sabato 15 gennaio 2022
Il commosso ricordo del presidente della Fondazione: ha fatto camminare Gesù nelle strade delle nostre città
Papa Francesco sulla tomba del vescovo Tonino Bello, il 20 aprile 2018

Papa Francesco sulla tomba del vescovo Tonino Bello, il 20 aprile 2018 - Fotogramma

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Due diocesi pugliesi (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e Ugento-Santa Maria di Leuca) in festa ringraziano per il decreto che riconosce le virtù eroiche del vescovo Tonino Bello, che diventa così venerabile. Sarà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi a presiedere oggi alle 18 la Messa nella Cattedrale di Molfetta dove verrà data lettura del decreto di venerabilità. Sempre il cardinale Semeraro domani celebrerà la Messa alle 9.30 nella chiesa collegiata Santissimo Salvatore ad Alessano, paese natale di don Tonino Bello. Sempre domani sarà il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, Vito Angiuli a presiedere la Messa celebrata in Cattedrale a Ugento alle 17.30.

Venerabile oggi, ma da sempre venerato. Don Tonino mi emoziona, e non solo oggi, per quello che stiamo vivendo. Mi emozionano i ricordi, nitidi, di un passato condiviso, mi emoziona la prospettiva di un futuro, gravido di attese. Mi emoziona anche solo pronunciare il suo nome. La Chiesa oggi e tutti fedeli aspettano il riconoscimento di un miracolo per la proclamazione della beatificazione e poi della santità. Chi lo ha conosciuto sa che lui stesso è stato un miracolo!

Con Don Tonino Gesù di Nazaret è passato per le nostre strade, per le nostre case, per le nostre chiese. Siamo stati generati alla fede: per questo lo abbiamo sentito e lo sentiamo nostro padre. Siamo stati rapiti dalle sue parole, ma anche dai suoi silenzi. Perché anche nel silenzio ci ha parlato. Il silenzio è la lingua di Dio e delle persone sagge e don Tonino, come tutti i santi, ha profondamente amato il silenzio perché il silenzio dona uno sguardo nuovo su tutte le cose. Il silenzio genera sapienza. Ma ci mancano anche le sue parole! A scuola, in piazza, nei convegni, ma soprattutto in chiesa: qui raggiungevano significati altissimi perché parlare in un quadro liturgico non ha lo stesso valore che parlare in un altro contesto: «È collocarsi in un luogo dove affluiscono i silenziosi apporti sapienziali dell’assemblea, che in quel momento non è un pubblico, è un soggetto attivo e creativo».

Gli apporti sapienziali dell’assemblea, del popolo, del suo popolo, sono stati sempre preziosi per l’amato pastore. «Grazie Chiesa di Alessano, che mi hai fatto entrare nell’anima il senso del mistero con la tua religiosità popolare», così disse nella sua prima omelia da vescovo. Per don Tonino il popolo è «soggetto di riflessione teologica» e il rapporto tra i saperi del popolo e quelli dei teologi non deve essere unidirezionale, devono invece necessariamente integrarsi. Ognuno di questi saperi ha una sua funzione insostituibile perché specifici, diversi, ne aveva tanta consapevolezza don Tonino che volle ed attuò una pastorale che non solo era per il popolo, ma soprattutto partiva dal popolo.

Quella del popolo è stata sempre una categoria privilegiata per don Tonino e all’interno di essa in particolare i poveri: per la loro fragilità, per la loro universalità, per la loro naturale appartenenza al Vangelo. Don Tonino ha amato il popolo e i poveri al punto tale da superare ogni barriera sino ad ospitarli prima nel suo cuore poi anche nella sua casa. L’ospitalità non è stata vissuta come un rimedio da offrire per risolvere un’emergenza sociale ma come una forma di elaborazione della teologia richiesta dai segni dei tempi che viviamo, una categoria eucaristica ed ermeneutica. Nessuno è stato straniero ai suoi occhi! Aveva intuito la centralità di questo problema, prima che altri affermassero che «il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite, allora qualcosa sarà mutato nel mondo», don Tonino aveva già con i fatti superato l’idea dello straniero e invitato il suo popolo a passare dalla ostilità alla ospitalità!

Forte è il fascino che questo pastore ha esercitato ed esercita ancora oggi nella Chiesa e nel mondo. Oggi celebriamo la sua venerabilità: il popolo lo ha sempre venerato! Non solo nella sua terra, ma anche e soprattutto lontano dalla sua terra. Infatti non possiamo dimenticare la sua appartenenza e la sua anima salentina ma è giusto al tempo stesso sottolineare la portata universale del suo messaggio, al punto tale che se ci chiedessimo a chi appartiene oggi il profeta dovremmo dire: a Dio e a tutti!

Giancarlo Piccinni è presidente della Fondazione don Tonino Bello

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