lunedì 29 marzo 2021
Le parole del cardinale alle esequie del direttore dell'Opera Padre Marella, scomparso il 25 marzo per Covid
Padre Gabriele Digani a Bologna

Padre Gabriele Digani a Bologna - Foro Riccardo Maccioni

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Una cattedrale di San Pietro tutta piena, per quanto consentono le norme anticovid, ha accolto, questo pomeriggio, il feretro di padre Gabriele Digani, il francescano direttore dell’Opera Padre Marella dal 1988 e primo successore del sacerdote proclamato Beato lo scorso 4 ottobre.

Sulla semplicissima bara del frate, scomparso il 25 marzo per Covid, il saio dell’Ordine dei Minori e la stola con l’immagine di padre Marella: i due poli della sua vita, come ha ricordato nell’omelia il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, che ha celebrato la Messa funebre assieme a tanti sacerdoti, tra cui padre Mario Vaccari, vicario della provincia minoritica Sant’Antonio in Italia.

In chiesa, tante autorità civili, tra cui la vicesindaco di Bologna e il senatore bolognese Pier Ferdinando Casini.

«Padre Gabriele incontrò padre Marella nel 1968 – ha ricordato Zuppi, citando le parole dello stesso padre –. Era diacono e chiese se poteva fare catechismo ai ragazzi orfani e poveri della “Città” creata da Marella. Lui rispose che era benvenuto, purché però avesse perseveranza, perché, disse, “i nostri ragazzi si affezionano e hanno già patito tante delusioni”. “Io gli dissi un sì che mi ha inchiodato tutta la vita!” raccontava padre Gabriele».

«Dobbiamo anche noi, come lui, esercitarci nella umile virtù della perseveranza, che racchiude tutte le virtù cardinali – ha commentato Zuppi -. Padre Gabriele è stato perseverante, si è sempre fatto carico della condizione di chi è nel bisogno, accoglieva tutti con il suo sorriso sornione e ha “incastrato” tanti a dedicarsi agli ultimi, che sono corpo di Cristo. In lui, tanti “fratelli piccoli” di Gesù hanno trovato il balsamo che lenisce la sofferenza e la speranza che anticipa la risurrezione».

Zuppi ha anche ricordato il profondo legame fra padre Digani e Bologna, sulla scia del beato Marella; e infatti in questi giorni, nell’angolo in pieno centro storico dove padre Gabriele aveva preso il posto di Marella e porgeva la borsa per chiedere offerte per le sue opere caritative, sono stati deposti decine di biglietti e di fiori, in segno di affetto. «Era davvero “nostro” – detto - si offriva a tutti, a tutta la città, come anima di tanta solidarietà. Anche i poveri sono “nostri”, e lui era amico di tutti perché amico dei poveri. Le porte dei luoghi che guidava erano sempre aperte, nessuno veniva respinto, anzi tutti quelli che arrivavano, anche chi era più “difficile”, venivano fatti sentire a casa propria. Era il suo personale “fratelli tutti”, come quello di padre Marella».

Il cardinale ha anche invitato «a ringraziare il Signore per il dono che ci ha fatto dandoci padre Gabriele, e pregarlo perché ci aiuti ad imitarlo». E proprio in conclusione, dopo la benedizione finale, Zuppi ha ricordato il giorno della beatificazione di padre Marella, e quanto padre Gabriele fosse raggiante: «Quando si alzò a parlare, lo accolse un grande applauso: replichiamolo ora!». E il feretro è uscito tra gli applaudi di tutti i presenti e sicuramente, anche di tanti che hanno seguito il funerale da casa, in streaming sul sito della diocesi.Chiara Unguendoli

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