Limeira, l'impero brasiliano delle arance che è in mano ai nostri emigrati

Nella città dello Stato di San Paolo i 300mila abitanti sono quasi tutti d'origine italiana e lavorano nel più grande distretto di arance al mondo. Il Paese è il primo esportatore di succo concentrato
August 18, 2025
Limeira, l'impero brasiliano delle arance che è in mano ai nostri emigrati
. | La raccolta delle arance in Brasile
Simonetti, Lucato, Menegueti, Baptistella, Colombo. Sono cognomi italiani, alcuni storpiati, di famiglie che all’inizio del secolo scorso partirono per lo più dal Veneto per cercare fortuna in Sudamerica. Sebbene si pensi spesso all’Argentina, la maggior parte di loro scelse il Brasile, tanto che nel Paese lusofono si celebra ogni 21 febbraio il Dia Nacional do Imigrante Italiano come riconoscimento per i primissimi nostri connazionali sbarcati sulle coste dello Stato di Espirito Santo, a nord di Rio de Janeiro, per essere sfruttati nelle piantagioni di caffè. Oggi i discendenti di italiani sono presenti più a Sud, verso l’Uruguay, dove hanno fondato aziende vinicole e gestiscono trattorie tra menù un po’ strampalati e vinili di Pavarotti. Parlano il “talian”, un buffo mix tra dialetto veneto e portoghese, che però è tra le lingue ufficiali del Brasile ed è possibile ascoltarlo in un film del 2023 prodotto e interpretato da Nicolas Vaporidis, Até que a música pare (Until the music is over).
Nello Stato di San Paolo, che da solo ha una popolazione pari a quella della Spagna e un Pil superiore a qualsiasi altro Paese sudamericano, gli emigrati hanno dato lustro ad un’altra grande passione italiana: gli agrumi. A Limeira, a due ore esatte di macchina dalla capitale San Paolo, quasi tutti i 300mila abitanti hanno origine italiana e lavorano a vario titolo nel più grande distretto di arance del mondo, in passato capace di produrre l’80% di tutte le arance di un Paese, il Brasile, che è il primo esportatore mondiale di succo d’arancia concentrato. L’export brasiliano supera per valore il miliardo di dollari (di cui 700 milioni solo a San Paolo e dintorni, da dove partono oltre 300 milioni di casse da 41 kg) e raggiunge ogni angolo del pianeta, soprattutto Stati Uniti – e infatti i dazi di Trump al 50% preoccupano - ma fino alle Isole Marshall. Sulle colline dell’entroterra paulista le condizioni sono ideali: a 600 metri di altitudine il clima è mite, con un inverno freddo al punto giusto e precipitazioni adeguate. Ma oggi per colpa del greening, il batterio venuto dalla Cina che “mangia” le piante, e dei cambiamenti climatici che rendono imprevedibili i raccolti, buona parte degli agrumi è importata e le fazendas si stanno convertendo alla canna da zucchero, più redditizia e resiliente. La tradizione dell’arancia rimane però vivissima, tanto che ancora oggi Limeira resiste come vivaio, vendendo in tutto il mondo oltre quattro milioni di piantine ogni anno.
«La mia famiglia è arrivata qui circa un secolo fa – ricorda Antonio Carlos Simonetti, titolare della Simonetti Citrus nonché presidente dell’Associazione brasiliana dei produttori di agrumi -. L’inizio non è stato facile: i miei parenti vendevano aglio per strada, poi sono riusciti a comprare un piccolo terreno e a commercializzare piantine di arancia, che esportavano persino in Argentina». «Il greening e la siccità ci hanno reso la vita difficile – racconta Luiz Eduardo Boscheiro della Sucos du Bosque, che da quattro generazioni coltiva 30 varietà di agrumi – ma la nostra azienda, relativamente piccola, produce ancora oltre 2 milioni di litri di succo d’arancia all’anno. Usando le piantine e non i semi, i tempi di maturazione di un arancio si riducono da 30 a 5-10 anni, e abbiamo anche creato una nuova varietà, un incrocio tra arancia e mandarino, che resiste al batterio ». Insomma, si fa il possibile, facendo ricorso alla proverbiale inventiva italiana e cercando di evitare i pesticidi che purtroppo in Brasile sono sempre più diffusi: nel 2024 il governo ne ha autorizzati ben 663, il record di sempre, mentre nel 2000 erano appena 82. In Sudamerica, per esempio, non c’è ancora totale chiarezza nemmeno sull’utilizzo del fertilizzante Fipronil, vietatissimo in Europa per gli effetti devastanti che può avere sulla vita delle api, e che in Brasile è stato parzialmente limitato solo nel 2024, dopo aver fatto strage dei preziosi insetti (700 milioni le morti accertate).
La passione degli italiani di Limeira per l’arancia si esprime anche attraverso un evento che richiama visitatori da tutto il Brasile, la “Festa da Laranja”, fondata nel 1939 dal Rotary Club e che oggi ha una sola regola, ma inappellabile: nel grande parco che per quattro giorni a fine agosto ospita la kermesse, gli stand gastronomici devono offrire cibi e bevande contenenti rigorosamente l’arancia tra gli ingredienti, e possono proporre le loro creazioni a tema solo in quella occasione. «Un modo per stimolare la fantasia e valorizzare i prodotti della nostra terra», spiega Fabio Donato D’Andrea, organizzatore della festa. Si va quindi dalle ovvie spremute d’arancia fino a piatti salati come il pastel, una specie di frittella che per l’occasione viene farcita di crema a base di arancia, o la coxinha, che non a caso assomiglia al nostro arancino. «Una parte della mia famiglia italiana emigrò negli Stati Uniti – tiene ad aggiungere D’Andrea – e un mio parente divenne un pezzo grosso nel clan di Al Capone». Ma quella è un’altra Italia, meno interessante.

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