lunedì 17 novembre 2014
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«Di fronte al ripetersi di queste tragedie, veramente l'amarezza è tanta e si è tentati dalla sfiducia. Viene da dire: come è possibile!». L'arcivescovo di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco, ha confidato a Tv2000 l'amarezza e lo sconcerto per i lutti e i gravi danni provocati dalle nuove alluvioni che si sono abbattute sulla Liguria, già in difficoltà dopo le ultime crisi. «Sembra che la Liguria – dice il cardinale – stia cedendo sotto la pressione della pioggia, la respinga ormai, non sia più in grado di assorbire. Vuol dire che c'è qualcosa che ha raggiunto un limite». Parlando di una necessaria «messa in sicurezza», l'arcivescovo di Genova invita a riflettere sulle responsabilità, e se è vero che vanno considerate «le situazioni climatiche» ormai mutate, e che c’è «una dose di imprevisto che complica tutto», tuttavia «la manutenzione non c'è, per lo meno non è sufficiente». «Dal 2011 a oggi – aggiunge Bagnasco – ci chiediamo tutti che cosa sia stato fatto. So che ci sono dei blocchi della magistratura, così si dice, che possono a volte fermare i lavori per motivi particolari, però questa situazione non può assolutamente essere accettata, tanto più che sappiamo che le risorse finanziarie c'erano, ci sono, quindi devono assolutamente iniziare i lavori per ripulire il Bisagno, gli altri rivoli, gli altri torrenti di Genova e della Liguria». La Chiesa si sta prodigando, ma è lo Stato che deve far sentire la sua presenza: «Bisogna che noi come comunità cristiana cerchiamo di essere vicini il più possibile e cerchiamo di farlo anche con piccoli interventi che stiamo raccogliendo. I vescovi italiani hanno stanziato un milione dall'otto per mille, questo è un buon aiuto. E stanno arrivando questi aiuti secondo le necessità. È una funzione di supplenza che la comunità cristiana fa molto volentieri, però nello stesso tempo sono le amministrazioni e il governo centrale che devono intervenire». Tre i fronti che indica il cardinale Bagnasco: «Iniziare veramente e portare a conclusione le opere pubbliche; intervenire per facilitare i mutui che ancora nel 2011 sono stati accesi – e questa gente non li ha ancora estinti; dare contributi senza burocrazia perché la gente ha bisogno di sentire che lo Stato è vicino».
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