giovedì 15 ottobre 2020
La fiducia maggiore è riposta nelle associazioni di volontariato (72%) seguite dalle associazioni di tutela dei consumatori (61%) e nelle fondazioni culturali (58%)
Villa Lubin, sede del Cnel

Villa Lubin, sede del Cnel - Archivio

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«La grave crisi sanitaria ci ha fatto comprendere che la società non può fare a meno dei corpi intermedi, sindacati, associazioni di categoria, rappresentanza di interessi e soprattutto del Terzo settore, il cui ruolo e funzione escono rafforzati. La nostra esperienza dimostra che i padri costituenti, con l’istituzione del Cnel, e coloro che hanno portato avanti la riforma, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, relatore della legge 936 del 1986, avevano visto lontano». Così esordisce Tiziano Treu, presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro alla presentazione della prima indagine sui corpi intermedi realizzata da Ipsos e promossa dalla Fondazione Astrid e dalla Fondazione per la Sussidiarietà: Ricerca su ruolo, problemi e compiti dei corpi intermedi nella società e nella democrazia italiana.

Il 70% degli italiani considera il ruolo dei corpi intermedi importante per uscire dall’emergenza sanitaria e nella fase di ripartenza del Paese. La fiducia maggiore è riposta nelle associazioni di volontariato (72%) seguite dalle associazioni di tutela dei consumatori (61%) e nelle fondazioni culturali (58%). Al quarto posto, a sorpresa, si collocano le amministrazioni pubbliche locali (49%), che escono rafforzate dall’emergenza sanitaria. Secondo la maggioranza (54,8%) la pluralità nel mondo associativo è un elemento positivo a livello di rappresentatività. Questi sono i dati che emergono dalla ricerca, che sarà pubblicata nei primi mesi del 2021, presentata oggi al Cnel da Nando Pagnoncelli e Andrea Scavo; Giuditta Alessandrini, professore ordinario Università Roma Tre e Fondazione Astrid; Franco Bassanini, presidente Fondazione Astrid; Lorenza Violini, costituzionalista, dipartimento Pa Fondazione per la Sussidiarietà; Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà.


I corpi intermedi hanno “la funzione fondamentale di collegamento tra le istituzioni e la cittadinanza nella rappresentanza di interessi altrimenti inascoltati”, e sono chiamati a “contribuire alla crescita e al benessere sociale dell’intero Paese” (41%) e a “supplire alle carenze delle politiche pubbliche e dei servizi pubblici” (34,2%). Il Terzo settore - considerando che sono oltre 340mila le organizzazioni non profit - è ritenuto ormai indispensabile al buon funzionamento dello Stato sociale e dei servizi a esso correlati. Sul sindacato si registrano, invece, posizioni diverse: per alcuni è tuttora decisivo, per altri troppo indebolito nel corso del tempo.

Ordini professionali, Camere di commercio, organismi dell’autonomia scolastica sono poco noti al di fuori di chi ha con essi contatti diretti per lavoro. Più di un terzo degli italiani si dichiara “socialmente attivo” (34,5%) iscritto, cioè, ad almeno un corpo intermedio tra associazioni, sindacati (le voci più frequenti), ordini professionali, movimenti, partiti o associazioni imprenditoriali. La sussidiarietà è un concetto poco noto alla maggioranza degli italiani. Per il presidente Vittadini, infatti, «la parola sussidiarietà è ancora sconosciuta ai più, ma il suo valore non lo è. Infatti, dall’indagine emerge che gli italiani sentono il bisogno di una società organizzata che non aspetta risposte solo dallo Stato o dal mercato. I corpi intermedi sono il luogo che meglio valorizza l’iniziativa dei cittadini per il bene comune».

Il quadro della partecipazione politica e sociale nel nostro Paese che fotografa l’indagine presenta dunque luci ed ombre. Sul fronte dell’attività degli enti pubblici, nazionali e regionali, sono soprattutto la lentezza dei processi decisionali (26,4%) e il costo economico percepito per il mantenimento delle istituzioni rappresentative a suscitare malcontento mentre dell’ordinamento democratico viene apprezzata soprattutto la tutela delle libertà fondamentali. Guardando alla partecipazione nella fase post-crisi, poi, tende a prevalere un certo pessimismo: la quota di chi ritiene che la partecipazione dei cittadini alla vita politica e sociale del Paese aumenterà non raggiunge il 25%, mentre più del 30% prevede invece una riduzione.

«Per i corpi intermedi - sostiene Pagnoncelli - i social hanno assunto un peso crescente: canale di informazione, strumento di ascolto delle esigenze e di erogazione diretta di servizi. Tuttavia, se da un lato se ne riconoscono i meriti in termini di una partecipazione più diffusa e veloce, si sottolinea il rischio che ai social venga attribuito un ruolo sproporzionato, con l’illusione che essi possano sostituire in toto altre forme di condivisione e di rapporto diretto. La ricerca nasce in un periodo pre-Covid. Confindustria è considerata l'organo di rappresentanza più potente del Paese».

L’elemento più critico posto dall’emergenza è senza dubbio rappresentato dalle conseguenze economiche del blocco e dalle tensioni sociali che una crisi duratura e un aumento della disoccupazione potrebbero acuire. Ai corpi intermedi viene chiesta “La capacità di farsi portavoce di bisogni ed esigenze dei cittadini che altrimenti rimarrebbero inascoltate” (35,3%) nonché “La capacità di integrare l’azione delle istituzioni e amministrazioni pubbliche o di supplire alle loro carenze, mediante interventi diretti a favore delle famiglie e dei cittadini in difficoltà” (28,3%) e “la capacità di mediazione tra le autorità di governo e i cittadini” (22,2%).

Dallo Stato, anche attraverso la mediazione dei corpi intermedi, gli italiani si aspettano “Aiuti alle famiglie in difficoltà economica (52,9%)”, “assistenza agli anziani” (39,7%), “sostegno alla ricerca di un lavoro” (34,3%).

«La pandemia e i suoi effetti - conclude Bassanini - mettono ogni Paese di fronte a sfide molto impegnative: è oggi più che mai necessario integrare l’azione delle istituzioni e il contributo dell’iniziativa economica dei privati con l’apporto dei corpi intermedi. Il loro ruolo è decisivo di fronte ai fallimenti dello Stato e a quelli del mercato. Ed anche per rivitalizzare dal basso il funzionamento di istituzioni democratiche in crisi di legittimità».





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