Ecco chi rischia di rimanere indietro
Il 43% dei lavoratori italiani chiede formazione per capire come usarla nella pratica. Tra i nuovi profili emergenti: Prompt Engineer, AI Trainer, AI Workflow Designer e Data Product Manager

Nel 2024 il mercato dell’Ia-Intelligenza artificiale in Italia ha vissuto una vera e propria accelerazione, raggiungendo quota 1,2 miliardi di euro, con una crescita del +58% rispetto all’anno precedente. Un balzo che segna non solo l’ingresso definitivo dell’Ia nel tessuto economico nazionale, ma anche un cambiamento strutturale: quasi la metà degli investimenti (43%) riguarda ora soluzioni di Ia generativa, la tecnologia che sta trasformando radicalmente il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e produciamo valore. Il restante 57% si concentra, invece, su applicazioni più tradizionali. La crescente attenzione verso i modelli generativi conferma quindi che l’Ia non è più un tema solo per grandi aziende e sviluppatori, ma un’opportunità trasversale, che riguarda professionisti, pmi e interi settori produttivi.
Tuttavia solo un italiano su due dichiara di avere una buona comprensione dell'Ia, con un evidente divario culturale e informativo rispetto ad altri Paesi. Da un'indagine a campione effettuata su un
panel
di cittadini di età inferiore ai 75 anni di 30 Paesi dei cinque Continenti,
l'Italia risulta sotto questo aspetto al penultimo posto (seguita dal Giappone, col 41%) e con 17 punti percentuali in meno rispetto alla media globale (67%)
. È quanto emerge dal report di
FragilItalia
Intelligenza artificiale e ruolo della tecnologia
, realizzato da
Area Studi Legacoop e Ipsos.
Per il nostro Paese va meglio, in termini relativi, per quanto riguarda la conoscenza di prodotti e servizi che utilizzano l'Ia, appannaggio del 46% degli italiani, che si collocano a metà classifica, con una differenza di soli sei punti rispetto alla media (52%) e per la convinzione che questi prodotti e servizi presentino più vantaggi che svantaggi, espressa dal 53% degli italiani, con soli tre punti di differenza dalla media globale (56%). Prevale di poco la percentuale di chi si dichiara di essere entusiasmato dai prodotti e servizi che utilizzano l'Ia (il 49%, tre punti in meno della media) rispetto a quella di chi invece li percepisce come fonte di ansia (il 44%, nove punti in meno della media).
«Siamo nel mezzo di una rivoluzione silenziosa, ma vorticosa - spiega
Simone Gamberini,
presidente di Legacoop
- che non può essere lasciata a sé stessa o, peggio, al mercato. Si profila con chiarezza un duplice scenario: da un lato, l'Italia sta vivendo una profonda trasformazione legata all'evoluzione tecnologica, che ha già cambiato radicalmente le abitudini quotidiane, il lavoro e soprattutto l'accesso all'informazione; dall'altro, permane un significativo ritardo culturale e informativo verso l'intelligenza artificiale, rispetto ad altri Paesi. Ebbene, è fondamentale colmare questo divario. È necessario promuovere conoscenza, consapevolezza e un approccio critico alle nuove tecnologie, affinché l'innovazione non sia vissuta con paura o distacco, ma come leva di inclusione, sviluppo sostenibile e giustizia sociale. È anche evidente che l'adozione dell'Ia e delle tecnologie emergenti dovrà essere accompagnata da politiche pubbliche e da un patto tra istituzioni, imprese, mondo del lavoro e cittadini per gestire il cambiamento, tutelare i diritti, garantire la privacy e salvaguardare l'occupazione. Il futuro non è scritto: sta a noi decidere se queste trasformazioni saranno al servizio delle persone o se lasceranno indietro i più fragili. Il movimento cooperativo è pronto a fare la sua parte per un'innovazione giusta e condivisa ed è già impegnato ad investire sul fronte della formazione per adeguare le competenze di chi lavora nelle cooperative e per agevolare il trasferimento dell'innovazione alle imprese».
L’Ia sta ridefinendo i confini di moltissime professioni e dei processi aziendali, accelerando l’automazione e trasformando le competenze richieste. Secondo quanto emerso dal Randstad Workmonitor, infatti, il 43% dei lavoratori italiani chiede una formazione specifica sull’Ia, con focus su competenze tecniche, analitiche e soft skill. Consapevole di questo scenario, Develhope, tech school italiana specializzata nell’insegnamento di competenze digitali e soft skill utili per l’inserimento nell’attuale panorama lavorativo, ha rivisto la propria proposta educativa, integrando ai diversi percorsi formativi, corsi pratici e verticali in Ia. Inoltre, sta lavorando a nuovi progetti che vedono l’insegnamento dell’utilizzo dell’Ia applicata a differenti ambiti tra cui, per esempio, le pmi, il Terzo settore, la creazione di start up e a professioni specifiche come l’avvocato, l’architetto, l'ingegnere, il geologo, il commercialista eccetera.
