lunedì 4 maggio 2020
Da lunedì 4 maggio si possono celebrare le esequie pubbliche anche assieme alla Messa. Ma solo con quindici fedeli. Escluso l'obbligo della misurazione della temperatura all'ingresso delle chiese
La chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, a Milano, con pochissime persone durante la prima fase dell'emergenza Covid-19, che si è conclusa ieri

La chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, a Milano, con pochissime persone durante la prima fase dell'emergenza Covid-19, che si è conclusa ieri - Fotogramma

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Da lunedì 4 maggio entrano in vigore le nuove disposizioni che permettono di tornare a celebrare i funerali in forma pubblica ma solo con un gruppo limitato a 15 fedeli. Ma, per obiettive difficoltà logistiche, non tutte le diocesi potranno aderire a questa possibilità. Prima fra tutte quella di avere termoscanner o termometri digitali per misurare la temperatura di chi partecipa. Ecco quindi che sabato sera è arrivata una nota della segreteria della Cei, firmata dal vescovo Stefano Russo, in cui si annuncia un’inversione di rotta del Comitato tecnico-scientifico voluto dal Governo. Durante l’incontro di sabato fra la Cei e gli esperti nominati dal premier «la segreteria generale è tornata a rappresentare l’oggettiva complessità per le parrocchie di corrispondere alla richiesta, relativa alle celebrazioni delle esequie, di dotarsi di strumenti per la rilevazione della temperatura corporea».

E, annuncia Russo, il confronto «ha portato a superare questa problematica, con il Comitato tecnico-scientifico che ha accolto la nostra richiesta di rivedere l’indicazione data giovedì scorso», ossia dell’obbligo degli strumenti di misurazione. Per chiarezza: termoscanner e termometri digitali non sono più richiesti all'ingresso della chiese. Tuttavia, fa sapere il segretario generale della Cei, «si è raccomandato di sollecitare i parroci, affinché contribuiscano a sensibilizzare i fedeli a porre la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi. Di qui l’esplicita richiesta di rimanere a casa a quanti presentano una temperatura corporea oltre i 37,5°C, di non accedere alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali in presenza di sintomi di influenza o quando vi sia stato contatto con persone positive» al coronavirus nei giorni precedenti.

Stando all’accordo raggiunto tra la Cei e il ministero dell’Interno affinché le esequie possano essere celebrate sempre in sicurezza, restano in vigore gli altri punti del protocollo. Vista la possibilità di celebrare le esequie anche con la Messa, nel momento della distribuzione della Comunione, si devono poi evitare spostamenti. Così è il celebrante a recarsi ai posti, con i fedeli – al massimo quindici – che sono disposti nel rispetto della distanza sanitaria. Il sacerdote è tenuto ad indossare la mascherina, avendo cura di coprirsi adeguatamente naso e bocca, e deve mantenere a sua volta un’adeguata distanza di sicurezza. Prima della distribuzione dell’Eucaristia il celebrante deve inoltre curare l’igiene delle mani e deve offrire l’ostia porgendola sulle mani dei fedeli, senza venire a contatto fisico con esse.

Per quanto concerne la sanificazione, la chiesa deve essere igienizzata regolarmente, mediante pulizia delle superfici e degli arredi con idonei detergenti ad azione antisettica. Al termine di ogni celebrazione si deve poi favorire il ricambio dell’aria. Nel caso poi siano presenti spazi idonei, contigui alla chiesa, deve essere presa in considerazione la possibilità di celebrare le esequie all’aperto, con il rispetto delle distanze di sicurezza e delle altre indicazioni già dette. Inoltre è sempre da valutare l’ipotesi di celebrare le esequie nelle aree cimiteriali dove vi sia la possibilità di mantenere un adeguato distanziamento fisico.

Come si vede si tratta di disposizioni molto stringenti, studiate per evitare ogni ulteriore contagio. Disposizioni che, secondo alcuni ordinari, non possono essere applicate indistintamente ovunque anche perché prevedono la dotazioni di strumenti e materiali che non tutti al momento hanno a disposizione. Ecco dunque che alcune diocesi hanno deciso di non attuare o di attuare in parte le possibilità aperte dalla cosiddetta “Fase 2”. Così, ad esempio, le diocesi della provincia di Cuneo, la diocesi di Aosta, quella di Chioggia e quella di Nola hanno stabilito di permettere solo esequie senza Messa, da tenersi nei cimiteri alla presenza di un massimo di 15 persone. A Venezia poi la diocesi ha informato che «sta provvedendo a ordinare i termometri digitali, da fornire a tutte le chiese, attraverso un unico centro di acquisto» in attesa che venga comunicata «la data in cui potrà riprendere la celebrazione delle esequie per tutto il territorio del patriarcato». Nel frattempo si continuano «ad applicare le prescrizioni emanate l’8 marzo 2020, ossia nell’impossibilità di ogni celebrazione esequiale, è consentita la sola benedizione della salma in occasione della sepoltura o prima della cremazione. A Roma poi sarà il Comune ad aiutare le parrocchie per la sanificazione dei locali in vista della celebrazione dei funerali in chiesa.

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