La parabola discendente di Yoox, da “unicorno” ai licenziamenti
di Cinzia Arena
Duecento esuberi e due miliardi di perdite, in arrivo una riorganizzazione dopo l'acquisizione da parte del gruppo tedesco. I lavoratori annunciano 16 ore di sciopero

Da primo unicorno italiano ad azienda in crisi che licenzia. La parabola di Yoox-Net a porter è emblematica della crisi del settore dell’abbigliamento, che corre trasversale dal lusso al fast fashion, dal digitale al negozio sotto casa. La ex start-up prodigio dello shopping on-line è stata risucchiato da una mega-piattaforma di e-commerce di lusso dopo l’ennesimo passaggio di mano.
La storia di Yoox. E' stata fondata da Federico Marchetti nel 2000 a Bologna: ha unito internet e moda diventando un colosso (arrivando alla valutazione di mercato di un miliardo di dollari in poco tempo), è stata quotata in Borsa nel 2009, ha acquisito la sua principale concorrente Net-a-porter nel 2015 e tre anni dopo è stata comprata dal gruppo svizzero del lusso Richemont per 2,7 miliardi di euro. Da allora però qualcosa è andato storto e dopo i fasti della pandemia la vendita di capi di abbigliamento e accessori on-line ha iniziato una parabola discendente. Ha iniziato ad accumulare perdite, come del resto i suoi principali concorrenti, anche perché nel frattempo tutti i principali brand hanno attivato canali interni di vendita digitale. Un anno fa è stata venduta a Mytheresa, piattaforma tedesca quotata alla borsa di New York che si è poi rifatta il look cambiando nome e diventando Luxesperience.
Oltre 200 licenziamenti in Italia. La doccia fredda è arrivata ieri: Yoox Net-a-porter ha dichiarato 211 dipendenti in esubero sui 1.091 in tutta Italia (altri 500 esuberi sono previsti in Inghilterra e Usa) ed ha comunicato ai sindacati l'avvio della procedura di licenziamento. I lavoratori a rischio sono concentrati a Bologna (160 dipendenti) e in maniera minore a Milano. I sindacati parlano di una situazione "inaccettabile": Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs hanno chiesto il ritiro della procedure la convocazione di un tavolo. La decisione che ha gettato nel panico i lavoratori, perché è arrivata senza preavviso, l'azienda non ha adempiuto agli obblighi di legge in materia di comunicazioni preventive sullo stato di crisi né ha percorso la strada degli ammortizzatori sociali. “Tanti sono entrati giovanissimi, all'epoca di Marchetti, in una azienda che era fiore all'occhiello, ora sono grandi, hanno famiglia e si troverebbero a casa dall'oggi al domani senza aver avuto nemmeno la possibilità di reimpiegarsi. La prima richiesta ora è che vengano usati gli ammortizzatori sociali" sottolinea Mariano Vendola della Filcams Cgil di Bologna.
La nuova proprietà ha dichiarato una riduzione di ricavi 191 milioni nell'ultimo esercizio e perdite complessive superiori a 2 miliardi negli ultimi due anni e lanciato una riorganizzazione, che prevede un accentramento delle funzioni attualmente svolte da Yoox a livello di gruppo. Ma non è solo lo shopping online a soffrire: il mondo della moda sta vivendo un cambiamento epocale, un ridimensionamento legato alla perdita di potere d’acquisto da un lato, ad una maggiore attenzione verso i consumi sostenibili e al crollo delle esportazioni causato per il momento non tanto dai dazi introdotti dall’amministrazione Trump quanto dal contesto geo-politico mondiale.
Lavoratori pronti allo sciopero. I avoratori di Yoox Net-a-porter preparano la mobilitazione contro l'apertura di licenziamento collettivo da parte dell'azienda nelle sedi di Bologna e Milano. Filcams, Fisascat e Uiltucs preannunciano "l'apertura di uno stato di agitazione con un pacchetto di 16 ore di sciopero, ancora da calendarizzare nelle assemblee sindacali che si terranno nei prossimi giorni".
La crisi delle esportazioni. Confindustria: calo del 4,1%. In sofferenza i giganti europei a cominciare da Lvmh: i dati semestrali hanno confermato un pesante rallentamento di ricavi (-4%) e utili (-22%) ma non stanno meglio le aziende italiane, circa 50milache danno lavoro a 500mila persone. Il 2024 ha segnato la prima inversione di tendenza del fatturato, in calo da 100 miliardi a 95 miliardi dopo anni di crescita. Ma a preoccupare è soprattutto il dato sulle esportazioni, da sempre solido baluardo della moda made in Italy, che sono in caduta libera nei primi mesi del 2025. I dati provvisori di Confindustria Moda relativi ai primi cinque mesi evidenziano una flessione del 4,1% del settore tessile moda con un crollo di quelle dirette verso la Cina (-20.2%) e gli altri paesi asiatici. Il valore delle esportazioni è di circa 15 miliardi di euro con un lieve calo anche in termini di quantità, con esportazioni ammontate a quasi 566mila tonnellate (-0,8%). Andamento opposto per le importazioni, pari a 11 miliardi di euro, in rialzo del 4,8% rispetto all’anno scorso.
L'appello di Confcommercio: anche noi al tavolo al Mimit. Il dato negativo a livello di aziende si ripercuote anche sulle vendite dirette. Da un’indagine della Federazione Moda Italia-Confcommercio emergono segnali preoccupanti: prima dell’inizio dei saldi è stato venduto appena il 35% della merce acquistata dai fornitori con un calo degli incassi del 5,6% rispetto all’anno precedente. I saldi di luglio non hanno invertito il trend. Da qui l’appello del presidente Giulio Felloni al governo affinché coinvolga il settore del commercio al Tavolo della Moda operativo al Mimit da un paio d’anni. “Una dele principali criticità del settore è la disparità di trattamento tra il mercato online e quello fisico – sottolinea Felloni – I prodotti di scarsissima qualità vengono spesso venduti online a prezzi bassissimi, grazie a una tassazione più leggera rispetto ai negozi di vicinato e all’esenzione dei dazi sotto i 150 euro di spesa: è necessario applicare il principio “stesso mercato, stesse regole”, per garantire una concorrenza equa e leale".
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