sabato 4 aprile 2020
L’ipotesi di una apertura al pubblico 'anticipata' non convince tutti i titolari per questioni di sicurezza Nel 2020 verranno pubblicati 23mila titoli in meno
Editoria in forte crisi

Editoria in forte crisi - Boato

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Riaperture da effettuare, eventualmente, solo su base volontaria e senza mettere a rischio la salute dei librai. La precisazione viene da Ginevra Bompiani, tra i primi firmatari dell’appello per la riapertura delle librerie pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano Il manifesto. Una proposta che ha trovato il sostegno dell’Associazione librai italiani (Ali), come dimostra la lettera del presidente Paolo Ambrosini che appare in questa pagina, ma che è stata contestata dall’Adei, la sigla che raccoglie 250 editori indipendenti. «Siamo i primi ad auspicare la riapertura delle librerie fisiche – ha dichiarato il presidente Marco Zapparoli – e ci siamo battuti per una legge che da poco permette condizioni di vendita eque proprio perché teniamo alla salute, anche economica, di tutti noi. Ma occorre farlo in condizioni di sicurezza per chi ci lavora e per chi le frequenta». La preoccupazione è condivisa da Ginevra Bompiani, che però ribadisce l’importanza di considerare il libro come un bene di prima necessità, alla stregua della stampa.

«Da un lato – afferma – la nostra proposta viene incontro alle difficoltà di un settore messo particolarmente alla prova: alle condizioni attuali, purtroppo, molte librerie indipendenti rischiano la chiusura. Dall’altra parte, c’è l’auspicio, forse non del tutto utopistico, che in questa situazione di incertezza le librerie possano essere scoperte anche da chi non le frequenta abitualmente. Per molti, insomma, questa sarebbe l’opportunità per prendere o riprendere l’abitudine ad amare i luoghi del libro». Si aggrava ulteriormente, intanto, la situazione economica dell’editoria. Secondo i dati raccolti nei giorni scorsi dall’Osservatorio sulla crisi Covid–19 istituito dall’Aie (Associazione italiana editori), la percentuale degli editori che valutano come “significativo” o addirittura “drammatico” il danno derivante dall’emergenza in atto è salito al 98% rispetto al 91% rilevato la scorsa settimana. Si stima che nel corso del 2020 verranno publicati 23mila titoli in meno, pari a circa il 30% dell’intera produzione. Molto forte, nell’ordine delle 50mila copie, anche la riduzione delle tirature. Nell’immediato, infine, le vendite di libri hanno subìto un tracollo del 75% e il 64% degli editori ha già fatto o intende fare ricorso alla cassa integrazione. «L’allarme è evidente – sostiene il presidente dell’Aie, Ricardo Franco Levi –. Per questo chiediamo con forza al Governo e al Parlamento di intervenire: accendete un faro sul mondo del libro. Lo state perdendo».

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