venerdì 20 marzo 2020
Per l’arcivescovo Fisichella l’appuntamento previsto per oggi e domani «ha una profonda valenza sacramentale». Nel nostro Paese non sarà possibile celebrarla insieme in chiesa
"24 ore per il Signore": silenzio, contemplazione e adorazione
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Neanche l’emergenza coronavirus fermerà le “24 ore per il Signore”, la bella iniziativa quaresimale, che quest’anno si celebra oggi e domani sul tema “I tuoi peccati sono perdonati” ( Lc 7,48). Mercoledì, all’udienza generale, papa Francesco l’ha definita «un appuntamento importante della Quaresima per la preghiera e per accostarsi al sacramento della riconciliazione ». E se anche in Italia e in altri Paesi non potrà essere vissuta nelle forme consuete, ha aggiunto, lo si potrà fare in molte altre parti del mondo. «Incoraggio i fedeli – ha proseguito dunque il Pontefice – ad accostarsi in maniera sincera alla misericordia di Dio nella confessione e a pregare specialmente per quanti sono nella prova a causa della pandemia». L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione (il dicastero che fin dalla prima edizione organizza le “24 ore per il Signore”), riprende le parole del Papa e a sua volta sottolinea: «Si tratta di un’iniziativa dalla profonda valenza sacramentale, antropologica e spirituale, con tante dimensioni che possono essere vissute anche da quei fedeli che, per le note disposizioni delle autorità civili, non potranno accostarsi al sacramento della riconciliazione ».

l’arcivescovo Fisichella

l’arcivescovo Fisichella - Siciliani

Come vivere le 24 ore per il Signore in Italia e negli altri Paesi dove più larga è la diffusione del contagio?
Ci sono diversi momenti particolarmente importanti, che tutti noi possiamo vivere, anche senza accedere alla confessione. Innanzitutto rientrare in se stessi, stare in silenzio, in atteggiamento di contemplazione e adorazione. Sarà anche l’occasione per tornare ad avere piena consapevolezza della nostra fragilità, che spesso facciamo finta di non vedere, per interrogarci su chi siamo, dove stiamo andando, se la nostra vita è veramente è fondata sull’essenziale o ci dedichiamo troppo all’effimero. Dunque un momento da vivere, anche nelle nostre case, con intensità e profondo realismo, proprio nel periodo momento in cui tocchiamo con mano in maniera improvvisa che quel senso di onnipotenza da quale talvolta siamo presi, e che ci fa pensare che a noi non succederà mai nulla, è totalmente sbagliato.

Lei parlava di momenti. Questo è dunque solo l’inizio dell’itinerario?
Sì, perché la riflessione deve aprirsi poi alla preghiera. Io spero che in tante delle nostre chiese, possa essere esposto il Santissimo Sacramento. Potrebbe essere un segno tangibile a cui con la mente e con il cuore possiamo accostarci, anche grazie ai nuovi strumenti della comunicazione, affinché possiamo rimanere in preghiera, meditando la Parola. Si può partire ad esempio dal brano di Luca, dal quale è tratto il tema di quest’anno “I tuoi peccati sono perdonati”, cioè la frase detta da Gesù alla donna peccatrice che gli aveva bagnato i piedi con le sue lacrime. Così, anche nel rispetto delle limitazioni, questi due giorni possono diventare un momento di profonda spiritualità e di profonda fede.


«Fatelo all’interno delle vostre famiglie» Il tema di quest’anno da un brano del Vangelo di Luca, quando Gesù dice alla donna «i tuoi peccati sono perdonati» L’edizione dello scorso anno delle «24 ore per il Signore»

Si può dunque sperimentare la misericordia del Signore, anche senza accostarsi alla confessione?
Certamente. Se pure fosse difficile accostarsi alla confessione, si può fare ugualmente esperienza del perdono e della misericordia. Anche nelle nostre case possiamo compiere un gesto di riconciliazione. Dire “ti chiedo scusa” a un parente, riprendere i contatti interrotti con un amico, anche questi sono momenti che possono aiutare a compiere il percorso delle “24 ore per il Signore”.

Da pastore come vive questo momento di forzata separazione fisica dai fedeli?
Sono state date, da parte delle autorità, disposizioni molto precise in proposito. Noi sacerdoti soffriamo di non essere vicini alla nostra gente, ma come già ho sottolineato, ci sono tante possibilità. Ad esempio possiamo vivere la celebrazione penitenziale come momento di intercessione. Penso a ogni sacerdote, pur forzatamente solo nella sua chiesa, ma in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento, in preghiera di intercessione per il suo popolo, perché i peccati di tutti siano perdonati. Sarebbe un segno molto bello ed efficace. E così, anche in tempi di coronavirus, possiamo essere intercessori di perdono.

E’ sempre escluso, anche in tempi eccezionali come quello che stiamo vivendo, l’uso delle moderne tecnologie per il sacramento della confessione?
Confermo. Non è possibile confessarsi per telefono o via Skype o con altri supporti elettronici. Le tecnologie attuali, infatti, non garantiscono l’assoluta certezza che il contenuto della confessione resti per sempre segreto. Come sappiamo, gli strumenti della comunicazione sono manipolabili. Anche per questo non possono essere usati per la confessione sacramentale.

A parte l’Italia e gli altri Paesi d’Europa, ha notizie di Chiese in cui le “24 ore per il Signore” saranno celebrate secondo consuetudine?
Sicuramente in America Latina, e in Brasile in particolare.

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