«L’Ia non sostituirà i lavoratori, ma chi non saprà utilizzarla rischierà di essere tagliato fuori - commentano Massimiliano Costa e Alessandro Balsamo, di Develhope -. Ciò che vogliamo fare è insegnare come utilizzare specifici tool di Ia generativa in applicazione alle diverse attività professionali quotidiane come, ad esempio, a supporto di azioni ripetitive o ad alto impatto di effort, impostazioni per campagne di marketing, creazione di contenuti, ricerche, automazioni, agenti e assistenti virtuali».
La transizione digitale e l’introduzione dell’Ia stanno trasformando in profondità il mercato del lavoro ridefinendo molte professioni e dando origine a nuove figure professionali ibride, nate all’intersezione tra tecnologia, business e processi operativi. In particolare, i lavori a essere maggiormente soggetti alla trasformazione che l’Ia sta portando sono quelli con un alto contenuto cognitivo ma ripetitivo, presenti in tutti i settori, dal marketing al customer service, dalla finanza al legale, fino alla pubblica amministrazione. Parliamo di ruoli come ad esempio: analisti, tecnici amministrativi, operatori di front-office e persino professionisti come avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro.
«Chi oggi analizza dati, domani dovrà progettare le domande giuste per ottenere insight dalle Ia; chi oggi scrive report o contratti, domani dovrà valutarne la coerenza generata da modelli e ancora, chi oggi gestisce la relazione col cliente, dovrà sempre più orchestrare un flusso di automazione e interfacciarsi con strumenti intelligenti. In questo scenario, il vero rischio non è essere sostituiti dall’Ia, ma non saperla usare e perdere competitività», prosegue Costa.
Tra i nuovi profili emergenti spiccano, invece, ruoli non necessariamente riservati ai laureati in discipline tecnico-scientifiche, ma che richiedono comunque competenze specifiche e trasversali. Alcuni esempi sono: Prompt Engineer e gli Ia Trainer, esperti nella gestione del dialogo con i modelli linguistici; Ia Workflow Designer, che integrano l’Ia nei processi aziendali; Data Product Manager, che guidano lo sviluppo di soluzioni basate su dati e algoritmi e gli specialisti in Ia compliance ed etica, fondamentali per garantire un uso responsabile e conforme alla normativa delle nuove tecnologie, soprattutto nei settori regolamentati.
Da Fondoprofessioni in arrivo 150mila euro
Con l’Avviso 09/25,
Fondoprofessioni
, il fondo interprofessionale degli studi professionali e delle aziende collegate, lancia un’iniziativa sperimentale interamente dedicata alla formazione dei dipendenti su strumenti basati sull’Ia, stanziando 150mila euro. L’obiettivo è promuovere l’acquisizione di competenze personalizzate per un uso consapevole, efficiente ed efficace dell’IA all’interno degli studi professionali e delle aziende collegate. «Con questo Avviso, apriamo un percorso innovativo e fortemente personalizzato per introdurre l’IA nella quotidianità lavorativa degli studi e delle aziende aderenti - sottolinea il presidente del Fondo
Marco Natali
-. L’intelligenza artificiale non è più una tecnologia del futuro, ma una leva attuale per la competitività del comparto professionale». I piani formativi, rivolti da uno a tre dipendenti, potranno includere attività su temi come la generazione e revisione testi, la traduzione automatica, la creazione di contenuti digitali, l’analisi dei dati, l’automazione dei processi e l’assistenza clienti con Ia, privilegiando approcci operativi, in affiancamento o on the job. Ogni piano potrà ricevere un finanziamento massimo di 4mila euro per almeno 16 ore di formazione. La misura è rivolta esclusivamente agli Studi professionali/Aziende aderenti al Fondo. I progetti saranno valutati in base alla qualità della proposta formativa e alla coerenza con gli obiettivi dell’Avviso.
Le domande dovranno essere presentate dal
13 ottobre al 18 novembre 2025
, secondo le modalità indicate nella manualistica pubblicata sul sito del Fondo. «Con l’Avviso 09/25 intendiamo sostenere le conoscenze e abilità per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in particolare nelle micro-imprese, che rappresentano il 93% dei nostri iscritti - aggiunge Natali - Questo non è che uno dei nostri bandi, infatti nel 2025 stanzieremo complessivamente più di nove milioni di euro con gli Avvisi».
Per maggiori informazioni, è possibile consultare il sito:
www.fondoprofessioni.it
www.fondoprofessioni.it
o scrivere a:
info@fondoprofessioni.it
info@fondoprofessioni.it
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