Le donne in posti di comando: perché non è (ancora) una rivoluzione

Il numero di maggio di “Donne Chiesa Mondo”, mensile dell'Osservatore Romano: Francesco ha incrinato il soffitto di cristallo, ma ora la presenza femminile diventi stabile
May 2, 2025
Le donne in posti di comando: perché non è (ancora) una rivoluzione
. | Un particolare della copertina di Donne Chiesa Mondo di maggio
Dove le donne comandano le cose vanno meglio, diceva papa Francesco. Non erano solo parole: nei primi mesi del 2025, come rispondendo a un’urgenza, ne aveva nominate due in posizioni di grande rilievo: Suor Simona Brambilla prefetta del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e suor Raffaella Petrini presidente del Governatorato. E il primo numero di “Donne Chiesa Mondo” dopo la morte del Papa, disponibile da oggi, è dedicato proprio alla crescente presenza femminile nei ruoli di leadership della Chiesa cattolica.
L’editoriale del periodico dell’Osservatore Romano, intitolato “Dopo Francesco” si interroga sul significato delle due recenti nomine papali: si può parlare di rivoluzione? «No. Per parlare di rivoluzione la presenza delle donne deve diventare sistemica, strutturata, stabile», risponde “Donne Chiesa Mondo”, riconoscendo però che «le due nomine crepano un soffitto di cristallo che sembrava infrangibile» e «dimostrano la volontà riformatrice di Francesco che con passo lento ma costante ha avviato un cammino». Una esauriente inchiesta di Romilda Ferrauto e Marie-Lucile Kubacki indaga su questo percorso, presentando tra le altre cose la prima mappa estesa delle donne che oggi ricoprono ruoli di responsabilità nella Curia romana e nel governo del Vaticano, scendendo nel dettaglio di ciascuna Commissione, Accademia, Ufficio, Organismo e Istituzione.
La mappa, completa di nomi e cognomi delle donne nei vari ruoli, mostra un cambiamento tangibile nella governance ecclesiastica, iniziata con Paolo VI e accelerato sotto il pontificato di Bergoglio. Prima di suor Petrini e di suor Brambilla, alcune nomine di Francesco erano già state considerate storiche: Francesca Di Giovanni, prima donna sottosegretario nella Segreteria di Stato; suor Nathalie Becquart, prima donna sottosegretario e con diritto di voto al Sinodo dei Vescovi: suor Alessandra Smerilli, prima donna consigliere di Stato e prima segretario di un Dicastero creato da Francesco, quello per lo Sviluppo umano integrale; Barbara Jatta, prima donna dopo 500 anni direttrice dei Musei Vaticani.
In un altro articolo del dossier il teologo Martin Pinet sottolinea anche il significato di queste nomine: «Teologicamente, nulla impedisce che un potere delegato sia esercitato da un laico, e quindi da una donna, perché in realtà tutti i poteri esercitati in Curia sono cosiddetti poteri delegati». L'editoriale del numero in uscita oggi conclude riflettendo sul paradosso attuale: «Mentre la società contemporanea in diversi contesti politici e sociali sembra regredire verso modelli di potere esclusivi e autoritari, la Chiesa si “smaschilizza” e con il cammino intrapreso a piccoli passi da Papa Francesco indica una direzione alternativa: l’apporto femminile non è una minaccia, non toglie. È una risorsa preziosa, aggiunge».
Su questo aspetto all’interno del giornale si trova un’analisi della biblista Marinella Perroni così come Lucia Capuzzi ragiona sul Sinodo italiano e sulla questione femminile come banco di prova, mentre la teologa Linda Pocher evidenzia il peso del genere nelle istituzioni cattoliche. Infine segnaliamo due interviste a donne influenti: Marie-Lucile Kubacki interpella suor Veronique Magron, presidente della Corref, la Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia, mentre Vittoria Prisciandaro parla con suor Patricia Murray, irlandese, segretaria esecutiva della Uisg, la Unione internazionale delle Superiori generali, che rappresenta 1900 suore leader a capo delle congregazioni religiose femminili in tutto il mondo - che quest’anno celebrano il 60mo anniversario della fondazione e che convergono dal 5 al 9 maggio a Roma per l’Assemblea plenaria triennale.

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