sabato 25 giugno 2022
Le testimonianze nell’ultima sessione del Congresso pastorale all’Incontro mondiale delle famiglie il cui tema era proprio "Amore familiare: vocazione via di santità"
Le famiglie a Roma

Le famiglie a Roma - Gennari/Siciliani

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Santità coniugale uguale concretezza, preghiera impastata di realtà, sguardi al Cielo senza mai dimenticare il sorriso di un figlio, gli impegni di lavoro, le delusioni di un’amicizia, le incombenze domestiche. Difficile definire cosa voglia dire spiritualità domestica. Non ci sono modelli, come nella vita monastica o in quella religiosa, non ci sono riferimenti sicuri. Ogni coppia di sposi è chiamata ad inventarsi la propria specifica via, con fantasia e umiltà. È stata la grande sfida dell’ultima sessione del Congresso pastorale all’Incontro mondiale delle famiglie il cui tema era proprio "Amore familiare: vocazione via di santità".

Come è successo a Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, patroni dell’Incontro mondiale, la prima coppia nella storia della Chiesa ad essere beatificata per le virtù cristiane esercitate nella vita coniugale e familiare, come genitori di quattro figli. Due maschi (entrambi sacerdoti) e due femmine (una suora di clausura, e l’ultima Enrichetta, dichiarata venerabile nella fase diocesana del processo di beatificazione).

La strada indicata dai Beltrame Quattrocchi è stata idealmente ripresa ieri nell’intervento di Soren e Even Elisabeth Johnson (Usa) che hanno spiegato come anche il discernimento possa diventare via di santità. Ma vita familiare e discernimento secondo il Vangelo sono compatibili? Nessun dubbio, hanno sottolineato i coniugi americani: «Il discernimento non richiede una fuga dalla vita familiare, un anno sabbatico dal matrimonio o un "time-out" dalla genitorialità. Essendo la nostra stessa immagine di Dio che abita nelle nostre case, le nostre famiglie sono sia la nostra via per il paradiso».

Santità coniugale e familiare può anche diventare accoglienza nei confronti delle coppie disgregate e quelle in nuova unione, come hanno spiegato Stella e Victor Dominguez Acosta (Paraguay), tracciando un profilo di quella che hanno definito "pastorale della speranza". Sono coppie, hanno ribadito sulla scorta di Amoris laetitia, che devono avvertire l’amore accogliente, la fraternità, la misericordia della Chiesa. Significa anche «evitare giudizi che non tengano conto della complessità delle varie situazioni ed essere attenti al modo in cui le persone vivono e, soprattutto, come soffrono a causa della loro condizione».

E inoltre, quale santità coniugale per due coniugi di fedi diverse? L’hanno messo in luce con la loro difficile esperienza Agnes Sandra Wigianti e Taufiq Hidayat, una coppia indonesiana. Sposati da 21 anni, due figli, hanno scelto di amarsi nonostante un profondo divario culturale e religioso, che poteva apparire insormontabile. L’iniziale conversione di lei all’Islam, imposta per celebrare il rito musulmano e quindi il ritorno alla fede cattolica, non ostacolata dal marito nonostante l’opposizione della famiglia, sono solo l’aspetto più sorprendente di un rapporto a lungo sostenuto anche dall’accompagnamento di Incontro matrimoniale. Un momento di riflessione che, ha concluso Taufiq, «mi ha fatto capire che mia moglie è un dono di Dio, che è unico e mi accompagna per sempre». E Agnes Sandra ha aggiunto: «Credo che i nostri figli potranno capire un giorno quello che abbiamo fatto riguardo al matrimonio e potranno prendere esempio».

E infine il perdono come chiamata alla santità. Un aspetto approfondito attraverso la straziante vicenda di Daniel e Leila Abdallah (Australia) che si sono trovati nella difficilissima situazione di perdonare un guidatore ubriaco e drogato che, a 150 chilometri l’ora, è piombato addosso ai loro sette figli, mentre andavano a prendere un gelato, uccidendone quattro. Loro hanno scelto di perdonare perché, una scelta diversa, hanno raccontato, non li avrebbe liberati dal dolore.

«Abbiamo scelto di perdonare in obbedienza al Padre che è nei cieli. Se i nostri figli fossero qui oggi, direbbero: "Papà, mamma, perdonatelo"».
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