A Concesio e Brescia, dove Paolo VI apprese la civiltà dell'amore
La casa natale e la chiesa in cui fu battezzato. Il santuario in cui maturò la vocazione e celebrò la prima Messa. Così i «luoghi montiniani» raccontano l'umanità e la spiritualità del nuovo santo


Il maxischermo, l'annullo filatelico, l'accoglienza dei giovani
Per chi non scenderà a Roma – e per i molti pellegini attesi domenica 14 ottobre a Concesio – verrà allestito un maxischermo in Sant’Antonino per la diretta della canonizzazione. «Ci sarà anche un annullo filatelico speciale, mentre alcuni nostri giovani accoglieranno i visitatori e li guideranno ai nostri “luoghi montiniani”, la casa natale e la pieve di Sant’Antonino», prosegue il parroco. Sono ore febbrili, queste della vigilia. Concesio si fa bella per la grande festa. Lungo le strade, davanti a edifici privati e pubblici, gente impegnata negli ultimi preparativi, ad appendere bandiere e festoni bianchi e gialli. «Ma anzitutto ci siamo preparati spiritualmente, con una partecipata novena, e con la 19ª Settimana montiniana. Alle spalle, un cammino di preparazione remota, che da anni ci impegna nella progressiva conoscenza di Paolo VI», insiste monsignor Peli.

Nella casa natale, dove «apprese la civiltà dell'amore»
Quale luogo migliore per iniziare questa conoscenza che la visita alla casa natale? Si tratta di un edificio del ’400, più volte rifatto nei secoli, acquistato dalla famiglia Montini nel 1863. Qui si veniva d’estate, lasciando l’abitazione di Brescia. Qui nacque il Papa che «annunciò al mondo la civiltà dell’amore che fanciullo apprese fra queste mura», ricorda una lapide sulla facciata. Qui vivono, e accolgono i visitatori, tre Figlie di Maria Ausiliatrice: suor Teresina, suor Enrica e suor Monica. «Qui non si viene a vedere una casa o dei mobili, ma a conoscere un Papa santo, il Papa che ha amato l’uomo e la vita», incalza suor Teresina Rosanna.
Suor Teresina: ai bambini diciamo che nemmeno lui è nato santo
Stanza dopo stanza – inclusa quella in cui venne al mondo – tra fotografie, documenti, libri, oggetti della quotidianità, ci si accosta al volto autentico del santo con l’aiuto delle tre suore: più che semplici guide, appassionate e competenti “cantastorie” della storia d’amore – amore per Cristo, amore per l’uomo – che porta il nome di Paolo VI. «E tanti ci ringraziano, ci dicono “che bella persona, come lo conoscevo poco!” – testimonia suor Teresina –. Fra i visitatori abbiamo vescovi con i loro sacerdoti e i loro seminaristi – anche dall’estero come, giovedì scorso, l’arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta – ma pure giovani coppie che chiedono la grazia di un figlio – o coppie più anziane che chiedono quella di un nipote. Ecco: vediamo molta gente nella sofferenza, che viene non per avere un miracolo ma la forza per sostenere la prova. E si viene anche per ringraziare: ad esempio per la propria vocazione, come ha fatto un giovane neolaureato che ha scelto di farsi prete. Riceviamo pellegrini italiani e stranieri, sempre più numerosi in questi giorni; parrocchie, gruppi, oratori, scuole. Agli adulti presentiamo il Papa del Concilio che insegna a vivere in pienezza il Vangelo in ogni dimensione dell’esistenza. Ai bambini e ai ragazzi, raccontando episodi tratti dalla Positio, spieghiamo come il futuro Papa non sia nato santo ma lo sia diventato, lui che era un ragazzo come gli altri – anche nelle marachelle! – e come tutti siamo chiamati alla santità, che è la via alla vera felicità».

Il parroco: sempre più pellegrini associano Concesio e Sotto il Monte
Accanto alla casa natale, la sede dell’Istituto Paolo VI – il centro internazionale di studi e documentazione che realizza sul piano del rigore scientifico la dedizione alla feconda memoria del Papa bresciano – e il museo dell’Associazione Arte e Spiritualità con le settemila opere d’arte ivi custodite, a mostrare un altro volto della sua grandezza, nella capacità di dialogo con la contemporaneità. Pochi minuti e si arriva alla pieve di Sant’Antonino. Appena dentro, sulla sinistra, la cappella col fonte battesimale e quella dedicata a Paolo VI. «È difficile individuare un profilo prevalente fra i visitatori – riprende monsignor Peli –. Sempre più spesso, però, vediamo pellegrinaggi che associano Concesio a Sotto il Monte-Giovanni XXIII, i paesi dei pontefici del Concilio. E numerosi vediamo arrivare oratori e gruppi di giovani, a riscoprire il dono del battesimo per tornare rinnovati alla vita quotidiana, qui, dove Paolo VI, con la vita terrena, ricevette la vita soprannaturale».

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