Nuovi corsi sulle competenze digitali

Secondo Eurostat, solo il 45,9% degli adulti tra i 25 e i 64 anni possiede requisiti adeguati, mentre oltre il 40% ne è privo o carente
July 16, 2025
Nuovi corsi sulle competenze digitali
Archivio | Al via nuovi master per non rimanere indietro
In Italia, la carenza di competenze digitali rappresenta un ostacolo strutturale alla crescita economica. Secondo Eurostat, solo il 45,9% degli adulti tra i 25 e i 64 anni possiede competenze digitali adeguate, mentre oltre il 40% ne è privo o carente. Una situazione che colpisce in particolare la fascia 35-49 anni, spesso esclusa dalle politiche attive per il lavoro e poco intercettata da percorsi formativi aggiornati. Parallelamente, le imprese italiane accelerano la trasformazione digitale, aumentando la domanda di professionisti capaci di integrare strategia, tecnologia e creatività. Le figure più ricercate? Esperti in grado di guidare progetti digitali, analizzare i dati, sviluppare campagne omnicanale e integrare strumenti di automazione e Ia-Intelligenza artificiale nei processi di marketing.
Per rispondere a questa esigenza crescente, 24ORE Business School, Digital Business School leader in Italia, lancia due nuovi master in Digital Marketing, progettati in collaborazione con Andrea D’Aietti, ceo & co-fondatore di Underdogs Group, società Mad-Tech attiva nello sviluppo software e nei servizi digitali avanzati. L’obiettivo è chiaro: offrire competenze immediatamente spendibili e formare figure professionali oggi essenziali per le aziende, come digital strategist, growth marketer, performance analyst, brand positioning expert, content strategist e marketing automation specialist. I master si rivolgono sia a chi vuole entrare nel mondo del marketing digitale con basi solide, sia a chi già lavora e cerca un aggiornamento di alto livello su strumenti e metodologie.
Master Digital Marketing: dalla strategia al brand positioning
Pensato per formare esperti capaci di sviluppare strategie digitali efficaci e posizionare in modo distintivo brand e prodotti. Il percorso è strutturato su due livelli:
● “Beginner”, per acquisire le basi del digital marketing: strumenti, canali, target e principi di posizionamento.
Advanced”, per chi desidera approfondire temi come brand architecture, content strategy avanzata, storytelling, digital Pr e omnicanalità.
Master Digital Marketing: growth & performance
Rivolto a chi desidera guidare la crescita misurabile attraverso l’uso strategico dei dati e dei canali digitali. Anche in questo caso, due i livelli:
● “Beginner”, dedicato agli strumenti fondamentali del performance marketing, come paid media, campagne social e tracciamento dati.
● “Advanced”, per sviluppare competenze in ambiti più evoluti: growth hacking, Ia applicata, marketing automation, A/B testing e predictive analytic.
Ecco chi rischia di rimanere indietro
Nel 2024 il mercato dell’Ia in Italia ha vissuto una vera e propria accelerazione, raggiungendo quota 1,2 miliardi di euro, con una crescita del +58% rispetto all’anno precedente. Un balzo che segna non solo l’ingresso definitivo dell’Ia nel tessuto economico nazionale, ma anche un cambiamento strutturale: quasi la metà degli investimenti (43%) riguarda ora soluzioni di Ia generativa, la tecnologia che sta trasformando radicalmente il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e produciamo valore. Il restante 57% si concentra, invece, su applicazioni più tradizionali. La crescente attenzione verso i modelli generativi ci conferma quindi che l’Ia non è più un tema solo per grandi aziende e sviluppatori, ma un’opportunità trasversale, che riguarda professionisti, pmi e interi settori produttivi.
L’intelligenza artificiale infatti sta ridefinendo i confini di moltissime professioni e dei processi aziendali, accelerando l’automazione e trasformando le competenze richieste. Secondo quanto emerso dall’ultima edizione del Randstad Workmonitor, la ricerca di Randstad sulle principali trasformazioni del lavoro e sulle nuove esigenze a livello di formazione dei talenti, infatti, il 43% dei lavoratori italiani chiede una formazione specifica sull’intelligenza artificiale, con focus su competenze tecniche, analitiche e soft skills. Consapevole di questo scenario, Develhope, tech school italiana specializzata nell’insegnamento di competenze digitali e soft skill utili per l’inserimento nell’attuale panorama lavorativo, ha rivisto la propria proposta educativa, integrando ai diversi percorsi formativi, corsi pratici e verticali in Ia. Inoltre, sta lavorando a nuovi progetti che vedono l’insegnamento dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale applicata a differenti ambiti tra cui, ad esempio, le pmi, il Terzo settore, la creazione di startup e a professioni specifiche come l’avvocato, l’architetto, l'ingegnere, il geologo, il commercialista eccetera.
«L’Ia non sostituirà i lavoratori, ma chi non saprà utilizzarla rischierà di essere tagliato fuori - spiegano Massimiliano Costa e Alessandro Balsamo di Develhope -. Ciò che vogliamo fare è insegnare come utilizzare specifici tool di Ia generativa in applicazione alle diverse attività professionali quotidiane come, ad esempio, a supporto di azioni ripetitive o ad alto impatto di effort, impostazioni per campagne di marketing, creazione di contenuti, ricerche, automazioni, agenti e assistenti virtuali».
La transizione digitale e l’introduzione dell’Ia stanno trasformando in profondità il mercato del lavoro ridefinendo molte professioni e dando origine a nuove figure professionali ibride, nate all’intersezione tra tecnologia, business e processi operativi. In particolare, i lavori a essere maggiormente soggetti alla trasformazione che l’Ia sta portando sono quelli con un alto contenuto cognitivo ma ripetitivo, presenti in tutti i settori, dal marketing al customer service, dalla finanza al legale, fino alla pubblica amministrazione. Parliamo di ruoli come per esempio: analisti, tecnici amministrativi, operatori di front-office e persino professionisti come avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro.
«Chi oggi analizza dati, domani dovrà progettare le domande giuste per ottenere insight dalle Ia; chi oggi scrive report o contratti, domani dovrà valutarne la coerenza generata da modelli e ancora, chi oggi gestisce la relazione col cliente, dovrà sempre più orchestrare un flusso di automazione e interfacciarsi con strumenti intelligenti. In questo scenario, il vero rischio non è essere sostituiti dall’Ia, ma non saperla usare e perdere competitività», prosegue Costa.
Tra i nuovi profili emergenti spiccano, invece, ruoli non necessariamente riservati ai laureati in discipline tecnico-scientifiche ma che richiedono comunque competenze specifiche e trasversali. Alcuni esempi sono: prompt engineer e gli Ia trainer, esperti nella gestione del dialogo con i modelli linguistici; Ia workflow designer, che integrano l’Ia nei processi aziendali; data product manager, che guidano lo sviluppo di soluzioni basate su dati e algoritmi e gli specialisti in Ia compliance ed etica, fondamentali per garantire un uso responsabile e conforme alla normativa delle nuove tecnologie, soprattutto nei settori regolamentati.

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