei giovanissimi che andavano a bottega dagli artigiani o a lavorare nei cantieri. Un patto in cui si proibiva all’imprenditore di ricorrere a punizioni corporali, ci si preoccupava delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, del riposo festivo, perfino delle ferie annuali. E si fissava il principio di un salario progressivo, che aumentasse a mano a mano che il ragazzo apprendeva l’arte e cresceva il valore della sua opera. Principi sempre validi e questioni aperte ancora oggi. Un’eredità consistente e dichiarazioni non mendaci, con cui confrontarsi.

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