Papa: "La croce è segno dell'Amore di Dio, non diventi un ornamento"
di Redazione
Lo scandalo della croce: Gesù annuncia ai suoi discepoli che dovrà morire per poi risorgere. Appello per il nel Mediterraneo orientale e per il disastro ambientale nelle Mauritius

All’Angelus Papa Francesco commenta il brano del Vangelo di oggi che prosegue il racconto di domenica scorsa della confessione di fede in Gesù fatta da Pietro. In quello odierno Gesù parla ai suoi della passione che lo attende. Dice che dovrà soffrire molto e venire ucciso per poi risorgere il terzo giorno. Ma i discepoli non comprendono le sue parole perché, dice il Papa, “hanno una fede ancora immatura e troppo legata alla mentalità di questo mondo”. E prosegue: « Di fronte alla prospettiva che Gesù possa fallire e morire in croce, lo stesso Pietro si ribella e gli dice: 'Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai!'. Crede in Gesù, lo vuole seguire, ma non accetta che la sua gloria passi attraverso la passione. Per Pietro e gli altri discepoli – ma anche per noi! – la croce è una cosa incomoda, la croce è uno “scandalo”, mentre Gesù considera “scandalo” il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sottrarsi alla volontà del Padre, alla missione che Lui gli ha affidato per la nostra salvezza.
Gesù respinge bruscamente questo modo di pensare che non è secondo Dio e, anzi, afferma che chi lo vuol seguire deve rinnegare se stesso e abbracciare la croce e intima a Pietro: "Va’ dietro a me, Satana!". E aggiunge: «Ma … dieci minuti prima, Gesù ha lodato Pietro, gli ha promesso di essere la base della sua Chiesa, il fondamento; dieci minuti dopo gli dice “Satana”. Come mai si capisce, questo? Succede a tutti noi: nei momenti di devozione, di fervore, di buona volontà, di vicinanza al prossimo, “ah, guardiamo Gesù e andiamo avanti”; ma nei momenti dove viene incontro la croce, fuggiamo. Il diavolo – “Satana”, dice Gesù a Pietro – ci tenta. E’ proprio del cattivo spirito, è proprio del diavolo allontanarci dalla croce, dalla croce di Gesù».
Con le sue parole Gesù indica con chiarezza il cammino del vero discepolo, sottolineando in particolare due atteggiamenti:
«Il primo è "rinunciare a se stessi", che non significa un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di valori. L’altro atteggiamento è quello di prendere la propria croce. Non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta. La vita dei cristiani è sempre una lotta. La Bibbia dice che la vita del credente è una milizia, lottare contro il cattivo spirito, lottare contro il male.
Francesco spiega che prendere la croce è partecipare alla salvezza del mondo portata da Cristo e invita a dare questo significato alla croce che spesso è “appesa alla parete di casa”, o portata al collo: «La croce è segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale. Ogni volta che fissiamo lo sguardo sull’immagine di Cristo crocifisso, pensiamo che Lui, come vero Servo del Signore, ha realizzato la sua missione dando la vita, versando il suo sangue per la remissione dei peccati. E non laciamoci portare dall'altra parte, nella tentazione del Maligno. Di conseguenza, se vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati a imitarlo, spendendo senza riserve la nostra vita per amore di Dio e del prossimo».
Nelle parole del Papa dopo la preghiera dell'Angelus l'appello al dialogo per risolvere pacificamente le tensioni in corso nell'area del Mediterraneo orientale, poi il ricordo della prossima Giornata mondiale di preghiera per la Cura del Creato che si celebra il 1 settembre con un particolare pensiero all'isola di Mauritius colpita di recente da un disastro ambientale.
