«Ho perso 58mila dollari in due giorni». Quei pensionati Usa abbandonati da Trump
I forti ribassi di Wall Street pesano sul portafoglio titoli e sui fondi pensione di tanti americani che hanno lasciato il lavoro. «Ora saremo costretti a rivedere le nostre spese». Ecco le loro voci

Mentre il mondo s’interroga sull’effetto di medio e lungo termine dei dazi doganali americani che hanno scosso l'economia globale e fatto crollare i mercati azionari, una categoria di statunitensi ha già cominciato a subirne gli effetti: gli americani prossimi alla pensione e i neo-pensionati stanno trattenendo il fiato di fronte alle fluttuazioni di Wall Street, chiedendosi se i fondi sui quali contavano per gli anni d’oro dureranno quanto previsto, o se devono cambiare radicalmente i loro piani per la terza età.
Per chiunque intenda lasciare la forza lavoro nei prossimi anni o sia appena andato in pensione, l’attuale contesto finanziario è pericoloso. Un forte calo delle azioni aumenta il rischio di esaurire rapidamente i risparmi indispensabili in un sistema come quello americano dove la previdenza pubblica fornisce solo una frazione irrisoria del reddito pensionistico. Per integrare gli assegni della social security, infatti, il 70% degli americani investe nel mercato azionario tramite fondi legati al proprio datore di lavoro o individuali. E se la maggior parte degli investitori in questi giorni cerca di rispettare la regola d’oro di non vendere titoli quando le loro quotazioni si sono abbassate, per non incorrere in pesanti perdite, chi dipende da quei soldi per le spese quotidiane non ha il lusso di aspettare che le acque si calmino. Al contrario, quando i prezzi delle loro azioni scendono, i pensionati sono costretti a venderne ancora di più per colmare le stesse esigenze di spesa, riducendo il capitale che potrebbe ricrescere una volta che il mercato si riprende. Si tratta di un ciclo vizioso che può scavare un buco dal quale un conto pensionistico può non più risalire. «Ho visto il mio fondo perdere 58mila dollari in due giorni. Se continua così, non posso restare in pensione», ha detto alla rete Nbc Victor Fettes, della Georgia, che ha smesso di lavorare proprio la scorsa settimana.
L’unica difesa dei lavoratori a riposo, in questo momento, è abbassare le spese. Ed è quello che stanno facendo. Stando ai media americani, nell’ultima settimana la stragrande maggioranza dei pensionati o pensionandi delle classi medie e medio-basse ha deciso di sospendere gli acquisti costosi, abbandonare le ristrutturazioni e dimenticare i viaggi. Può essere un effetto temporaneo dello choc del terremoto scatenato dalle tariffe ma, se questo comportamento durasse nel tempo, avrebbe un effetto negativo sui consumi americani, ai quali i pensionati contribuiscono per il 45%. La loro cautela e mancanza di fiducia nel futuro potrebbe dunque aiutare le loro finanze personali, ma peggiorare il quadro macroeconomico del Paese, aumentando le probabilità di una recessione e di ulteriori cali di Borsa.
I principali indici di Wall Street hanno perso circa il 10% la scorsa settimana, prima di riprendersi debolmente negli ultimi due giorni, e l’incertezza domina sui mercati azionari mentre Trump ribadisce le politiche protezionistiche che ha lanciato nei confronti di quasi tutti i Paesi del mondo. L’ansia è moltiplicata dal timore di rappresaglie da parte dai partner commerciali americani, a partire dalla Cina, terzo Paese per quantità di scambi con gli Usa. «Sono sbalordita, non so se avrò abbastanza tempo per riprendermi e poter mantenere il mio stile di vita attuale — dice Martha, 68 anni, del New Jersey, in pensione da due anni —. Non posso cambiare nulla in questo momento, tranne spendere meno».
La situazione è particolarmente precaria per il 20% degli americani sopra i 50 anni che già prima del crollo in Borsa temeva di non avere messo da parte abbastanza per andare in pensione, stando ai dati dell’associazione della terza età Aarp. Il gruppo consiglia ai pensionati di individuare altre fonti di reddito a cui attingere nel breve termine per non dover liquidare le loro azioni prima che il loro valore si riassesti, comprese ipoteche o prestiti a basso interesse.
Se la tentazione di molti è quella di trasferire alcuni risparmi da azioni ad obbligazioni e gradualmente ridurre l’esposizione alle fluttuazioni di Wall Street, gli economisti mettono in guardia i pensionati dal non esagerare, per non trovarsi scoperti di fronte all’altro grande rischio di un clima economico protezionistico: l'inflazione. Questo nemico subdolo, e probabile se i dazi resteranno in vigore, potrebbe togliere agli over-60 l’unico strumento di cui godono in questo momento per difendersi dalla volatilità delle Borse: tagliare le spese. Paradossalmente, i pensionati hanno bisogno proprio dei titoli azionari per proteggersi da un aumento del costo della vita, perché, storicamente, solo le azioni sono in grado di compensare le impennate dei prezzi al consumo, crescendo in media più del doppio delle obbligazioni e degli immobili e più del triplo del rendimento dei conti bancari di risparmio.
Agli americani che non possono rimandare la fine della loro carriera lavorativa, allora, al momento non restano molte opzioni: stare attenti alle spese, chiedere al Congresso di fare qualcosa e, soprattutto, incrociare le dita.
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