Dal diabete all'infarto, l'Ia rivoluziona le cure tagliando tempi e costi

A Roma il congresso della Fondazione Menarini fa luce sulle innovazioni della svolta digitale che investe le diagnosi e le terapie, scovando rischi nascosti e suggerendo trattamenti personalizzati
September 9, 2025
Dal diabete all'infarto, l'Ia rivoluziona le cure tagliando tempi e costi
Ufficio stampa Ospedale pediatrico Bambino Gesù Roma | Le novità dell'Ia stanno entrando prepotentemente nella pratica clinica
Se una radiografia al torace svela il rischio di diabete in un paziente asintomatico, se un elettrocardiogramma decodifica informazioni sinora inimmaginabili per la funzionalità cardiaca, e se una Tac predice evoluzione e velocità future di un tumore, significa che l’Intelligenza artificiale (Ia), associata a questi strumenti, sta rivoluzionando la medicina. Lo fa ridisegnando le diagnosi, che ora forniscono, in minor tempo e a costi ridotti, una serie di indicazioni impensabili fino al decennio scorso, e di conseguenza, reindirizzando le terapie. Se ne sta parlando a Roma, nel congresso Artificial Intelligence in Medicine, organizzato dalla Fondazione Menarini (che il prossimo anno festeggerà il 50esimo anno di attività) e che coinvolge esperti e docenti di università prestigiose, dalle statunitensi Columbia e Los Angeles alle britanniche Oxford e Cambridge, solo per citare istituzioni scientifiche estere.
«Questa svolta comporta vantaggi e, comprendo bene, anche qualche rischio - dice il presidente della Fondazione Menarini, l’endocrinologo Stefano Del Prato, che presiede anche il Forum europeo sul diabete -. Ma nella storia momenti come questi sono stati sempre implementati e superati. Dobbiamo governare questa opportunità. Nello sviluppo dell’Ia il ruolo dei medici deve rimanere centrale perché noi conosciamo la complessità clinica dei casi e solo noi possiamo dare le giuste direttive a chi crea questi sistemi intelligenti». Anche per questo, «il Forum europeo sul diabete sta per produrre un “decalogo” sull’Ia».
Intanto, questa tecnologia sforna un successo dopo l’altro… «Lo fa - aggiunge Del Prato - perché non si limita a “guardare” e a comparare immagini diagnostiche ma entra nelle caratteristiche del segnale fisico chimico che genera l’immagine per coglierne sfumature in passato impercettibili». Un esempio sul diabete? «Lo screening della retinopatia diabetica. Da un’immagine del fondo dell’occhio, l’Ia distingue i soggetti con necessità di ulteriori valutazioni rispetto a quelli che non hanno queste esigenze. Inoltre, ora possiamo raggiungere più persone e farlo anche a distanza. Perché - precisa il presidente della Fondazione Menarini - la connettività migliora i tempi di gestione della malattia: insomma, se lo specialista invece di visitare 1.000 persone, ne deve vedere 20, e cioè quelle realmente bisognose, cambia tutto». Le attese di questa svolta sono enormi: «Credo che l’Ia ci aiuterà ad avere una visione più comprensiva, più olistica della persona, coordinando meglio il processo di gestione soprattutto in caso di patologie multiple. L’accuratezza è la grande sfida dell’Ia».
Una sfida già raccolta dalla cardiologia, e che Filippo Crea, direttore del Centro di Scienze cardiovascolari dell’Ospedale Gemelli Isola di Roma, prova a descrivere a grandi linee: «Dall’ecocardiografia avanzata, che definisce meglio i contorni del cuore, alla “seconda giovinezza” del vecchio elettrocardiogramma, che ha appena festeggiato il secolo di vita, e che adesso è in grado di individuare dati non visibili all’occhio umano, la svolta è reale». Proprio sull’elettrocardiogramma, Crea evidenzia un cambio di paradigma: «Tradizionalmente usato per valutare l’attività elettrica, consente oggi di fotografare la funzione cardiaca, cioè come il cuore si contrae, e in modo più rapido, efficace e meno costoso di altri test». Grandi novità anche nell’infarto acuto: «Quando un paziente arriva in ospedale con un infarto, l'Ia è in grado di distinguere molto rapidamente se l'arteria coronarica è completamente chiusa o quasi chiusa. Questa distinzione è cruciale - avverte Crea -: un'occlusione completa richiede un intervento immediato, entro minuti, un'ora o un'ora e mezza al massimo, mentre un'occlusione parziale lascia più tempo per organizzare un trattamento. L'elettrocardiogramma tradizionale non ci dava questa identificazione precisa in tutti i pazienti».
Si tratta di applicazioni diagnostiche immediate, grazie alle quali oggi si fa luce su altri fattori di rischio oltre a quelli noti, come ipertensione e colesterolo alto - i quali provocano solo la metà di infarti e ictus -; l’Ia “indaga” adesso su nuove cause: inquinamento (atmosferico, luminoso, acustico), infezioni, stress, isolamento sociale e nuovi tipi di lipidi. «Così come, grazie all’Ia, sono più chiare le infiammazioni delle coronarie - osserva Crea - che si manifestano nel grasso che le circonda. Ebbene, un algoritmo basato sull'Ia, sviluppato all'Università di Oxford, consente di quantificare l'infiammazione di questo grasso con una semplice Tac coronarica non invasiva. L'entità di questa infiammazione predice il rischio di infarto finalmente in modo molto più efficace». Infine, c’è l’ambito della comunicazione: l’Ia, assicura il docente, «grazie a modelli linguistici su grande scala, può essere utilizzata per dialogare con i pazienti, fornire informazioni corrette in medicina, contrastando quelle spesso scorrette del “Dottor Google”». Va in questo senso, conclude Crea, un progetto dell’ospedale Gemelli Isola «per creare nei portali ospedalieri una sezione dove i pazienti possono ottenere risposte certe da un assistente vocale che attinge a banche dati selezionate e validate. Questo evita che si ricevano consigli fuorvianti o inefficaci, come quello di consumare riso rosso per abbattere il colesterolo cattivo».

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