Gesù respinge bruscamente questo modo di pensare che non è secondo Dio e, anzi, afferma che chi lo vuol seguire deve rinnegare se stesso e abbracciare la croce e intima a Pietro: "Va’ dietro a me, Satana!". E aggiunge: «Ma … dieci minuti prima, Gesù ha lodato Pietro, gli ha promesso di essere la base della sua Chiesa, il fondamento; dieci minuti dopo gli dice “Satana”. Come mai si capisce, questo? Succede a tutti noi: nei momenti di devozione, di fervore, di buona volontà, di vicinanza al prossimo, “ah, guardiamo Gesù e andiamo avanti”; ma nei momenti dove viene incontro la croce, fuggiamo. Il diavolo – “Satana”, dice Gesù a Pietro – ci tenta. E’ proprio del cattivo spirito, è proprio del diavolo allontanarci dalla croce, dalla croce di Gesù».
Con le sue parole Gesù indica con chiarezza il cammino del vero discepolo, sottolineando in particolare due atteggiamenti:
«Il primo è "rinunciare a se stessi", che non significa un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di valori. L’altro atteggiamento è quello di prendere la propria croce. Non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta. La vita dei cristiani è sempre una lotta. La Bibbia dice che la vita del credente è una milizia, lottare contro il cattivo spirito, lottare contro il male.
Francesco spiega che prendere la croce è partecipare alla salvezza del mondo portata da Cristo e invita a dare questo significato alla croce che spesso è “appesa alla parete di casa”, o portata al collo: «La croce è segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale. Ogni volta che fissiamo lo sguardo sull’immagine di Cristo crocifisso, pensiamo che Lui, come vero Servo del Signore, ha realizzato la sua missione dando la vita, versando il suo sangue per la remissione dei peccati. E non laciamoci portare dall'altra parte, nella tentazione del Maligno. Di conseguenza, se vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati a imitarlo, spendendo senza riserve la nostra vita per amore di Dio e del prossimo».
Nelle parole del Papa dopo la preghiera dell'Angelus l'appello al dialogo per risolvere pacificamente le tensioni in corso nell'area del Mediterraneo orientale, poi il ricordo della prossima Giornata mondiale di preghiera per la Cura del Creato che si celebra il 1 settembre con un particolare pensiero all'isola di Mauritius colpita di recente da un disastro ambientale.
Dopo l'Angelus
Dopodomani primo settembre, ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. Da questa data, fino al 4 ottobre, celebreremo con i nostri fratelli cristiani di varie Chiese e tradizioni il “Giubileo della Terra”, per ricordare l’istituzione, 50 anni fa, della Giornata della Terra. Saluto le diverse iniziative promosse in ogni parte del mondo e, tra queste, il Concerto che si svolge oggi nella cattedrale di Port-Louis, capitale di Mauritius, dove purtroppo si è verificato recentemente un disastro ambientale.
Seguo con preoccupazione le tensioni nella zona del Mediterraneo orientale, insidiata da vari focolai di instabilità. Per favore, faccio appello al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione.
E saluto tutti voi qui convenuti oggi da Roma, dall’Italia e da diversi Paesi. Vedo le bandiere lì, e saluto la Comunità Religiosa di Timor Est in Italia. Bravi, con le bandiere! I pellegrini di Londrina e Formosa, in Brasile; e i giovani di Grantorto, diocesi di Vicenza. Benvenuti! Vedo anche bandiere polacche, saluto i polacchi; bandiere argentine, anche gli argentini. Benvenuti tutti!
Seguo con preoccupazione le tensioni nella zona del Mediterraneo orientale, insidiata da vari focolai di instabilità. Per favore, faccio appello al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione.
E saluto tutti voi qui convenuti oggi da Roma, dall’Italia e da diversi Paesi. Vedo le bandiere lì, e saluto la Comunità Religiosa di Timor Est in Italia. Bravi, con le bandiere! I pellegrini di Londrina e Formosa, in Brasile; e i giovani di Grantorto, diocesi di Vicenza. Benvenuti! Vedo anche bandiere polacche, saluto i polacchi; bandiere argentine, anche gli argentini. Benvenuti tutti!
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