martedì 30 luglio 2019
È un ramo del design ancora giovane e non sono stati fatti studi di settore definiti. Ancora pochi i corsi
Food designer, anche un premio per lanciare una nuova professione
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In Italia si comincia a parlare di food design dal 2002, quando è stato identificato e definito da Paolo Barichella che ne ha individuato i principi da Francia e Spagna, riadattandoli al panorama italiano. È un ramo del design ancora giovane e non sono stati fatti studi di settore definiti. Dal punto di vista formativo, i corsi non sono molti, quindi è una prospettiva interessante perché il numero di professionisti formati accademicamente non è ancora elevato. Ha cominciato lo Ied nel 2006 con un corso a Roma che coinvolge ogni anno 20 studenti (per lo più italiani). Dal 2015 lo Iulm Scuola Politecnica di Design ha istituito il primo vero e proprio master di Food Design & Innovation Internazionale che da quest’anno è stato raddoppiato, con due edizioni l’anno. Ogni edizione ha visto partecipare 30 studenti (per un totale di 180 studenti, di cui l’80% stranieri). Gli studenti trovano lavoro nella concezione dei format store, nella concezione di nuovi prodotti food. In Italia non ci sono aziende che prevedano l’inserimento di figure di questo tipo al loro interno, ma si avvalgono di consulenze esterne. Mentre le aziende straniere, preferiscono avere una figura interna dedicata anche nelle loro sedi italiane. Infatti, molti degli studenti usciti dai master hanno iniziato un loro percorso da liberi professionisti nel settore e molti altri hanno trovato spazio e impiego nell'industria dei Food Retail Format e Food Production. Un aspetto interessante è la remunerazione: usciti dal master, lo stipendio medio iniziale è di 2mila euro.

È stata anche lanciata la prima edizione di Ethical Food Design – il premio che nasce dall’incontro tra l’Associazione Culturale Plana, realtà milanese che da 40 anni opera con l’obiettivo di fornire al mondo industriale strumenti per far prevalere criteri etici nel pensare, concepire, produrre e scambiare beni e servizi, e Aida Partners, società di consulenza nella comunicazione dal forte posizionamento nei settori food e sostenibilità – che si è chiusa con la premiazione tenutosi a Milano, a Palazzo Reale. Ad aggiudicarsi l’Opera Multipla realizzata dall’architetto, designer e artista Ugo La Pietra sono state cinque realtà molto diverse tra loro, ma con la medesima, forte attenzione ai temi dell’eticità:
• Acetificio Mengazzoli per Parpaccio – Aceto da grattuggiare;
• Bonduelle per la linea Be!Bio;
• Essenza Gelato per LESSenza;
• Pappami srl per Piatto di Pane;
• Rosso di Mazara Imbrand per Message in the Bottle.
Mark Up, media partner dell’Award, ha invece assegnato un Premio Speciale ad Alce Nero per il prodotto Yogurt con “Latte fieno Stg” Biologico.
La giuria ha poi deciso di assegnare quattro Menzioni d’Onore a:
• Agraria Riva del Garda – Cantina Frantoio dal 1926 per la Linea di produzione olio extra vergine d’oliva;
• Industrie Celtex per Omnia Labor;
• Opera MaGè per Canestrello e Biscotto;
• Syngenta per Vino Valelapena.
Infine, l’Associazione Culturale Plana, promotrice dell’Award, ha scelto di assegnare tre Menzioni Speciali ad altrettanti progetti e realtà che si sono distinti per l’attenzione al sociale:
• 32 Via dei birrai con Bottiglia in vetro con caratteri Braille;
• Ferrari Formaggi con Parmigiano Reggiano - Prodotto di Montagna;
• Intinifood con Farina di Tritordeum.

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