Educazione alla sessualità: l'alleanza che serve tra scuola e genitori

Escludere dal percorso educativo una questione così centrale finirà per penalizzare i ragazzi in un momento delicato come la preadolescenza
October 20, 2025
Educazione alla sessualità: l'alleanza che serve tra scuola e genitori
Fotogramma
Perché mai proporre ai nostri figli un percorso di educazione all’affettività e alla sessualità? Non basta quello che si insegna in famiglia? La risposta è fin troppo facile. No, non basta. La maggior parte dei genitori, a loro volta confusi e disorientati dal clima culturale in cui siamo immersi, fanno una gran fatica a comprendere ciò che è meglio dire e ciò che è meglio non dire. E, soprattutto, come dirlo. Quando parliamo di teoria tutto è semplice: mamma e papà sono i primi educatori dei loro figli e hanno il diritto/dovere di continuare ad affrontare in modo esclusivo le questioni più importanti e delicate. Come appunto la vita e l’amore, il corpo e il cuore. Tutto ciò insomma che plasma l’identità emotiva, relazionale e affettiva dei ragazzi. Ma nella maggior parte dei casi mamma e papà non ne parlano, non entrano nel vivo delle questioni. Perché? Pudore, riserbo, imbarazzo, si pensa a torto che da una parte i figli sappiano già tutto, dall’altro che altre agenzie educative meglio attrezzate di loro sappiano trovare parole, modi, opportunità, immagini per entrare in dialogo con ragazzi che già a 10-12 anni hanno a disposizione l’infinito e squallido campionario del Web per “imparare” tutto quello che serve, visto che uno su tre a quell’età dispone liberamente di uno smartphone.
Ma qui sta l’equivoco. L’alfabeto della sessualità e dell’affettività non c’entra nulla con la ginnastica erotica della pornografia. Purtroppo anche troppi adulti sono convinti che l’apprendimento dell’anatomia funzionale possa essere sufficiente per capire come vanno le cose. Ma non è così. Quello che manca ai nostri ragazzi è un percorso di senso. Se non riusciremo a spiegare loro che in questa società malata di pansessualismo, dove troppi riferimenti e troppe allusioni sui media, nella pubblicità, nei dialoghi ordinari deformano e avviliscono il significato più autentico e più bello dell’amore, finiremo per consegnare i loro cuori a una lettura della sessualità che parla solo di performance, di narcisismo, di piacere a senso unico in cui l’altro/a diventa solo l’oggetto di un soddisfacimento egoistico. La psicologia ci ha spiegato da tempo che questa sottocultura della sessualità è la premessa migliore per il dilagare della violenza di genere nelle sue forme più atroci. Non sembra difficile capirlo, dopo tutti gli esempi tragici che le cronache ci consegnano giorno dopo giorno. Eppure l’emendamento presentato dalla Lega e approvato in Commissione cultura della Camera, dove si stava discutendo il ddl Valditara, ha cancellato l’educazione all’affettività e alla sessualità fino alle superiori, dove si potranno introdurre esperti “esterni” ma solo con il consenso dei genitori che saranno chiamati a verificare temi e materiale didattico. Per i ragazzi più piccoli il tema continuerà ad essere trattato dagli insegnanti della classe che, non essendo tuttologi, nella maggior parte dei casi non dispongono né delle conoscenze né delle modalità per affrontare questioni tanto delicate. E quindi, come già oggi succede, preferiscono tacere. Una scelta sbagliata che finirà per penalizzare i ragazzi nell’età della preadolescenza (11-14 anni), momento delicato e fondamentale per la formazione della personalità.
Escludere dall’orizzonte scolastico una questione così centrale per la vita delle persone e quindi per il bene comune avrà anche l’effetto di spegnere qualsiasi progetto di educazione integrata scuola-famiglia, che invece va rafforzata nel rispetto dei reciproci ruoli. Serve un nuovo impegno, un’azione coordinata per sostenere, indirizzare, accompagnare. E le nostre comunità hanno l’esperienza e le conoscenze per riuscire in questo intento che è il cuore stesso dell’emergenza educativa. Forse è l’ora di fare un passo avanti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA