mercoledì 3 novembre 2021
Se ne discute stamane nel corso della Prima Giornata della Sostenibilità, in cui viene presentato iI focus su "Sostenibilità, investire oggi per crescere domani"
Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative

Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative - Archivio

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Il Pnrr-Piano di ripresa e resilienza offre numerose opportunità di lavoro. In particolare sono stati stimati 2,4 milioni di occupati "verdi" entro il 2025. Se ne discute stamane nel corso della Prima Giornata della Sostenibilità organizzata da Confcooperative, in cui viene presentato il focus Censis-Confcooperative su Sostenibilità, investire oggi per crescere domani.

«Il Pnrr è la benzina verde della ripresa. Solo un anno fa il fabbisogno di lavoratori con competenze green era di 1,6 milioni. A distanza di un anno il grande balzo, la richiesta salirà a 2.375.000 per gli anni 2021-2025. Di questi 1.448.000 sono figure con competenze green elevate - spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative -. Le imprese saranno pronte ad assumere, ma in cinque anni, il mismatch, cioè la mancanza di occupati con competenze green, sarà di 741mila unità che possono pesare fino al 2,5% del Pil. Questo in un momento in cui le imprese stanno aumentando spesa e investimenti in sostenibilità. Le nostre cooperative, nel solo 2020, hanno speso un miliardo di euro in sostenibilità. Le cooperative sono attente alla sostenibilità. Sul green sono pronte a investire di più, ma servono misure di sostegno».

Le professioni "verdi" con un grado maggiore di difficoltà di reperimento sono: i disegnatori industriali, gli idraulici e posatori di tubazioni, i verniciatori artigianali e industriali, gli ingegneri energetici e meccanici, i tecnici della sicurezza sul lavoro. La crescita occupazionale innescata dalla Missione 2 Rivoluzione verde e transizione ecologica, deve trovare disponibilità di competenze, in grado di raccogliere la sfida di una crescita green. È questo uno dei nodi da sciogliere per la riuscita del Pnrr e che può costituire un punto critico particolarmente rilevante. Sulla base del Pil per occupato, si stima per i prossimi anni una perdita annuale di 10,2 miliardi di euro complessivi, in media il 2,5% del Pil. Su 2,5 milioni di occupati riconducibili oggi a interventi della Missione 2, due milioni (il 78,6% del totale) sono rappresentati da uomini nella fascia 35-49 anni prevalentemente nelle regioni del Nord, mezzo milione saranno donne. Se letta attraverso la variabile dell’età, la componente giovane (15-34 anni) si fermerebbe a 534mila unità (uno su cinque), mentre la fascia (35-49 anni) risulterebbe maggioritaria con un milione e 42mila occupati (40,8% sul totale). I lavoratori più anziani rappresentano invece il 38,3% del totale che in termini assoluti colloca gli over 50 di poco sotto il milione. In base alla ripartizione territoriale, il 48,8% degli occupati di riferimento per la transizione ecologica risultano residenti al Nord, il 35,3% nel Mezzogiorno e il restante 15,9% nelle regioni del Centro. Rispetto al 2020, grazie alla Missione 2, l’incremento di occupazione femminile e giovanile sarebbe da un lato di 385mila donne, dall’altro di 201mila giovani. Per l’occupazione femminile si supererebbe la soglia dei dieci milioni, mentre i giovani occupati si collocherebbero oltre i cinque milioni.


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